La classe politica romena, il re e anche i suoi ministri degli Esteri, fino all’annuncio della sottoscrizione del Patto continuarono a difendere l’assetto territoriale del continente uscito dalla prima guerra mondiale, con l’obiettivo esplicito di mantenere il sistema di Versailles e opporsi a qualunque forma di revisionismo. La prima delusione venne da ciò che accade a Monaco nel settembre del 1938, e infatti alla vigilia di Monaco il ministro degli Esteri romeno era arrivato addirittura a dichiararsi disponibile a concedere il transito dell’aviazione sovietica nello spazio aereo romeno nel caso in cui volesse intervenire per difendere la Cecoslovacchia.. La reazione alla politica dell’appeasement fu caratterizzata dalla delusione e allo stesso tempo però anche dalla convinzione che le vicende europee non avrebbero avuto conseguenze dirette sulla Romania. La conferenza di Monaco fu accolta nel paese da una sostanziale espressione di sollievo: più che la delusione sulla stampa si avvertì la soddisfazione per aver evitato la guerra, anche se qualche voce si levò a insinuare che la pace non era salva definitivamente. Ciò non comportò la critica nei confronti del sistema di alleanze tradizionali, nella convinzione che il sistema di alleanze con Francia e Inghilterra avrebbe coinvolto anche la Russia, tutelando così la Romania da eventuali rivendicazioni verso la Bessarabia e allo stesso tempo costituendo un argine alle rivendicazioni ungheresi sulla Transilvania e Bulgare sulla Dobrugia. Quando, nel corso del 1939, emersero con chiarezza le rivendicazioni tedesche verso Danzica, il timore di una nuova crisi europea si avvertì, ma ancora una volta l’ottimismo prevalse. Da un lato infatti si pensava che la questione si potesse risolvere con “un’altra Monaco”, dall’altro che il conflitto potesse restare confinato a una dimensione regionale. Certamente buona parte dell’opinione pubblica non si attendeva un accordo tra Germania e Russia. Quando questo fu sottoscritto, la stampa romena non ne riuscì ad afferrare la portata e le possibili conseguenze. I tentativi di interpretazione puntarono principalmente su due aspetti: l’ambiguità dell’ideologia sovietica, divisa tra antifascismo e anticapitalismo, e la convergenza contingente degli interessi dei due paesi. Nella settimana che intercorse tra il patto e l’invasione della Polonia, si insistette sulla neutralità e sulla difesa dei propri interessi territoriali. Un primo colpo a questa possibilità venne già al momento dell’invasione della Francia: l’alleata di sempre violata nella sua integrità territoriale comincia a sollevare dei dubbi sulla politica estera del paese. La disillusione fu definitiva quando diventarono chiare le conseguenza del patto, ovvero quando il 26 giugno del 1940 l’Unione Sovietica rivendicò Bessarabia e nord della Bucovina. La cessione della Bessarabia ruppe di fatto l’incantesimo: le autorità e anche l’opinione pubblica furono costrette a prendere atto che la politica del mantenimento del legame con Francia e il Regno Unito era fallita e la reazione fu una divisione dell’opinione pubblica tra coloro che ritengono di dover insistere sulla neutralità e coloro che invece chiedevano a questo punto uno schieramento esplicito a fianco della Germania.

La stampa romena e il Patto Ribbentrop-Molotov

COSTANTINI, EMANUELA
2013

Abstract

La classe politica romena, il re e anche i suoi ministri degli Esteri, fino all’annuncio della sottoscrizione del Patto continuarono a difendere l’assetto territoriale del continente uscito dalla prima guerra mondiale, con l’obiettivo esplicito di mantenere il sistema di Versailles e opporsi a qualunque forma di revisionismo. La prima delusione venne da ciò che accade a Monaco nel settembre del 1938, e infatti alla vigilia di Monaco il ministro degli Esteri romeno era arrivato addirittura a dichiararsi disponibile a concedere il transito dell’aviazione sovietica nello spazio aereo romeno nel caso in cui volesse intervenire per difendere la Cecoslovacchia.. La reazione alla politica dell’appeasement fu caratterizzata dalla delusione e allo stesso tempo però anche dalla convinzione che le vicende europee non avrebbero avuto conseguenze dirette sulla Romania. La conferenza di Monaco fu accolta nel paese da una sostanziale espressione di sollievo: più che la delusione sulla stampa si avvertì la soddisfazione per aver evitato la guerra, anche se qualche voce si levò a insinuare che la pace non era salva definitivamente. Ciò non comportò la critica nei confronti del sistema di alleanze tradizionali, nella convinzione che il sistema di alleanze con Francia e Inghilterra avrebbe coinvolto anche la Russia, tutelando così la Romania da eventuali rivendicazioni verso la Bessarabia e allo stesso tempo costituendo un argine alle rivendicazioni ungheresi sulla Transilvania e Bulgare sulla Dobrugia. Quando, nel corso del 1939, emersero con chiarezza le rivendicazioni tedesche verso Danzica, il timore di una nuova crisi europea si avvertì, ma ancora una volta l’ottimismo prevalse. Da un lato infatti si pensava che la questione si potesse risolvere con “un’altra Monaco”, dall’altro che il conflitto potesse restare confinato a una dimensione regionale. Certamente buona parte dell’opinione pubblica non si attendeva un accordo tra Germania e Russia. Quando questo fu sottoscritto, la stampa romena non ne riuscì ad afferrare la portata e le possibili conseguenze. I tentativi di interpretazione puntarono principalmente su due aspetti: l’ambiguità dell’ideologia sovietica, divisa tra antifascismo e anticapitalismo, e la convergenza contingente degli interessi dei due paesi. Nella settimana che intercorse tra il patto e l’invasione della Polonia, si insistette sulla neutralità e sulla difesa dei propri interessi territoriali. Un primo colpo a questa possibilità venne già al momento dell’invasione della Francia: l’alleata di sempre violata nella sua integrità territoriale comincia a sollevare dei dubbi sulla politica estera del paese. La disillusione fu definitiva quando diventarono chiare le conseguenza del patto, ovvero quando il 26 giugno del 1940 l’Unione Sovietica rivendicò Bessarabia e nord della Bucovina. La cessione della Bessarabia ruppe di fatto l’incantesimo: le autorità e anche l’opinione pubblica furono costrette a prendere atto che la politica del mantenimento del legame con Francia e il Regno Unito era fallita e la reazione fu una divisione dell’opinione pubblica tra coloro che ritengono di dover insistere sulla neutralità e coloro che invece chiedevano a questo punto uno schieramento esplicito a fianco della Germania.
2013
9788854864122
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/927581
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