Shakespeare artista o artigiano? Formulata a partire dall’idea, ben espressa da Umberto Eco e Vittorio Fagone, di un Rinascimento che vede l’avvicendarsi di artigianato e arte moderna , questa domanda ha influenzato non poche riflessioni sulla produzione del Bardo, tra cui quella di Gary Taylor, curatore del New Oxford Shakespeare (2017-18), il quale vi ha incentrato la sua introduzione all’opera shakespeariana , volta ad evidenziarne, appunto, la dimensione artigianale. Una discussione, questa, che ben si incontra con l’attuale interesse per la cultura materiale, evidente nel prosperare dei cultural and material studies. Molti degli aspetti in base ai quali l’opera di Shakespeare viene ricondotta a una matrice artigianale non sono però ascrivibili ai Sonetti. Centrali nel discorso sulle opere drammatiche, elementi quali quelli legati alla materialità della rappresentazione scenica, o alla collaborazione tra più autori, non sono infatti, come è facile comprendere, applicabili a un’opera poetica quale è il canzoniere. D'altro canto, ragionare sull’ artigianalità dei sonetti in termini di rapporto tra la stesura dell’opera e il destinatario/fruitore (o fruitori) per cui essa è scritta non è impossibile, e può anzi offrire ottimi spunti di riflessione, ma è però lavoro complesso e ricco di pericoli, già esplorato nella sua dimensione più scontata, e molto insidioso nelle sue ramificazioni meno battute. Altri, e forse più interessanti ragionamenti possono però essere condotti sull’ «artigianalità» dei Sonetti. I due aspetti su cui il presente lavoro si concentra riguardano l’uno la percezione che il poeta del canzoniere ha di sé e della sua poesia, l’altro il particolare uso che, in questo testo, egli fa delle sue fonti.

"I engraft you new": Shakespeare poeta-artefice dei Sonetti

Caporicci C
2021

Abstract

Shakespeare artista o artigiano? Formulata a partire dall’idea, ben espressa da Umberto Eco e Vittorio Fagone, di un Rinascimento che vede l’avvicendarsi di artigianato e arte moderna , questa domanda ha influenzato non poche riflessioni sulla produzione del Bardo, tra cui quella di Gary Taylor, curatore del New Oxford Shakespeare (2017-18), il quale vi ha incentrato la sua introduzione all’opera shakespeariana , volta ad evidenziarne, appunto, la dimensione artigianale. Una discussione, questa, che ben si incontra con l’attuale interesse per la cultura materiale, evidente nel prosperare dei cultural and material studies. Molti degli aspetti in base ai quali l’opera di Shakespeare viene ricondotta a una matrice artigianale non sono però ascrivibili ai Sonetti. Centrali nel discorso sulle opere drammatiche, elementi quali quelli legati alla materialità della rappresentazione scenica, o alla collaborazione tra più autori, non sono infatti, come è facile comprendere, applicabili a un’opera poetica quale è il canzoniere. D'altro canto, ragionare sull’ artigianalità dei sonetti in termini di rapporto tra la stesura dell’opera e il destinatario/fruitore (o fruitori) per cui essa è scritta non è impossibile, e può anzi offrire ottimi spunti di riflessione, ma è però lavoro complesso e ricco di pericoli, già esplorato nella sua dimensione più scontata, e molto insidioso nelle sue ramificazioni meno battute. Altri, e forse più interessanti ragionamenti possono però essere condotti sull’ «artigianalità» dei Sonetti. I due aspetti su cui il presente lavoro si concentra riguardano l’uno la percezione che il poeta del canzoniere ha di sé e della sua poesia, l’altro il particolare uso che, in questo testo, egli fa delle sue fonti.
2021
978-88-15-29302-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1490462
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