La costituzione dell’ego, seguendo l’indicazione di Edith Stein, fa emergere un’originarietà del sentire altrui. Tale emergenza, a differenza dell’esperienza di trasposizione husserliana, lo è in maniera “non-originaria”, indiretta: Per tali ragioni, non è possibile darne descrizioni esaustive, ma soltanto “rendersi conto” della differenza tra il suo e il mio sentire: in altre parole, della distanza, nella condivisione.pur non potendo conoscere il vivere dell'altro, è possibile affidarsi ad una intuizione non sensibile, né tantomeno eidetica o intellettuale, ma “emozionale”, mediante cui esperire emozionalmente l’emergere del vissuto emozionale altrui e, quindi, di una differenza tra noi, che appare comprensibile ma, al contempo, incolmabile. Come a dire: “mi rendo conto” di chi sei, del fatto che ci sei e di quello che stai vivendo, ma non possiedo, non afferro pienamente l’essenza del tuo vivere. Rinunciare alla pretesa di costituzione obiettiva dell’alterità da parte dell’ego, equivale allora a non pretendere una descrizione, una concettualizzazione di quella differenza, ma lasciare che questa diventi il tema principale di una costituzione intrapersonale. Tale costituzione, a sua volta, non può che nascere dal superamento della volontà gnoseologica di espropriazione dell’indipendenza dell’altro, per riaffermare, di contro, il primato di un’emergenza del suo nucleo, in tutte quelle relazioni contrarie al possesso. Qui “apertura” significa “rendersi conto”, «esposizione di sé ad un altro», sentire sulla propria pelle qualcosa che appartiene ad un mio simile con cui ora sono in comunicazione. Significa, detto altrimenti, lasciarsi intaccare dalla differenza di un sentire che non è mio, ma che posso riconoscere, oltre la coscienza, oltre la ragione, come “comprensibile”, come, insomma, differenza che consente la comunicazione tra persone. La differenza diviene allora prossimità, promessa e premessa per una comunicazione effettiva che non miri alla violenza dell’esproprio dell’alterità, in qualsiasi forma di appropriazione e possesso da parte dell’ego; ma piuttosto celebrazione dell’indipendenza dell’altro il quale, col suo volto, segna il differire e, al medesimo tempo, la possibilità di una relazione autentica di libertà.

Le dinamiche dell'intersoggettività. un percorso fenomenologico

N. GHIGI
2019

Abstract

La costituzione dell’ego, seguendo l’indicazione di Edith Stein, fa emergere un’originarietà del sentire altrui. Tale emergenza, a differenza dell’esperienza di trasposizione husserliana, lo è in maniera “non-originaria”, indiretta: Per tali ragioni, non è possibile darne descrizioni esaustive, ma soltanto “rendersi conto” della differenza tra il suo e il mio sentire: in altre parole, della distanza, nella condivisione.pur non potendo conoscere il vivere dell'altro, è possibile affidarsi ad una intuizione non sensibile, né tantomeno eidetica o intellettuale, ma “emozionale”, mediante cui esperire emozionalmente l’emergere del vissuto emozionale altrui e, quindi, di una differenza tra noi, che appare comprensibile ma, al contempo, incolmabile. Come a dire: “mi rendo conto” di chi sei, del fatto che ci sei e di quello che stai vivendo, ma non possiedo, non afferro pienamente l’essenza del tuo vivere. Rinunciare alla pretesa di costituzione obiettiva dell’alterità da parte dell’ego, equivale allora a non pretendere una descrizione, una concettualizzazione di quella differenza, ma lasciare che questa diventi il tema principale di una costituzione intrapersonale. Tale costituzione, a sua volta, non può che nascere dal superamento della volontà gnoseologica di espropriazione dell’indipendenza dell’altro, per riaffermare, di contro, il primato di un’emergenza del suo nucleo, in tutte quelle relazioni contrarie al possesso. Qui “apertura” significa “rendersi conto”, «esposizione di sé ad un altro», sentire sulla propria pelle qualcosa che appartiene ad un mio simile con cui ora sono in comunicazione. Significa, detto altrimenti, lasciarsi intaccare dalla differenza di un sentire che non è mio, ma che posso riconoscere, oltre la coscienza, oltre la ragione, come “comprensibile”, come, insomma, differenza che consente la comunicazione tra persone. La differenza diviene allora prossimità, promessa e premessa per una comunicazione effettiva che non miri alla violenza dell’esproprio dell’alterità, in qualsiasi forma di appropriazione e possesso da parte dell’ego; ma piuttosto celebrazione dell’indipendenza dell’altro il quale, col suo volto, segna il differire e, al medesimo tempo, la possibilità di una relazione autentica di libertà.
2019
978-88-9314-233-5
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1459173
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact