La cultura europea della giurisprudenza-fonte esercita un formidabile appeal sul giudice penale, il quale, almeno finora, ha approfittato dell’agonia del principio di separazione dei poteri per amplificare gli spazi di libertà (personale, d’azione) dei cittadini-potenziali rei; e il diritto penale intertemporale è proprio uno di quei terreni su cui la giurisprudenza ha deciso di sperimentare in vitro la rivoluzione che sta attraversando il sistema delle fonti. E così, mentre gli pseudo-precedenti della Corte EDU legittimano istanze di revisione, e le massime della Corte di giustizia UE travolgono giudicati definitivi, gli arresti della Corte di cassazione rassomigliano sempre di più ad autentiche “leggi”. L’europeizzazione della giustizia penale, dunque, accresce i (già generosissimi) margini di manovra del giudice penale intertemporale, abituato a maneggiare in libertà le regole della retroattività in mitius, da un lato, ed a sfuggire alle maglie del principio-regola d’irretroattività sfavorevole, dall’altro. È con speciale riguardo al ruolo dell’interprete e al suo obbligo di conformarsi alle indicazioni sovranazionali, quindi, che viene analizzato in chiave comparata e casistica, fra civil law, common law, transitional justice e diritto europeo dei diritti umani, lo statuto intertemporale del sistema penale. Ne emerge un quadro multilivello complesso ed eterogeneo, nel quale la cultura giuridico-penale continentale, tendenzialmente individual-garantista, s’incontra e talvolta si scontra con le logiche vittimo-centriche e securitariste della Corte EDU [dalla quarta di copertina].
Diritto penale intertemporale. Logiche continentali ed ermeneutica europea
Valentini, Vico
2012
Abstract
La cultura europea della giurisprudenza-fonte esercita un formidabile appeal sul giudice penale, il quale, almeno finora, ha approfittato dell’agonia del principio di separazione dei poteri per amplificare gli spazi di libertà (personale, d’azione) dei cittadini-potenziali rei; e il diritto penale intertemporale è proprio uno di quei terreni su cui la giurisprudenza ha deciso di sperimentare in vitro la rivoluzione che sta attraversando il sistema delle fonti. E così, mentre gli pseudo-precedenti della Corte EDU legittimano istanze di revisione, e le massime della Corte di giustizia UE travolgono giudicati definitivi, gli arresti della Corte di cassazione rassomigliano sempre di più ad autentiche “leggi”. L’europeizzazione della giustizia penale, dunque, accresce i (già generosissimi) margini di manovra del giudice penale intertemporale, abituato a maneggiare in libertà le regole della retroattività in mitius, da un lato, ed a sfuggire alle maglie del principio-regola d’irretroattività sfavorevole, dall’altro. È con speciale riguardo al ruolo dell’interprete e al suo obbligo di conformarsi alle indicazioni sovranazionali, quindi, che viene analizzato in chiave comparata e casistica, fra civil law, common law, transitional justice e diritto europeo dei diritti umani, lo statuto intertemporale del sistema penale. Ne emerge un quadro multilivello complesso ed eterogeneo, nel quale la cultura giuridico-penale continentale, tendenzialmente individual-garantista, s’incontra e talvolta si scontra con le logiche vittimo-centriche e securitariste della Corte EDU [dalla quarta di copertina].I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.