La storia dei Piani Energetici Comunali inizia con la Legge 10/91; in particolare l’ art. 5, comma 5 della Legge afferma che “I Piani Regolatori Generali (PRG) dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti devono prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo all’ uso delle fonti rinnovabili di energia”. Tale Piano doveva essere predisposto entro sei mesi dall’ entrata in vigore della legge (quindi entro luglio 1991) e riguardava 136 Comuni del nostro Paese, con una popolazione interessata pari a circa 21.000.000 di abitanti, pari al 36% del totale dei cittadini italiani. A otto anni di distanza un monitoraggio sullo stato di attuazione di questa Legge, effettuato dall’ENEA, mostra che solamente 23 città, pari al 17% di quelle interessate, hanno elaborato un Piano Energetico Comunale. Va tuttavia sottolineato che quasi tutte le maggiori città italiane hanno avviato la redazione del PEC (la percentuale in termini di popolazione interessata è infatti pari al 35%); le esperienze condotte in questi anni hanno consentito di individuare procedure e criteri, confluite poi in due guide metodologiche realizzate rispettivamente da ENEA la prima e da CISPEL, ACEA e Ambiente Italia la seconda. Le due guide, pur non avendo alcun carattere cogente, possono intendersi come “prassi consolidata” e pertanto rappresentare uno standard di riferimento nella elaborazione di un Piano Energetico Comunale. Nel presente lavoro, dopo una panoramica sulle normative internazionali, comunitarie, nazionali e regionali (Parte Prima), sono analizzate le metodologie per la redazione dei Piani Energetici Comunali (Parte Seconda); sono infine descritti, nella Parte Terza, alcuni esempi significativi di Piani Energetici Comunali elaborati recentemente nel nostro Paese (Padova, Bologna e Perugia, quest’ ultimo attualmente in fase di elaborazione a cura del Dipartimento di Ingegneria Industriale della Università di Perugia).

Piani energetici e ambientali comunali (PEAC): criteri metodologie e casi di studio

BURATTI, Cinzia;ROSSI, Federico
2001

Abstract

La storia dei Piani Energetici Comunali inizia con la Legge 10/91; in particolare l’ art. 5, comma 5 della Legge afferma che “I Piani Regolatori Generali (PRG) dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti devono prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo all’ uso delle fonti rinnovabili di energia”. Tale Piano doveva essere predisposto entro sei mesi dall’ entrata in vigore della legge (quindi entro luglio 1991) e riguardava 136 Comuni del nostro Paese, con una popolazione interessata pari a circa 21.000.000 di abitanti, pari al 36% del totale dei cittadini italiani. A otto anni di distanza un monitoraggio sullo stato di attuazione di questa Legge, effettuato dall’ENEA, mostra che solamente 23 città, pari al 17% di quelle interessate, hanno elaborato un Piano Energetico Comunale. Va tuttavia sottolineato che quasi tutte le maggiori città italiane hanno avviato la redazione del PEC (la percentuale in termini di popolazione interessata è infatti pari al 35%); le esperienze condotte in questi anni hanno consentito di individuare procedure e criteri, confluite poi in due guide metodologiche realizzate rispettivamente da ENEA la prima e da CISPEL, ACEA e Ambiente Italia la seconda. Le due guide, pur non avendo alcun carattere cogente, possono intendersi come “prassi consolidata” e pertanto rappresentare uno standard di riferimento nella elaborazione di un Piano Energetico Comunale. Nel presente lavoro, dopo una panoramica sulle normative internazionali, comunitarie, nazionali e regionali (Parte Prima), sono analizzate le metodologie per la redazione dei Piani Energetici Comunali (Parte Seconda); sono infine descritti, nella Parte Terza, alcuni esempi significativi di Piani Energetici Comunali elaborati recentemente nel nostro Paese (Padova, Bologna e Perugia, quest’ ultimo attualmente in fase di elaborazione a cura del Dipartimento di Ingegneria Industriale della Università di Perugia).
2001
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