Scopo del lavoro. Scopo del presente lavoro è la sperimentazione di un protocollo di training cognitivo su cani ospiti di un ca- nile sanitario e la valutazione delle eventuali modificazioni comportamentali nei soggetti coinvolti nell’attività. Il protocollo è stato definito secondo i criteri della pedagogia cinofila la quale poggia il proprio costrutto metodologico sullo studio delle com- ponenti cognitive del cane e su attività in grado di indirizzarne l’evoluzione o re-indirizzare eventuali situazioni di deriva com- portamentale. Il training si poneva dei macro-obiettivi riguardanti l’equilibrio del cane nelle sue componenti cognitive, la pro- socialità ovvero la capacità del cane di integrarsi positivamente nella società umana e la collaborazione favorendo la centripe- tazione nella coppia uomo-cane e una buona comunicazione. Materiali e metodi. In questa sperimentazione è stato applicato un protocollo di educazione finalizzato alla preparazione all’a- dozione di 21 cani presenti da almeno un mese presso un canile sanitario dell’Umbria. Dopo aver selezionato i cani su criteri anagrafici e morfologici, è stato realizzato un protocollo educativo di tipo cognitivo-relazionale con attività finalizzate all’ac- quisizione dell’autocontrollo e della calma, alla riduzione del livello di arousal, della competitività e della aggressività, a favo- rire la centripetazione e la comunicazione con l’uomo, a migliorare la flessibilità comportamentale. Il protocollo di training pre- vedeva 6 sessioni consecutive, in 3 giorni alterni alla settimana, la mattina, per un totale di due settimane consecutive. Ogni se- duta è stata videoregistrata e i filmati ottenuti sono stati esaminati con tecnica di osservazione etologica, considerando dei para- metri predefiniti, sul comportamento registrato al tempo 0 (prima del training) e durante le sedute di training. I dati raccolti so- no stati analizzati statisticamente. Risultati. Sono stati evidenziati cambiamenti statisticamente significativi in molti comportamenti dei cani prima dell’applica- zione del protocollo di training in canile e successivamente all’intervento educativo. Si è osservato un aumento della socievo- lezza, della sicurezza, una riduzione del numero di segnali di calma emessi durante l’osservazione ed il training, ed una ridu- zione dell’eccitabilità (arousal). Il lavoro ci ha permesso di dimostrare che un approccio cognitivo all’educazione del cane può apportare importanti cambiamenti nel comportamento dei soggetti che vivono in canile. Inoltre, questo lavoro si è rivelato efficace nel promuovere un’adozione facilitata e molto rapida. Conclusioni. L’approccio cognitivo all’interpretazione del comportamento animale ha apportato cambiamenti tuttora in evolu- zione in tutti gli ambiti della cinofilia. L’approccio tradizionale al training cinofilo, sviluppandosi sulla teoria comportamentista (behaviorista), considera il comportamento animale come l’esito di automatismi e lavora mediante l’adozione di modelli prati- ci di condizionamento e prevede la realizzazione di espressioni comportamentali attraverso la sollecitazione di meccanismi di tipo stimolo-risposta (condizionamenti) da assemblare in sequenze rigide. Con l’approfondimento degli studi sull’attività co- gnitiva degli animali non umani è stato evidenziato come il comportamento e l’apprendimento siano frutto dell’attività menta- le influenzata dalla condizione relazionale del singolo individuo. L’ambiente canile rende la vita dei cani molto limitata e de- privata sia sotto l’aspetto sociale sia per quanto concerne le stimolazioni sensoriali ed esperienziali. Un protocollo di training che tenga conto delle componenti cognitive che caratterizzano il cane consente di operare grandi cambiamenti nella qualità di vita in canile, con un impegno economico e di energie piuttosto modesto ma con risultati molto significativi.

Training e approccio cognitivo zooantropologico: efficacia sulla modificazione comportamentale del cane in canile.

DIVERIO, Silvana
2012

Abstract

Scopo del lavoro. Scopo del presente lavoro è la sperimentazione di un protocollo di training cognitivo su cani ospiti di un ca- nile sanitario e la valutazione delle eventuali modificazioni comportamentali nei soggetti coinvolti nell’attività. Il protocollo è stato definito secondo i criteri della pedagogia cinofila la quale poggia il proprio costrutto metodologico sullo studio delle com- ponenti cognitive del cane e su attività in grado di indirizzarne l’evoluzione o re-indirizzare eventuali situazioni di deriva com- portamentale. Il training si poneva dei macro-obiettivi riguardanti l’equilibrio del cane nelle sue componenti cognitive, la pro- socialità ovvero la capacità del cane di integrarsi positivamente nella società umana e la collaborazione favorendo la centripe- tazione nella coppia uomo-cane e una buona comunicazione. Materiali e metodi. In questa sperimentazione è stato applicato un protocollo di educazione finalizzato alla preparazione all’a- dozione di 21 cani presenti da almeno un mese presso un canile sanitario dell’Umbria. Dopo aver selezionato i cani su criteri anagrafici e morfologici, è stato realizzato un protocollo educativo di tipo cognitivo-relazionale con attività finalizzate all’ac- quisizione dell’autocontrollo e della calma, alla riduzione del livello di arousal, della competitività e della aggressività, a favo- rire la centripetazione e la comunicazione con l’uomo, a migliorare la flessibilità comportamentale. Il protocollo di training pre- vedeva 6 sessioni consecutive, in 3 giorni alterni alla settimana, la mattina, per un totale di due settimane consecutive. Ogni se- duta è stata videoregistrata e i filmati ottenuti sono stati esaminati con tecnica di osservazione etologica, considerando dei para- metri predefiniti, sul comportamento registrato al tempo 0 (prima del training) e durante le sedute di training. I dati raccolti so- no stati analizzati statisticamente. Risultati. Sono stati evidenziati cambiamenti statisticamente significativi in molti comportamenti dei cani prima dell’applica- zione del protocollo di training in canile e successivamente all’intervento educativo. Si è osservato un aumento della socievo- lezza, della sicurezza, una riduzione del numero di segnali di calma emessi durante l’osservazione ed il training, ed una ridu- zione dell’eccitabilità (arousal). Il lavoro ci ha permesso di dimostrare che un approccio cognitivo all’educazione del cane può apportare importanti cambiamenti nel comportamento dei soggetti che vivono in canile. Inoltre, questo lavoro si è rivelato efficace nel promuovere un’adozione facilitata e molto rapida. Conclusioni. L’approccio cognitivo all’interpretazione del comportamento animale ha apportato cambiamenti tuttora in evolu- zione in tutti gli ambiti della cinofilia. L’approccio tradizionale al training cinofilo, sviluppandosi sulla teoria comportamentista (behaviorista), considera il comportamento animale come l’esito di automatismi e lavora mediante l’adozione di modelli prati- ci di condizionamento e prevede la realizzazione di espressioni comportamentali attraverso la sollecitazione di meccanismi di tipo stimolo-risposta (condizionamenti) da assemblare in sequenze rigide. Con l’approfondimento degli studi sull’attività co- gnitiva degli animali non umani è stato evidenziato come il comportamento e l’apprendimento siano frutto dell’attività menta- le influenzata dalla condizione relazionale del singolo individuo. L’ambiente canile rende la vita dei cani molto limitata e de- privata sia sotto l’aspetto sociale sia per quanto concerne le stimolazioni sensoriali ed esperienziali. Un protocollo di training che tenga conto delle componenti cognitive che caratterizzano il cane consente di operare grandi cambiamenti nella qualità di vita in canile, con un impegno economico e di energie piuttosto modesto ma con risultati molto significativi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/922338
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