Non si è finora prestata un'attenzione sistematica alle complesse vicende della politica esercitata durante il periodo fascista: per tracciarne un quadro organico era necessario ricorrere a fonti dirette, cercandone le tracce negli archivi di Stato e biblioteche. In questo modo si sono individuati i tre momenti fondamentali dell'intervento politico-linguistico svolto dal regime. Il primo riguarda il tentativo di ottener un'unificazione linguistica reprimendo l'uso dei dialetti, specialmente attraverso la scuola, e sollecitando l'insegnamento di un italiano normativo; il secondo, che muove dall'assunzione di un'equazione tra lingua e nazione, ha come obiettivo la forzata assimilazione linguistica delle minoranze; il terzo, traendo spunto dal purismo ottocentesco, si esplica in un'esasperazione della xenofobia linguistica. Questi tre momenti rappresentando un crescendo che, dalla necessità primaria (e in sé legittima) di diffondere l'uso di un italiano standard, si conclude nell'autarchia linguistica. Per portare a fondo l'indagine di questo progressivo stratificarsi di coercizioni, l'autrice si serve di strumenti sociolinguistici: una documentazione sulla politica linguistica durante il nazismo in Germania offre utili termini di comparazione.

La politica linguistica del fascismo

KLEIN, Gabriella Brigitte
1986

Abstract

Non si è finora prestata un'attenzione sistematica alle complesse vicende della politica esercitata durante il periodo fascista: per tracciarne un quadro organico era necessario ricorrere a fonti dirette, cercandone le tracce negli archivi di Stato e biblioteche. In questo modo si sono individuati i tre momenti fondamentali dell'intervento politico-linguistico svolto dal regime. Il primo riguarda il tentativo di ottener un'unificazione linguistica reprimendo l'uso dei dialetti, specialmente attraverso la scuola, e sollecitando l'insegnamento di un italiano normativo; il secondo, che muove dall'assunzione di un'equazione tra lingua e nazione, ha come obiettivo la forzata assimilazione linguistica delle minoranze; il terzo, traendo spunto dal purismo ottocentesco, si esplica in un'esasperazione della xenofobia linguistica. Questi tre momenti rappresentando un crescendo che, dalla necessità primaria (e in sé legittima) di diffondere l'uso di un italiano standard, si conclude nell'autarchia linguistica. Per portare a fondo l'indagine di questo progressivo stratificarsi di coercizioni, l'autrice si serve di strumenti sociolinguistici: una documentazione sulla politica linguistica durante il nazismo in Germania offre utili termini di comparazione.
1986
8815009884
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