Al termine del suo commentario alle opere del secondo giorno della creazione (In principium Genesis I, 295-324), Beda nota l'assenza “in Hebraica veritate” dell'espressione “Et uidit Deus quod esset bonum”, che invece accompagna tutti gli altri atti creativi dell'esamerone: “Notandum ... quod huius uerbi adiectio hoc in loco in Hebraica ueritate non habetur. Et mirum quare inter omnia quae creasse Deus legitur, hic solummodo, id est in secundi diei operibus, probatio diuinae uisioni minime addatur.” Il contributo si propone di studiare il pensiero di Beda su questo "silenzio" della Scrittura, inserendo la sua posizione all'interno di una tradizione esegetica che valorizza la numerologia e che in ultima analisi poggia sulla divergenza testuale tra Septuaginta e Vulgata.
Bède et le silence de Gn 1,8 sur la 'probatio divina' des œuvres du deuxième jour
DI PILLA, Alessandra
2016
Abstract
Al termine del suo commentario alle opere del secondo giorno della creazione (In principium Genesis I, 295-324), Beda nota l'assenza “in Hebraica veritate” dell'espressione “Et uidit Deus quod esset bonum”, che invece accompagna tutti gli altri atti creativi dell'esamerone: “Notandum ... quod huius uerbi adiectio hoc in loco in Hebraica ueritate non habetur. Et mirum quare inter omnia quae creasse Deus legitur, hic solummodo, id est in secundi diei operibus, probatio diuinae uisioni minime addatur.” Il contributo si propone di studiare il pensiero di Beda su questo "silenzio" della Scrittura, inserendo la sua posizione all'interno di una tradizione esegetica che valorizza la numerologia e che in ultima analisi poggia sulla divergenza testuale tra Septuaginta e Vulgata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.