“Nonostante il burocratese sia stato bandito da almeno quindici anni, grazie alla diffusione dei manuali di stile e alle direttive sulla semplificazione del linguaggio amministrativo, permane l’oscurità di una comunicazione che non tiene conto del suo interlocutore.” (Mazzoni, 2012, p. 23). Se ciò è tanto vero per i testi scritti, è facile vedere quanto lo sia anche per il linguaggio parlato e per le interazioni verbali in generale. Il problema diventa pressante quando tali interazioni coinvolgono parlanti non nativi di una lingua, per i quali la complessità e scarsa trasparenza del burocratese possono costituire ostacoli insormontabili. Il presente contributo si colloca all'interno degli studi sociolinguistici, in particolare di quelli improntati all’Analisi della Conversazione e all’analisi della comunicazione multimodale. Saranno analizzati quattro casi di interazione comunicativa, tratti da un corpus di incontri burocratico-istituzionali italiani, in cui una persona con un retroterra linguistico-culturale non-italiano (che definiamo ‘adulto-in-mobilità’ o AM) interagisce con un/a impiegato/a di un servizio pubblico (che definiamo ‘adulto-in-contatto-con-la-mobilità’ o ACM). Nell’analisi, si cercherà di individuare quali pratiche comunicative emergano nell’interazione, quali di esse possono essere considerate buone pratiche e quali cattive pratiche o pratiche problematiche. In particolare l’obiettivo è di individuare come l’uso di diverse modalità semiotiche, come il gesto, lo sguardo, la postura, la manipolazione di oggetti (comunicazione multimodale) possa agevolare la comprensione reciproca e il buon esito dell’intenzione comunicativa, con particolare focus sui tecnicismi burocratici.

Multimodalità nella comunicazione interculturale in contesti istituzionali: la mitigazione dei tecnicismi

KLEIN, Gabriella Brigitte;
2013

Abstract

“Nonostante il burocratese sia stato bandito da almeno quindici anni, grazie alla diffusione dei manuali di stile e alle direttive sulla semplificazione del linguaggio amministrativo, permane l’oscurità di una comunicazione che non tiene conto del suo interlocutore.” (Mazzoni, 2012, p. 23). Se ciò è tanto vero per i testi scritti, è facile vedere quanto lo sia anche per il linguaggio parlato e per le interazioni verbali in generale. Il problema diventa pressante quando tali interazioni coinvolgono parlanti non nativi di una lingua, per i quali la complessità e scarsa trasparenza del burocratese possono costituire ostacoli insormontabili. Il presente contributo si colloca all'interno degli studi sociolinguistici, in particolare di quelli improntati all’Analisi della Conversazione e all’analisi della comunicazione multimodale. Saranno analizzati quattro casi di interazione comunicativa, tratti da un corpus di incontri burocratico-istituzionali italiani, in cui una persona con un retroterra linguistico-culturale non-italiano (che definiamo ‘adulto-in-mobilità’ o AM) interagisce con un/a impiegato/a di un servizio pubblico (che definiamo ‘adulto-in-contatto-con-la-mobilità’ o ACM). Nell’analisi, si cercherà di individuare quali pratiche comunicative emergano nell’interazione, quali di esse possono essere considerate buone pratiche e quali cattive pratiche o pratiche problematiche. In particolare l’obiettivo è di individuare come l’uso di diverse modalità semiotiche, come il gesto, lo sguardo, la postura, la manipolazione di oggetti (comunicazione multimodale) possa agevolare la comprensione reciproca e il buon esito dell’intenzione comunicativa, con particolare focus sui tecnicismi burocratici.
2013
9788878708990
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1127272
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