[…]… Sicuramente occorre ritrovare una pazienza “operativa” per “forzare” la mano ai giovani architetti/ingegneri e spingerli, dopo l’innamoramento “informatico”, a ricominciare a disegnare a mano libera, quantomeno nelle fasi di impostazione del progetto, in quelle dove, per utilizzare le parole di Le Corbusier, occorre “… partorire sulla carta”, recuperando un’attenzione verso l’approfondimento tecnologico e verso il dettaglio al fine di rendere giustizia di tanti progetti prodotti senza alcuna finalità costruttiva. “Il n’y a pas de détails dans la contruction » diceva il grande Auguste Perret, intendendo con questa affermazione che il dettaglio architettonico non è una parte trascurabile della costruzione ma l’elemento centrale per la definizione dell’architettura stessa. Insomma è necessario recuperare un sapienza costruttiva ed una modalità operativa (forse artigianale?) al fine di sfatare alcuni luoghi comuni, il primo dei quali è quello che lascia intendere come il tragitto progettuale venga “alleggerito e velocizzato” dall’uso del computer (molti giovani studenti purtroppo confondono il mezzo con il fine). Il saggio, a partire da una citazione di Ludovico Quaroni, invita a riflettere sulla necessaria “lentezza” con la quale occorrerebbe avvicinarsi alla difficile arte del progetto. In particolare ci si interroga sulle ragioni che dovrebbero supportare la ripresa di un percorso “lento”. La prima è certamente legata alla natura stessa dell’azione processuale. Si procede lentamente per verificare progressivamente la congruità delle scelte alle varie scale: “con gli occhi della mente” diceva Quaroni. La seconda è legata agli strumenti utilizzati: ad esempio il recupero del disegno a mano libera (Quaroni consigliava: “una serie di prove diverse, disegnate a mano libera, senza scala precisa, solo cercando di mantenere le differenze dimensionali fra i locali e i corpi, imbrattando senza preoccupazione un foglio o più pezzi di carta”). In conclusione, in questo scritto si è voluto riaffermare un approccio che prevede una serie di azioni “lente”, organiche e coerenti alla natura stessa del progetto di architettura.

Con gli occhi della mente

VERDUCCI, Paolo
2007

Abstract

[…]… Sicuramente occorre ritrovare una pazienza “operativa” per “forzare” la mano ai giovani architetti/ingegneri e spingerli, dopo l’innamoramento “informatico”, a ricominciare a disegnare a mano libera, quantomeno nelle fasi di impostazione del progetto, in quelle dove, per utilizzare le parole di Le Corbusier, occorre “… partorire sulla carta”, recuperando un’attenzione verso l’approfondimento tecnologico e verso il dettaglio al fine di rendere giustizia di tanti progetti prodotti senza alcuna finalità costruttiva. “Il n’y a pas de détails dans la contruction » diceva il grande Auguste Perret, intendendo con questa affermazione che il dettaglio architettonico non è una parte trascurabile della costruzione ma l’elemento centrale per la definizione dell’architettura stessa. Insomma è necessario recuperare un sapienza costruttiva ed una modalità operativa (forse artigianale?) al fine di sfatare alcuni luoghi comuni, il primo dei quali è quello che lascia intendere come il tragitto progettuale venga “alleggerito e velocizzato” dall’uso del computer (molti giovani studenti purtroppo confondono il mezzo con il fine). Il saggio, a partire da una citazione di Ludovico Quaroni, invita a riflettere sulla necessaria “lentezza” con la quale occorrerebbe avvicinarsi alla difficile arte del progetto. In particolare ci si interroga sulle ragioni che dovrebbero supportare la ripresa di un percorso “lento”. La prima è certamente legata alla natura stessa dell’azione processuale. Si procede lentamente per verificare progressivamente la congruità delle scelte alle varie scale: “con gli occhi della mente” diceva Quaroni. La seconda è legata agli strumenti utilizzati: ad esempio il recupero del disegno a mano libera (Quaroni consigliava: “una serie di prove diverse, disegnate a mano libera, senza scala precisa, solo cercando di mantenere le differenze dimensionali fra i locali e i corpi, imbrattando senza preoccupazione un foglio o più pezzi di carta”). In conclusione, in questo scritto si è voluto riaffermare un approccio che prevede una serie di azioni “lente”, organiche e coerenti alla natura stessa del progetto di architettura.
2007
9788849208788
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/130401
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