Lo studio, che si inserisce in una indagine più ampia sui rapporti tra Alfieri e gli scrittori del mondo antico, riconosce un'influenza del Seneca tragico sul teatro alfieriano molto più forte e pervasiva di quanto solitamente si ritiene. A partire da alcune indagini recenti (Alfonso Traina e Clara Domenici), si mostra infatti come sin dall'inizio della sua attività di scrittore tragico sempre più orientato programmaticamente e ideologicamente su modelli antichi Alfieri abbia guardato a Seneca, come al rappresentante stesso della tragedia e del "sublime" degli antichi. Le tragedie di Seneca vengono lette, postillate, criticate, persino rifiutate per i loro 'eccessi', ma continuano ad agire nella memoria poetica di Alfieri, come documentano molti luoghi testuali, molti dei quali qui per la prima volta identificati. Attraverso la complessa figura di Seneca, inteso sia nei suoi rapporti con l'immaginario tragico sia in quelli storici con la tirannide, Alfieri attinge al lato oscuro e problematico, e tuttavia sublime, dell'antichità. Molti aspetti della tragedia alfieriana prendono forma nel confronto critico con la tragedia senecana intesa come modello o veicolo del sublime antico, nonostante alcuni suoi conclamati limiti. Lo studio è suddiviso in vari capitoli ("La situazione degli studi", "Il ritorno ai soggetti antichi", "Da 'Rosmunda' a 'Ottavia'", "Descensus ad inferos", "L'esperienza delle antiche passioni", "Il ramo d'oro", "Necessità antica e silenzio moderno").

Il ramo d'oro dell'antichità. Alfieri e la discesa agli inferi sulle orme di Seneca

Casini, Simone
2003

Abstract

Lo studio, che si inserisce in una indagine più ampia sui rapporti tra Alfieri e gli scrittori del mondo antico, riconosce un'influenza del Seneca tragico sul teatro alfieriano molto più forte e pervasiva di quanto solitamente si ritiene. A partire da alcune indagini recenti (Alfonso Traina e Clara Domenici), si mostra infatti come sin dall'inizio della sua attività di scrittore tragico sempre più orientato programmaticamente e ideologicamente su modelli antichi Alfieri abbia guardato a Seneca, come al rappresentante stesso della tragedia e del "sublime" degli antichi. Le tragedie di Seneca vengono lette, postillate, criticate, persino rifiutate per i loro 'eccessi', ma continuano ad agire nella memoria poetica di Alfieri, come documentano molti luoghi testuali, molti dei quali qui per la prima volta identificati. Attraverso la complessa figura di Seneca, inteso sia nei suoi rapporti con l'immaginario tragico sia in quelli storici con la tirannide, Alfieri attinge al lato oscuro e problematico, e tuttavia sublime, dell'antichità. Molti aspetti della tragedia alfieriana prendono forma nel confronto critico con la tragedia senecana intesa come modello o veicolo del sublime antico, nonostante alcuni suoi conclamati limiti. Lo studio è suddiviso in vari capitoli ("La situazione degli studi", "Il ritorno ai soggetti antichi", "Da 'Rosmunda' a 'Ottavia'", "Descensus ad inferos", "L'esperienza delle antiche passioni", "Il ramo d'oro", "Necessità antica e silenzio moderno").
2003
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/919906
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