Coxiella burnetii è un batterio intracellulare obbligato, agente della zoonosi chiamata febbre Q. Il suo rilevamento e l’epidemiologia dell’infezione in una determinata area risultano fondamentali per stimare il rischio di infezione. I ruminanti in genere sono considerati un’importante fonte del germe e in particolare si ritiene che le pecore siano responsabili della sua diffusione per mezzo di prodotti del parto, muco vaginale, latte e feci. C. burnetii è inoltre considerato un agente potenzialmente trasmissibile tramite gli alimenti e, poiché il latte ovino viene utilizzato per ottenere prodotti lattiero-caseari anche a latte crudo, senza trattamento termico e a breve stagionatura, tale via potrebbe essere una causa di trasmissione dell’infezione all’uomo. Campioni di latte di massa e pool fecali sono stati prelevati da 15 allevamenti, siti nel territorio umbro e selezionati in maniera casuale. Sono stati inoltre registrati i processi utilizzati dalle aziende per la lavorazione del latte allo scopo di determinare la presenza di un potenziale rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo. Due aziende sono risultate positive sia dal latte di massa che dal pool fecale, mentre una terza azienda ha manifestato positività solo nel latte di massa. Le altre erano tutte negative. Considerando i risultati ottenuti, la prevalenza stimata nel campione latte era pari al 20,0% (Intervallo di Confidenza, IC, 95%: 8,6-38,6), mentre nelle feci era pari al 13,3% (IC 95%: 4,3-30,0) delle aziende esaminate. I risultati hanno mostrato la circolazione di C. burnetii nelle aziende ovine umbre. Associando a questo dato la registrazione dei vari metodi di trattamento del latte impiegati da ciascuna azienda, ognuna di esse potrebbe presentare un diverso potenziale rischio di trasmissione dell’infezione in base al processo di lavorazione del latte utilizzato. Studi più ampi saranno necessari per meglio stimare la prevalenza dell’infezione nel territorio e categorizzare le aziende in base al rischio.

Ricerca di Coxiella burnetii tramite metodi biomolecolari in allevamenti ovini da latte del territorio umbro: studio pilota.

MARENZONI, Maria Luisa;DE LUCA, SILVIO;STEFANETTI, VALENTINA;BIETTA, Annalisa;COLETTI, Mauro;PASSAMONTI, Fabrizio;RANUCCI, David;CASAGRANDE PROIETTI, Patrizia
2013

Abstract

Coxiella burnetii è un batterio intracellulare obbligato, agente della zoonosi chiamata febbre Q. Il suo rilevamento e l’epidemiologia dell’infezione in una determinata area risultano fondamentali per stimare il rischio di infezione. I ruminanti in genere sono considerati un’importante fonte del germe e in particolare si ritiene che le pecore siano responsabili della sua diffusione per mezzo di prodotti del parto, muco vaginale, latte e feci. C. burnetii è inoltre considerato un agente potenzialmente trasmissibile tramite gli alimenti e, poiché il latte ovino viene utilizzato per ottenere prodotti lattiero-caseari anche a latte crudo, senza trattamento termico e a breve stagionatura, tale via potrebbe essere una causa di trasmissione dell’infezione all’uomo. Campioni di latte di massa e pool fecali sono stati prelevati da 15 allevamenti, siti nel territorio umbro e selezionati in maniera casuale. Sono stati inoltre registrati i processi utilizzati dalle aziende per la lavorazione del latte allo scopo di determinare la presenza di un potenziale rischio di trasmissione dell’infezione all’uomo. Due aziende sono risultate positive sia dal latte di massa che dal pool fecale, mentre una terza azienda ha manifestato positività solo nel latte di massa. Le altre erano tutte negative. Considerando i risultati ottenuti, la prevalenza stimata nel campione latte era pari al 20,0% (Intervallo di Confidenza, IC, 95%: 8,6-38,6), mentre nelle feci era pari al 13,3% (IC 95%: 4,3-30,0) delle aziende esaminate. I risultati hanno mostrato la circolazione di C. burnetii nelle aziende ovine umbre. Associando a questo dato la registrazione dei vari metodi di trattamento del latte impiegati da ciascuna azienda, ognuna di esse potrebbe presentare un diverso potenziale rischio di trasmissione dell’infezione in base al processo di lavorazione del latte utilizzato. Studi più ampi saranno necessari per meglio stimare la prevalenza dell’infezione nel territorio e categorizzare le aziende in base al rischio.
2013
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