Mi sono cimentata direttamente con la prassi ecdotica tradizionale, avendo pubblicato per i tipi di Olms/Weidmann (Hildesheim-Zürich-New York) le edizioni critiche dei centoni virgiliani Hippodamia ed Alcesta (2006 e 2015), e ho maturato qualche esperienza nell’edizione critica digitale, avendo partecipato a vari progetti di ricerca (PRIN2005, PRIN2007) ed avendo coordinato unità di ricerca (PRIN2010-2011) ed interi progetti inerenti le Digital Humanities. I generi letterari e le tipologie testuali, delle quali ho avuto la supervisione scientifica nelle iniziative progettuali sopra richiamate, riguardano testi poetici brevi in lingua latina (epigrammi ed epilli, soprattutto), che, essendo regulati e rientrando nel novero delle ‘Belle Lettere’, godono di un appannaggio plurisecolare di fortuna letteraria e, conseguentemente, di una consolidata tradizione ecdotica; ma non mi sono estranee le problematiche di tipologie testuali prosastiche, per così dire, meno fortunate e meno amene, con redazioni multiple, varie stratificazioni, tradizioni manoscritte vaste e complesse, recensiones aperte e complicate. Non mi sono estranee neanche tipologie testuali, per intenderci, ‘instabili’ e riottose alla constitutio textus, non solo come il romanzo dell’Historia Apollonii regis Tyri, con le sue tre redazioni, secondo Schmeling, e con le molteplici versioni segnalate ancor prima da Klebs, ma anche come la produzione degli artigrafi greci e latini, avente, tra le altre, talvolta pure essa forma epistolare, per la quale filologi del calibro di Valentin Rose già nell’Ottocento tentavano vie ecdotiche ‘speciali’. A queste seconde esperienze si può ricondurre con maggior agio, per affinità tipologica, l’impresa editoriale della CA e delle altre Collectiones. Scopo del mio contributo è stato dunque quello di estrapolare sia dalle esperienze editoriali tradizionali per il genere epistolare (canonico/cancelleresco e letterario ) sia dalle moderne edizioni digitali consultabili on line un regesto di requisiti utili o utilizzabili per un’edizione critica digitale della CA e delle altre collezioni, che si porrà eventualmente a fianco di una edizione tradizionale. Si espongono, evidenziandone pregi e difetti, le caratteristiche di alcune edizioni digitali, donde si possono trarre spunti utili per l’edizione della CA e delle collezioni canoniche di ambiente italico. In particolare, si mostrano quelle edizioni che ho seguito direttamente, in prima persona, in Musisque Deoque e Memorata poetis e nel mio progetto LAPO. Latin Poetry from the Roll to the Web (Starting from the Epyllion), concepito in cooperazione con il Politecnico di Torino, nonché quelle di cui ho avuto esperienza mediata, come l’iniziativa promossa da Neel Cofee alla University at Buffalo, il Perseus Project di Gregory Crane (Tufts University), il BIA-Net, inerente le fonti giuridiche della Romanistica, realizzato su progetto dell’Istituto di Scienze e tecnologie della Cognizione del CNR di Catania ed il progetto LOFTS dell’Università di Lipsia. Mi sono avvalsa anche del lavoro di Alison Babeu che, per il Council on Library and Information Resources, nel 2011 ha realizzato una ricognizione completa in merito all’uso delle tecnologie digitali negli studi classici e post-classici (cioè, per meglio dire, fino al VII sec. d.C.), esplorando i progetti esistenti, i loro utilizzi e relative infrastrutture a supporto dell’umanistica digitale, senza dimenticare ‘vecchi’ lavori, come quello (del 2004) di Schreibman, Siemens, Unsworth, A Companion to Digital Humanities, Malden.

A New Critical Digital Edition of the Collectio Avellana and the other Canonical Collections: Some Suggestions

P. Paolucci
2019

Abstract

Mi sono cimentata direttamente con la prassi ecdotica tradizionale, avendo pubblicato per i tipi di Olms/Weidmann (Hildesheim-Zürich-New York) le edizioni critiche dei centoni virgiliani Hippodamia ed Alcesta (2006 e 2015), e ho maturato qualche esperienza nell’edizione critica digitale, avendo partecipato a vari progetti di ricerca (PRIN2005, PRIN2007) ed avendo coordinato unità di ricerca (PRIN2010-2011) ed interi progetti inerenti le Digital Humanities. I generi letterari e le tipologie testuali, delle quali ho avuto la supervisione scientifica nelle iniziative progettuali sopra richiamate, riguardano testi poetici brevi in lingua latina (epigrammi ed epilli, soprattutto), che, essendo regulati e rientrando nel novero delle ‘Belle Lettere’, godono di un appannaggio plurisecolare di fortuna letteraria e, conseguentemente, di una consolidata tradizione ecdotica; ma non mi sono estranee le problematiche di tipologie testuali prosastiche, per così dire, meno fortunate e meno amene, con redazioni multiple, varie stratificazioni, tradizioni manoscritte vaste e complesse, recensiones aperte e complicate. Non mi sono estranee neanche tipologie testuali, per intenderci, ‘instabili’ e riottose alla constitutio textus, non solo come il romanzo dell’Historia Apollonii regis Tyri, con le sue tre redazioni, secondo Schmeling, e con le molteplici versioni segnalate ancor prima da Klebs, ma anche come la produzione degli artigrafi greci e latini, avente, tra le altre, talvolta pure essa forma epistolare, per la quale filologi del calibro di Valentin Rose già nell’Ottocento tentavano vie ecdotiche ‘speciali’. A queste seconde esperienze si può ricondurre con maggior agio, per affinità tipologica, l’impresa editoriale della CA e delle altre Collectiones. Scopo del mio contributo è stato dunque quello di estrapolare sia dalle esperienze editoriali tradizionali per il genere epistolare (canonico/cancelleresco e letterario ) sia dalle moderne edizioni digitali consultabili on line un regesto di requisiti utili o utilizzabili per un’edizione critica digitale della CA e delle altre collezioni, che si porrà eventualmente a fianco di una edizione tradizionale. Si espongono, evidenziandone pregi e difetti, le caratteristiche di alcune edizioni digitali, donde si possono trarre spunti utili per l’edizione della CA e delle collezioni canoniche di ambiente italico. In particolare, si mostrano quelle edizioni che ho seguito direttamente, in prima persona, in Musisque Deoque e Memorata poetis e nel mio progetto LAPO. Latin Poetry from the Roll to the Web (Starting from the Epyllion), concepito in cooperazione con il Politecnico di Torino, nonché quelle di cui ho avuto esperienza mediata, come l’iniziativa promossa da Neel Cofee alla University at Buffalo, il Perseus Project di Gregory Crane (Tufts University), il BIA-Net, inerente le fonti giuridiche della Romanistica, realizzato su progetto dell’Istituto di Scienze e tecnologie della Cognizione del CNR di Catania ed il progetto LOFTS dell’Università di Lipsia. Mi sono avvalsa anche del lavoro di Alison Babeu che, per il Council on Library and Information Resources, nel 2011 ha realizzato una ricognizione completa in merito all’uso delle tecnologie digitali negli studi classici e post-classici (cioè, per meglio dire, fino al VII sec. d.C.), esplorando i progetti esistenti, i loro utilizzi e relative infrastrutture a supporto dell’umanistica digitale, senza dimenticare ‘vecchi’ lavori, come quello (del 2004) di Schreibman, Siemens, Unsworth, A Companion to Digital Humanities, Malden.
2019
9781527521506
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1447634
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