Le quarantadue lettere di Moravia ad Amelia Rosselli che pubblichiamo insieme ad altre tre ai cugini Carlo e Nello e diciannove scambiate tra i familiari Pincherle De Marsanich di Roma e i Pincherle Rosselli di Firenze, provengono quasi interamente dall’archivio della famiglia Rosselli, depositato nel 2001 presso la Fondazione Rosselli di Torino, e costituiscono un documento di straordinario interesse storico, letterario e umano. Fanno luce su un periodo cruciale della vita di Moravia sul quale finora disponevamo di poche e frammentarie notizie autobiografiche e lo saldano alla vicenda più nota e drammatica di casa Rosselli, della quale Moravia è a sua volta testimone diretto. Questa saldatura tra esperienze lontane getta nuova luce, oltre i singoli percorsi umani e intellettuali, anche sui territori più vasti della storia italiana di quegli anni. Gli attori di questa corrispondenza epistolare non sono infatti figure marginali o appartate rispetto a quanto avvenne allora in Italia, ma per vie diverse giunsero a esprimere e rappresentare posizioni significative di portata culturale e politica. Il rapporto tra Alberto Moravia e i Rosselli, del resto, ha sempre sollecitato l’interesse della critica storica e letteraria più accorta. È quantomeno singolare la circostanza per cui nella stessa famiglia, negli stessi anni, maturano una delle maggiori esperienze letterarie e una delle maggiori esperienze politiche del Novecento italiano, ovvero il più importante romanzo e il più importante movimento democratico nati durante il ventennio fascista. La circostanza acquista necessità e spessore alla luce dei pochi ma pregnanti episodi già noti dalle testimonianze e dalle dichiarazioni autobiografiche di Moravia. Era noto, anzitutto, come il rapporto tra le due famiglie fosse stato molto stretto negli anni Venti. L’intervento tempestivo ed energico della zia Amelia, nel 1924, fu decisivo per la salute e per la vita stessa del nipote, affetto da una grave malattia ossea, non diagnosticata e malcurata per anni. Carlo e Nello visitarono il cugino nel sanatorio di Cortina d’Ampezzo proprio nei giorni del delitto Matteotti, anch’esso decisivo nella loro storia personale, oltre che nella storia comune. Era noto inoltre che il rapporto si allentò e offuscò negli anni Trenta, quando Alberto era ormai l’autore celebre degli Indifferenti e Carlo il leader di “Giustizia e Libertà”. Il terribile episodio del 9 giugno 1937, quando i due fratelli Rosselli furono uccisi in Francia da sicari francesi per conto dei servizi segreti italiani, anziché annullare aumentò le distanze e le incomprensioni tra i Rosselli e Moravia, dapprima per l’ambiguo silenzio del cugino e poi per il controverso significato del "Conformista", il più inquietante ed enigmatico dei romanzi moraviani, nel quale viene adombrata la tragedia di Bagnoles-de l’Orne. La nuova documentazione viene adesso a confermare e arricchire tali conoscenze, colorando per così dire gli spazi vuoti e allargando decisamente il quadro, fino a gettare le basi per un ripensamento profondo della figura di Moravia. Com’è facile constatare, mancano purtroppo le corrispondenti lettere inviate dai Rosselli ai Pincherle, e particolarmente grave risulta la perdita delle lettere di Amelia, che intorno alla metà degli anni Venti instaurò un fitto e intenso carteggio col nipote. L’iniziativa infatti fu sempre di Amelia, che dapprima soccorse con prontezza e intelligenza il nipote abbandonato alla sua malattia, quindi riconobbe tempestivamente in lui doti non comuni e poco valorizzate nella sua situazione familiare. Il giovane scrittore incontra per la prima volta nei Rosselli una proposta culturale organica e solida, portatrice di una coerente e originale visione della cultura e della politica, legata ad ambienti culturali di prim’ordine e alle prese con una complessa e difficile riflessione sul presente. Attraverso Amelia, Carlo e Nello, Moravia si confronta con una posizione, ed è chiamato a confrontarsi. Le lettere sono commentate e sono presentate da una articolata e apprfondita "introduzione" in cui si ricostruiscono in parallelo le vicende di casa Pincherle e di casa Rosselli e i loro frequenti scambi, fino agli episodi decisivi degli anni Venti e Trenta, e la gestazione di romanzi come "Gli indifferenti" e "Il conformista". In una appendice sono pubblicate le poesie che il giovane Moravia inviò alla zia e ai cugini nei primi anni Venti.

Alberto Moravia, "Lettere ad Amelia Rosselli con altre lettere familiari e prime poesie (1915-1951)"

Casini, Simone
2010

Abstract

Le quarantadue lettere di Moravia ad Amelia Rosselli che pubblichiamo insieme ad altre tre ai cugini Carlo e Nello e diciannove scambiate tra i familiari Pincherle De Marsanich di Roma e i Pincherle Rosselli di Firenze, provengono quasi interamente dall’archivio della famiglia Rosselli, depositato nel 2001 presso la Fondazione Rosselli di Torino, e costituiscono un documento di straordinario interesse storico, letterario e umano. Fanno luce su un periodo cruciale della vita di Moravia sul quale finora disponevamo di poche e frammentarie notizie autobiografiche e lo saldano alla vicenda più nota e drammatica di casa Rosselli, della quale Moravia è a sua volta testimone diretto. Questa saldatura tra esperienze lontane getta nuova luce, oltre i singoli percorsi umani e intellettuali, anche sui territori più vasti della storia italiana di quegli anni. Gli attori di questa corrispondenza epistolare non sono infatti figure marginali o appartate rispetto a quanto avvenne allora in Italia, ma per vie diverse giunsero a esprimere e rappresentare posizioni significative di portata culturale e politica. Il rapporto tra Alberto Moravia e i Rosselli, del resto, ha sempre sollecitato l’interesse della critica storica e letteraria più accorta. È quantomeno singolare la circostanza per cui nella stessa famiglia, negli stessi anni, maturano una delle maggiori esperienze letterarie e una delle maggiori esperienze politiche del Novecento italiano, ovvero il più importante romanzo e il più importante movimento democratico nati durante il ventennio fascista. La circostanza acquista necessità e spessore alla luce dei pochi ma pregnanti episodi già noti dalle testimonianze e dalle dichiarazioni autobiografiche di Moravia. Era noto, anzitutto, come il rapporto tra le due famiglie fosse stato molto stretto negli anni Venti. L’intervento tempestivo ed energico della zia Amelia, nel 1924, fu decisivo per la salute e per la vita stessa del nipote, affetto da una grave malattia ossea, non diagnosticata e malcurata per anni. Carlo e Nello visitarono il cugino nel sanatorio di Cortina d’Ampezzo proprio nei giorni del delitto Matteotti, anch’esso decisivo nella loro storia personale, oltre che nella storia comune. Era noto inoltre che il rapporto si allentò e offuscò negli anni Trenta, quando Alberto era ormai l’autore celebre degli Indifferenti e Carlo il leader di “Giustizia e Libertà”. Il terribile episodio del 9 giugno 1937, quando i due fratelli Rosselli furono uccisi in Francia da sicari francesi per conto dei servizi segreti italiani, anziché annullare aumentò le distanze e le incomprensioni tra i Rosselli e Moravia, dapprima per l’ambiguo silenzio del cugino e poi per il controverso significato del "Conformista", il più inquietante ed enigmatico dei romanzi moraviani, nel quale viene adombrata la tragedia di Bagnoles-de l’Orne. La nuova documentazione viene adesso a confermare e arricchire tali conoscenze, colorando per così dire gli spazi vuoti e allargando decisamente il quadro, fino a gettare le basi per un ripensamento profondo della figura di Moravia. Com’è facile constatare, mancano purtroppo le corrispondenti lettere inviate dai Rosselli ai Pincherle, e particolarmente grave risulta la perdita delle lettere di Amelia, che intorno alla metà degli anni Venti instaurò un fitto e intenso carteggio col nipote. L’iniziativa infatti fu sempre di Amelia, che dapprima soccorse con prontezza e intelligenza il nipote abbandonato alla sua malattia, quindi riconobbe tempestivamente in lui doti non comuni e poco valorizzate nella sua situazione familiare. Il giovane scrittore incontra per la prima volta nei Rosselli una proposta culturale organica e solida, portatrice di una coerente e originale visione della cultura e della politica, legata ad ambienti culturali di prim’ordine e alle prese con una complessa e difficile riflessione sul presente. Attraverso Amelia, Carlo e Nello, Moravia si confronta con una posizione, ed è chiamato a confrontarsi. Le lettere sono commentate e sono presentate da una articolata e apprfondita "introduzione" in cui si ricostruiscono in parallelo le vicende di casa Pincherle e di casa Rosselli e i loro frequenti scambi, fino agli episodi decisivi degli anni Venti e Trenta, e la gestazione di romanzi come "Gli indifferenti" e "Il conformista". In una appendice sono pubblicate le poesie che il giovane Moravia inviò alla zia e ai cugini nei primi anni Venti.
2010
978884526544X
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/918735
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