La diversità di modelli interpretativi della disabilità (Bickenbach, J. E., Chatterji, S., Badley, E. M., & Üstün, T. B., 1999; Gilson & BePoy, 2000) suggerisce che la validità di ciascuno di essi risiede proprio nella sua parzialità, nell’offrire, cioè, una (sola) prospettiva da cui scorgere un fenomeno vasto e multiderminato come quello connesso ai termini di menomazione, minorazione, disabilità ed handicap. L’intrecciarsi tra alcune concezioni e definizioni di disabilità e la psicologia dello sviluppo, sottolinea lo stretto rapporto che intercorre tra la storia evolutiva di un bimbo diversamente abile e ciò che di lui è riconosciuto, accettato e condiviso dalla madre (e/o dal padre) nel contesto sociale entro cui è mediato il modello di normalità e sanità di un figlio. Infatti, se pure riconosciamo ad ogni individuo la capacità di saper modificare con le proprie scelte il mondo circostante, pur tuttavia non possiamo trascurare quanto ogni scelta prenda le mosse da un mondo che è già dato, entro cui ciascuno è stato, per così dire, già una ‘vittima passiva’ (Bancroft & Carr, 1995).

Modelli di disabilità e l’ICIDH-2: per un nuovo approccio allo sviluppo e all’integrazione di bambini con diverse abilità

FEDERICI, Stefano
2001

Abstract

La diversità di modelli interpretativi della disabilità (Bickenbach, J. E., Chatterji, S., Badley, E. M., & Üstün, T. B., 1999; Gilson & BePoy, 2000) suggerisce che la validità di ciascuno di essi risiede proprio nella sua parzialità, nell’offrire, cioè, una (sola) prospettiva da cui scorgere un fenomeno vasto e multiderminato come quello connesso ai termini di menomazione, minorazione, disabilità ed handicap. L’intrecciarsi tra alcune concezioni e definizioni di disabilità e la psicologia dello sviluppo, sottolinea lo stretto rapporto che intercorre tra la storia evolutiva di un bimbo diversamente abile e ciò che di lui è riconosciuto, accettato e condiviso dalla madre (e/o dal padre) nel contesto sociale entro cui è mediato il modello di normalità e sanità di un figlio. Infatti, se pure riconosciamo ad ogni individuo la capacità di saper modificare con le proprie scelte il mondo circostante, pur tuttavia non possiamo trascurare quanto ogni scelta prenda le mosse da un mondo che è già dato, entro cui ciascuno è stato, per così dire, già una ‘vittima passiva’ (Bancroft & Carr, 1995).
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