Sul fianco orientale dell’anticlinale dei M.ti Martani, in Umbria, è presente un vasto movimento franoso con stile di attività complesso (scivolamento traslativo-colamento) che interessa la località di Montemartano (PG). Le indagini geotecniche e il piano di monitoraggio, in situ e da remoto, realizzati tra il 2002 e il 2019, hanno permesso di definire l’estensione dell’area in frana, nonché la profondità della superficie di scivolamento che risulta compresa tra 8 e 38 m dal p.c. ed è posta al contatto tra i depositi di versante detritico-colluviali e il substrato roccioso, qui rappresentato dai litotipi prevalentemente marnosi appartenenti alle formazioni oligo-mioceniche della Serie umbro-marchigiana. I dati a disposizione permettono di giungere a risultati diversi rispetto a quanto riportato nella cartografia vigente del PAI del Bacino del F. Tevere, così da definire le condizioni di rischio associate. È interessante notare che, a differenza dei considerevoli spostamenti registrati lungo il versante tra la frazione di Milano e Montemartano, nell’area in frana che comprende specificamente il centro abitato di Montemartano le letture agli inclinometri non mostrano indizi di movimento; dai dati satellitari PS-InSAR emerge, invece, che tale zona presenta spostamenti compresi tra 10 e 50 mm/anno. Tale contraddizione è solo apparente: dai dati reperiti presso il Comune di Spoleto, relativi alle stratigrafie dei sondaggi effettuati, si deduce che in tale area non è stato raggiunto il substrato geologico locale, al cui contatto è situata la superficie di scivolamento della coltre detritica soprastante. Si ritiene così plausibile che le letture agli inclinometri installati nei fori di sondaggio, in termini di dati sia relativi che cumulati, non forniscano indicazioni di movimenti apprezzabili. È evidente, pertanto, la necessità di utilizzare dati di monitoraggio integrato, acquisiti non solo da tecniche e strumentazione in situ, ma anche da remoto (questi ultimi disponibili ormai su ampia scala), il cui confronto può permettere di definire in maniera più accurata la geometria dei movimenti franosi e le conseguenti condizioni di pericolosità e rischio.

Il ruolo del monitoraggio integrato nello studio e nella valutazione del rischio da frana. Il caso di Montemartano (Comune di Spoleto, Umbria)

Riccardo Cardinali
Data Curation
;
Valentina Cerboni
Membro del Collaboration Group
;
Lucio Di Matteo
Writing – Review & Editing
;
Fabio Guadagnano
Membro del Collaboration Group
;
Giorgio Piagnani
Membro del Collaboration Group
;
Claudia Ribaldi
Membro del Collaboration Group
;
Corrado Cencetti
Project Administration
2022

Abstract

Sul fianco orientale dell’anticlinale dei M.ti Martani, in Umbria, è presente un vasto movimento franoso con stile di attività complesso (scivolamento traslativo-colamento) che interessa la località di Montemartano (PG). Le indagini geotecniche e il piano di monitoraggio, in situ e da remoto, realizzati tra il 2002 e il 2019, hanno permesso di definire l’estensione dell’area in frana, nonché la profondità della superficie di scivolamento che risulta compresa tra 8 e 38 m dal p.c. ed è posta al contatto tra i depositi di versante detritico-colluviali e il substrato roccioso, qui rappresentato dai litotipi prevalentemente marnosi appartenenti alle formazioni oligo-mioceniche della Serie umbro-marchigiana. I dati a disposizione permettono di giungere a risultati diversi rispetto a quanto riportato nella cartografia vigente del PAI del Bacino del F. Tevere, così da definire le condizioni di rischio associate. È interessante notare che, a differenza dei considerevoli spostamenti registrati lungo il versante tra la frazione di Milano e Montemartano, nell’area in frana che comprende specificamente il centro abitato di Montemartano le letture agli inclinometri non mostrano indizi di movimento; dai dati satellitari PS-InSAR emerge, invece, che tale zona presenta spostamenti compresi tra 10 e 50 mm/anno. Tale contraddizione è solo apparente: dai dati reperiti presso il Comune di Spoleto, relativi alle stratigrafie dei sondaggi effettuati, si deduce che in tale area non è stato raggiunto il substrato geologico locale, al cui contatto è situata la superficie di scivolamento della coltre detritica soprastante. Si ritiene così plausibile che le letture agli inclinometri installati nei fori di sondaggio, in termini di dati sia relativi che cumulati, non forniscano indicazioni di movimenti apprezzabili. È evidente, pertanto, la necessità di utilizzare dati di monitoraggio integrato, acquisiti non solo da tecniche e strumentazione in situ, ma anche da remoto (questi ultimi disponibili ormai su ampia scala), il cui confronto può permettere di definire in maniera più accurata la geometria dei movimenti franosi e le conseguenti condizioni di pericolosità e rischio.
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