Tra le due guerre mondiali in Romania si registrò un grande fervore culturale. In questo periodo si formarono figure di spessore internazionale, come quelle di Mircea Eliade, uno dei maggiori storici delle religioni del secolo scorso, e quella di Emil Cioran, filosofo e saggista pienamente integrato nella cultura francese. Sia Eliade che Cioran trascorsero gli anni della giovinezza in Romania e subirono il fascino del pensiero nazionalista e del movimento legionario di Corneliu Zelea Codreanu. Alla base di questo fascino vi erano diversi fattori. Il nuovo contesto emerso dopo la prima guerra mondiale aveva favorito, analogamente a quanto accadeva nel resto d’Europa, la deriva estremista del nazionalismo, sia per ragioni interne che a causa dell’influenza del contesto internazionale. La Romania dopo la guerra aveva acquisito nuovi territori, raddoppiando territorio e popolazione: ciò aveva comportato però anche l’emergere del problema delle minoranze, soprattutto nell’area transilvana. Il problema fu avvertito in modo particolare negli ambienti culturali e soprattutto in quelli universitari, favorendo la nascita di movimenti studenteschi di orientamento nazionalista e antisemita. Pesò sullo sviluppo di questi gruppi e sulla diffusione del nazionalismo antiliberale anche l’integrazione del paese nel generale clima intellettuale europeo, dove sempre più successo avevano le riflessioni sulla crisi del modello occidentale, un modello antitradizionalista e liberale. La giovane generazione di intellettuali romeni si formò in questo contesto, e un peso non indifferente sul loro orientamento ebbero anche i “cattivi maestri” incontrati durante gli anni dell’università. Una delle figure che maggiormente influenzò sia Eliade che Cioran fu quella del filosofo Nae Ionescu, uno dei maggiori esponenti del nazionalismo ortodossista, secondo il quale l’elemento fondante della comunità nazionale romena risiedeva nella condivisione dei valori spirituali della religione ortodossa e del suo modello di convivenza sociale, un modello organicista nettamente in contrasto con l’idea della società individualista proposto dal liberalismo. Questo modello influenzò profondamente tanto Eliade quanto Cioran. Il primo fece propria in particolare l’idea dell’influenza dei valori spirituali sulle comunità umane, elemento poi centrale nella sua successiva riflessione sulla storia delle religioni, il secondo elaborò l’immagine di una Romania da “trasfigurare”, essendo vittima di una degenerazione legata all’aspirazione alla modernizzazione, un processo in cui un ruolo non secondario avrebbero avuto anche gli ebrei. In entrambi i casi comunque il risvolto politico fu rappresentato dal rifiuto del modello liberal-democratico e nell’avvicinamento alla Guardia di Ferro, considerata unico soggetto politico in grado di riportare la Romania ai suoi valori autentici.

Nae Ionescu, Mircea Eliade, Emil Cioran. Antiliberalismo nazionalista alla periferia d'Europa.

COSTANTINI, EMANUELA
2005

Abstract

Tra le due guerre mondiali in Romania si registrò un grande fervore culturale. In questo periodo si formarono figure di spessore internazionale, come quelle di Mircea Eliade, uno dei maggiori storici delle religioni del secolo scorso, e quella di Emil Cioran, filosofo e saggista pienamente integrato nella cultura francese. Sia Eliade che Cioran trascorsero gli anni della giovinezza in Romania e subirono il fascino del pensiero nazionalista e del movimento legionario di Corneliu Zelea Codreanu. Alla base di questo fascino vi erano diversi fattori. Il nuovo contesto emerso dopo la prima guerra mondiale aveva favorito, analogamente a quanto accadeva nel resto d’Europa, la deriva estremista del nazionalismo, sia per ragioni interne che a causa dell’influenza del contesto internazionale. La Romania dopo la guerra aveva acquisito nuovi territori, raddoppiando territorio e popolazione: ciò aveva comportato però anche l’emergere del problema delle minoranze, soprattutto nell’area transilvana. Il problema fu avvertito in modo particolare negli ambienti culturali e soprattutto in quelli universitari, favorendo la nascita di movimenti studenteschi di orientamento nazionalista e antisemita. Pesò sullo sviluppo di questi gruppi e sulla diffusione del nazionalismo antiliberale anche l’integrazione del paese nel generale clima intellettuale europeo, dove sempre più successo avevano le riflessioni sulla crisi del modello occidentale, un modello antitradizionalista e liberale. La giovane generazione di intellettuali romeni si formò in questo contesto, e un peso non indifferente sul loro orientamento ebbero anche i “cattivi maestri” incontrati durante gli anni dell’università. Una delle figure che maggiormente influenzò sia Eliade che Cioran fu quella del filosofo Nae Ionescu, uno dei maggiori esponenti del nazionalismo ortodossista, secondo il quale l’elemento fondante della comunità nazionale romena risiedeva nella condivisione dei valori spirituali della religione ortodossa e del suo modello di convivenza sociale, un modello organicista nettamente in contrasto con l’idea della società individualista proposto dal liberalismo. Questo modello influenzò profondamente tanto Eliade quanto Cioran. Il primo fece propria in particolare l’idea dell’influenza dei valori spirituali sulle comunità umane, elemento poi centrale nella sua successiva riflessione sulla storia delle religioni, il secondo elaborò l’immagine di una Romania da “trasfigurare”, essendo vittima di una degenerazione legata all’aspirazione alla modernizzazione, un processo in cui un ruolo non secondario avrebbero avuto anche gli ebrei. In entrambi i casi comunque il risvolto politico fu rappresentato dal rifiuto del modello liberal-democratico e nell’avvicinamento alla Guardia di Ferro, considerata unico soggetto politico in grado di riportare la Romania ai suoi valori autentici.
2005
9788889422663
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