Si discute molto di necessari salti tecnologico-evolutivi che dovrebbero consentire all’essere umano – autoresosi obsoleto – di non venir lasciato indietro da un progresso altrimenti fuori controllo. È una narrazione diffusa e sovente argomentata che può essere interpretata come il culmine di una Modernità trionfante o come l’ultimo colpo di coda di un paradigma culturale in crisi. In questo saggio si argomenta a favore della seconda ipotesi sulla base di materiali diversi: da una parte una mole notevole di scoperte e riflessioni nate all’interno della stessa scienza che si pretende supporti unanimemente il superamento della “semplice” umanità; dall’altra l’affinità immaginale tra le prove e le tesi addotte dai fautori di questo e il Regime Diurno descritto da Durand come uno dei possibili atteggiamenti da assumere verso la realtà, che informa la cultura occidentale sin da Platone. Attraverso una ricognizione dei lavori di Damasio, Cavalli Sforza e altri si tenterà di mostrare quanto la rappresentazione dell’umano sia la posta in gioco di uno scontro tra visioni del mondo e uno degli snodi fondamentali verso la possibilità di un modo diverso di pensare se stessi e la realtà. Uno degli aspetti cruciali di questa diversità riguarda un altro approccio ai limiti dell’essere umani, che ne consenta una rinnovata consapevolezza – trasformandoli in punti di partenza e opportunità – ed eviti la loro problematica rimozione attraverso la tecnologia che caratterizza la contemporaneità, con costi sociali ed esistenziali crescenti.

Antenati ingombranti. I limiti della rappresentazione dell’umano

Fabio D'Andrea
2019

Abstract

Si discute molto di necessari salti tecnologico-evolutivi che dovrebbero consentire all’essere umano – autoresosi obsoleto – di non venir lasciato indietro da un progresso altrimenti fuori controllo. È una narrazione diffusa e sovente argomentata che può essere interpretata come il culmine di una Modernità trionfante o come l’ultimo colpo di coda di un paradigma culturale in crisi. In questo saggio si argomenta a favore della seconda ipotesi sulla base di materiali diversi: da una parte una mole notevole di scoperte e riflessioni nate all’interno della stessa scienza che si pretende supporti unanimemente il superamento della “semplice” umanità; dall’altra l’affinità immaginale tra le prove e le tesi addotte dai fautori di questo e il Regime Diurno descritto da Durand come uno dei possibili atteggiamenti da assumere verso la realtà, che informa la cultura occidentale sin da Platone. Attraverso una ricognizione dei lavori di Damasio, Cavalli Sforza e altri si tenterà di mostrare quanto la rappresentazione dell’umano sia la posta in gioco di uno scontro tra visioni del mondo e uno degli snodi fondamentali verso la possibilità di un modo diverso di pensare se stessi e la realtà. Uno degli aspetti cruciali di questa diversità riguarda un altro approccio ai limiti dell’essere umani, che ne consenta una rinnovata consapevolezza – trasformandoli in punti di partenza e opportunità – ed eviti la loro problematica rimozione attraverso la tecnologia che caratterizza la contemporaneità, con costi sociali ed esistenziali crescenti.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1457781
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact