Il saggio delinea la storia delle arti decorative a Perugia tra Otto e Novecento così come esse si pongono in relazione alla progettazione architettonica. La florida stagione edilizia che segna a Perugia i decenni postunitari con la costruzione o l’ammodernamento degli edifici pubblici e delle dimore dell’emergente ceto borghese favorisce una rinnovata attenzione alla pittura murale e all’ornato architettonico, inseriti in una progettazione “integrata”, che vede cioè cooperare architetti, artisti e decoratori in una perfetta unità d’intenti. Dalle prime formulazioni dello “stile nazionale”, che il pittore Domenico Bruschi elabora nel palazzo della Provincia, alla produzione di terracotte della fornace “Angeletti e Biscarini”, sino agli originali interventi Liberty (Annibale Brugnoli a palazzo Cesaroni) e del Ventennio fascista (Gerardo Dottori a palazzo Gallenga), Perugia è un vivace e propositivo laboratorio anche per le arti applicate, grazie soprattutto alla presenza dell’Accademia di Belle Arti: i suoi corsi di Ornato e poi, dal 1908, l’annessa Scuola di arti e mestieri sono capaci di formare generazioni di artieri molto apprezzati anche fuori regione. Gli esempi presi in esame dimostrano, tra l'altro, quanto nei decenni postunitari stretta sia la saldatura tra arte e artigianato artistico, secondo una concezione estetica unitaria che culmina proprio con le esperienze del secondo futurismo.

Le arti decorative a Perugia tra Otto e Novecento

PETRILLO, STEFANIA
2013

Abstract

Il saggio delinea la storia delle arti decorative a Perugia tra Otto e Novecento così come esse si pongono in relazione alla progettazione architettonica. La florida stagione edilizia che segna a Perugia i decenni postunitari con la costruzione o l’ammodernamento degli edifici pubblici e delle dimore dell’emergente ceto borghese favorisce una rinnovata attenzione alla pittura murale e all’ornato architettonico, inseriti in una progettazione “integrata”, che vede cioè cooperare architetti, artisti e decoratori in una perfetta unità d’intenti. Dalle prime formulazioni dello “stile nazionale”, che il pittore Domenico Bruschi elabora nel palazzo della Provincia, alla produzione di terracotte della fornace “Angeletti e Biscarini”, sino agli originali interventi Liberty (Annibale Brugnoli a palazzo Cesaroni) e del Ventennio fascista (Gerardo Dottori a palazzo Gallenga), Perugia è un vivace e propositivo laboratorio anche per le arti applicate, grazie soprattutto alla presenza dell’Accademia di Belle Arti: i suoi corsi di Ornato e poi, dal 1908, l’annessa Scuola di arti e mestieri sono capaci di formare generazioni di artieri molto apprezzati anche fuori regione. Gli esempi presi in esame dimostrano, tra l'altro, quanto nei decenni postunitari stretta sia la saldatura tra arte e artigianato artistico, secondo una concezione estetica unitaria che culmina proprio con le esperienze del secondo futurismo.
2013
9788867780020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1129287
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