Ri-pensare il fare è probabilmente il compito che le scienze umane e tutti gli altri campi del sapere dovranno intraprendere in questo inizio di millennio così diverso da quello che ci si era immaginati, perché la dicotomia fare/pensare è una delle più ingannevoli e rischiose che il furor separatorio occidentale abbia formulato. Allo stesso modo sarà il caso di ri-fare il pensiero: entrambe le attività, divise l’una dall’altra, isolate in procedure sempre più rigide e autoreferenziali, sono oggi quantitativamente efficienti, ma incapaci di dare un senso a se stesse, al proprio procedere e al mondo nel quale operano. Ugualmente incapaci sono i soggetti che le mettono in atto e che soffrono esponenzialmente di questo scacco cognitivo ed esistenziale. Proprio un soggetto riabilitato, restituito al ruolo attivo di interprete e creatore di cultura, può invece porre rimedio a queste mancanze, reintegrando le sfere in un equilibrio tensionale che sia fertile di novità e significati. Per far questo, deve però rinunciare ad alcune delle certezze e delle pretese su cui si è costruita la modernità. A questo fine i contributi di Dumont, Simmel e Damasio vengono discussi e messi in relazione con l'intuizione cruciale di Sennett circa la necessità di un nuovo artigianato. Questo diviene il modello di un nuovo atto culturale fondativo, nel quale una visione complessa della cultura si sposa con una soggettività che è ad un tempo equilibrio dinamico tra componenti razionali ed emozionali e un processo dove corpo e spirito sono inestricabilmente intrecciati.

Il fare artigianale come modello di un nuovo agire culturale

D'ANDREA, Fabio
2013

Abstract

Ri-pensare il fare è probabilmente il compito che le scienze umane e tutti gli altri campi del sapere dovranno intraprendere in questo inizio di millennio così diverso da quello che ci si era immaginati, perché la dicotomia fare/pensare è una delle più ingannevoli e rischiose che il furor separatorio occidentale abbia formulato. Allo stesso modo sarà il caso di ri-fare il pensiero: entrambe le attività, divise l’una dall’altra, isolate in procedure sempre più rigide e autoreferenziali, sono oggi quantitativamente efficienti, ma incapaci di dare un senso a se stesse, al proprio procedere e al mondo nel quale operano. Ugualmente incapaci sono i soggetti che le mettono in atto e che soffrono esponenzialmente di questo scacco cognitivo ed esistenziale. Proprio un soggetto riabilitato, restituito al ruolo attivo di interprete e creatore di cultura, può invece porre rimedio a queste mancanze, reintegrando le sfere in un equilibrio tensionale che sia fertile di novità e significati. Per far questo, deve però rinunciare ad alcune delle certezze e delle pretese su cui si è costruita la modernità. A questo fine i contributi di Dumont, Simmel e Damasio vengono discussi e messi in relazione con l'intuizione cruciale di Sennett circa la necessità di un nuovo artigianato. Questo diviene il modello di un nuovo atto culturale fondativo, nel quale una visione complessa della cultura si sposa con una soggettività che è ad un tempo equilibrio dinamico tra componenti razionali ed emozionali e un processo dove corpo e spirito sono inestricabilmente intrecciati.
2013
978887892231X
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1146273
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact