Un cammino lungo, quello della comunicazione pubblica in Italia, che porta con sé una vera e propria rivoluzione culturale la cui matrice è costituita senza dubbio dalla Legge 241 del 1990, che di fatto costringe le pubbliche amministrazioni ad intraprendere il percorso impegnativo (oltre che responsabile) della trasparenza e dell’accesso, segnando l’inizio della fine dei grandi apparati burocratici chiusi e inespugnabili. Sono anni in cui tali dinamiche ricevono un’ulteriore accelerazione proprio dai fatti di Tangentopoli: in quel contesto, proprio la perdita di credibilità e di fiducia registrata da parte delle istituzioni e della Politica, ha favorito e reso più urgente la richiesta di una Pubblica Amministrazione più trasparente che avesse la forza e l’autorevolezza di uscire dalla torre d’avorio, abbandonando la vecchia cultura burocratica fondata sul segreto e sul silenzio, per presentarsi come sistema aperto ai cittadini. Si è andata progressivamente affermando una nuova concezione del comunicare all’interno delle pubbliche amministrazioni, che ha favorito senz’altro una ridefinizione dell’idea stessa di cittadinanza nel quadro di una rete di rapporti, generatasi con i cittadini e con gli altri stakeholders, sempre più strutturata e finalizzata alla ricerca di una relazione paritetica, trasparente e, possibilmente, senza ambiguità. Una nuova idea della comunicazione organizzativa (non soltanto) che implica, e richiede tuttora, la profonda consapevolezza che è proprio sul terreno della comunicazione – produttrice di trasparenza, semplificazione, accesso, condivisione (di informazioni e conoscenze) e, al vertice di questa piramide valoriale, inclusione - che si gioca evidentemente la partita più importante dei diritti di cittadinanza e del vivere democratico, cioè dell’essere “sudditi” o “cittadini”. Nel complesso rapporto tra cittadino e P.A., i valori fondanti della trasparenza e dell’accesso si rivelano così ancor più significativi. L’ipertrofizzazione degli apparati burocratici e la progressiva dissoluzione dello spazio pubblico completano un quadro di difficile interpretazione, in cui l’assenza di evidenze empiriche su scala nazionale rende ancor più complessa l'analisi. Ma su questi principi (trasparenza e accesso), che devono trovare la loro traduzione operativa pur costituendo di fatto i valori fondanti del comunicare nel senso più ampio e più pieno del termine, si fonda anche l’architettura complessiva della società in rete, a maggior ragione in una fase di mutamento economico, politico, sociale e culturale così delicata. Un’epoca che, segnata dalla grave crisi economico-finanziaria internazionale, costringe ancor di più le PP.AA. a farsi volàno del cambiamento, assolvendo una funzione decisiva di mediazione delle nuove forme di conflittualità non soltanto sociale.

Oltre la Legge 150/2000: la rivoluzione con il “fiato corto”.Elementi per un’analisi critica

DOMINICI, Piero
2012

Abstract

Un cammino lungo, quello della comunicazione pubblica in Italia, che porta con sé una vera e propria rivoluzione culturale la cui matrice è costituita senza dubbio dalla Legge 241 del 1990, che di fatto costringe le pubbliche amministrazioni ad intraprendere il percorso impegnativo (oltre che responsabile) della trasparenza e dell’accesso, segnando l’inizio della fine dei grandi apparati burocratici chiusi e inespugnabili. Sono anni in cui tali dinamiche ricevono un’ulteriore accelerazione proprio dai fatti di Tangentopoli: in quel contesto, proprio la perdita di credibilità e di fiducia registrata da parte delle istituzioni e della Politica, ha favorito e reso più urgente la richiesta di una Pubblica Amministrazione più trasparente che avesse la forza e l’autorevolezza di uscire dalla torre d’avorio, abbandonando la vecchia cultura burocratica fondata sul segreto e sul silenzio, per presentarsi come sistema aperto ai cittadini. Si è andata progressivamente affermando una nuova concezione del comunicare all’interno delle pubbliche amministrazioni, che ha favorito senz’altro una ridefinizione dell’idea stessa di cittadinanza nel quadro di una rete di rapporti, generatasi con i cittadini e con gli altri stakeholders, sempre più strutturata e finalizzata alla ricerca di una relazione paritetica, trasparente e, possibilmente, senza ambiguità. Una nuova idea della comunicazione organizzativa (non soltanto) che implica, e richiede tuttora, la profonda consapevolezza che è proprio sul terreno della comunicazione – produttrice di trasparenza, semplificazione, accesso, condivisione (di informazioni e conoscenze) e, al vertice di questa piramide valoriale, inclusione - che si gioca evidentemente la partita più importante dei diritti di cittadinanza e del vivere democratico, cioè dell’essere “sudditi” o “cittadini”. Nel complesso rapporto tra cittadino e P.A., i valori fondanti della trasparenza e dell’accesso si rivelano così ancor più significativi. L’ipertrofizzazione degli apparati burocratici e la progressiva dissoluzione dello spazio pubblico completano un quadro di difficile interpretazione, in cui l’assenza di evidenze empiriche su scala nazionale rende ancor più complessa l'analisi. Ma su questi principi (trasparenza e accesso), che devono trovare la loro traduzione operativa pur costituendo di fatto i valori fondanti del comunicare nel senso più ampio e più pieno del termine, si fonda anche l’architettura complessiva della società in rete, a maggior ragione in una fase di mutamento economico, politico, sociale e culturale così delicata. Un’epoca che, segnata dalla grave crisi economico-finanziaria internazionale, costringe ancor di più le PP.AA. a farsi volàno del cambiamento, assolvendo una funzione decisiva di mediazione delle nuove forme di conflittualità non soltanto sociale.
2012
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