Il volume contiene le risultanze di una ricerca, promossa e finanziata dall’Assessorato al Welfare ed Istruzione della Regione Umbria, avente per oggetto l’intero universo dell’associazionismo familiare in Umbria (nonché alcune reti informali familiari presenti nella regione). Di questo sono state analizzate la consistenza, l’evoluzione e le caratteristiche strutturali con le sue peculiarità rispetto ad altre tipologie di associazionismo; le risorse umane, finanziarie, logistiche; le concrete modalità operative (anche relativamente alla realizzazione di servizi innovativi alla persona); le potenzialità implicite ed i vincoli corrispondenti; le criticità; le modalità di finanziamento; i rapporti con il settore pubblico, con le altre componenti del Terzo Settore, con il settore privato; il raccordo con le diverse Istituzioni ed il grado di inserimento nei flussi informativi/comunicativi e consultivi istituzionali; il protagonismo esercitato nella concertazione/programmazione/attuazione delle politiche sociali con i relativi punti di forza e di debolezza. Dalla ricognizione sono altresì emerse indicazioni di policy in ordine alla individuazione delle condizioni e delle modalità per superare le criticità registrate, al diverso ruolo che tali associazioni possono esercitare nel campo della coprogettazione insieme al settore pubblico ed al settore privato di servizi innovativi, alla delineazione delle politiche sociali nel passaggio dalla sussidiarietà orizzontale a forme più evolute di sussidiarietà circolare. Le politiche di promozione e sostegno dell’associazionismo familiare da intraprendere a livello umbro vengono infine inscritte nell’ambito delle politiche delle famiglie e per le famiglie del nostro paese (vedi la presentazione di Stefano Zamagni ed il saggio di Antonello Scialdone). Al di là delle risultanze empiriche della ricerca, il volume inquadra il fenomeno dell’associazionismo familiare nel più ampio sistema dono-cura-associazionismo; rilegge la cura in modo innovativo, ovvero non più come obbligo sociale femminile all’insegna del dono unilaterale che rasenta la figura del sacrificio, ma come dono libero, relazionale all’insegna della reciprocità (simmetrica o generalizzata) che ha sì un connotato di genere, ma non più prescrittivo; interpreta la cura come un paradigma universale di umanizzazione della società e, di conseguenza, anche dell’economia che in essa è incastonata (lavorando per il “bene comune”) e non come una pratica contingente che svalorizza sia chi la esercita sia chi ne beneficia; legge innovativamente la cura anche come un paradigma che garantisce la convivenza fra tutte le diverse specie viventi (dato il presupposto relazionale su cui essa si basa); propone, per questo motivo, di estendere la cura, generalmente praticata dall’associazionismo familiare solo nei confronti delle persone, alla “cura del mondo”; prende atto dell’avvenuta uscita della cura dalla sfera del “privato” per entrare nella sfera del “comune”, con l’attenzione di non assolutizzare tale paradigma come unico garante dell’armonia sociale ed ambientale (pena il rischio di cadere nel comunitarismo), ma prevedendo l’intervento di altre istituzioni (Stato e mercato) in una virtuosa triangolazione tra pubblico-privato-comune.

L'associazionismo familiare in Umbria. Cura, dono ed economia del bene comune

MONTESI, Cristina
2013

Abstract

Il volume contiene le risultanze di una ricerca, promossa e finanziata dall’Assessorato al Welfare ed Istruzione della Regione Umbria, avente per oggetto l’intero universo dell’associazionismo familiare in Umbria (nonché alcune reti informali familiari presenti nella regione). Di questo sono state analizzate la consistenza, l’evoluzione e le caratteristiche strutturali con le sue peculiarità rispetto ad altre tipologie di associazionismo; le risorse umane, finanziarie, logistiche; le concrete modalità operative (anche relativamente alla realizzazione di servizi innovativi alla persona); le potenzialità implicite ed i vincoli corrispondenti; le criticità; le modalità di finanziamento; i rapporti con il settore pubblico, con le altre componenti del Terzo Settore, con il settore privato; il raccordo con le diverse Istituzioni ed il grado di inserimento nei flussi informativi/comunicativi e consultivi istituzionali; il protagonismo esercitato nella concertazione/programmazione/attuazione delle politiche sociali con i relativi punti di forza e di debolezza. Dalla ricognizione sono altresì emerse indicazioni di policy in ordine alla individuazione delle condizioni e delle modalità per superare le criticità registrate, al diverso ruolo che tali associazioni possono esercitare nel campo della coprogettazione insieme al settore pubblico ed al settore privato di servizi innovativi, alla delineazione delle politiche sociali nel passaggio dalla sussidiarietà orizzontale a forme più evolute di sussidiarietà circolare. Le politiche di promozione e sostegno dell’associazionismo familiare da intraprendere a livello umbro vengono infine inscritte nell’ambito delle politiche delle famiglie e per le famiglie del nostro paese (vedi la presentazione di Stefano Zamagni ed il saggio di Antonello Scialdone). Al di là delle risultanze empiriche della ricerca, il volume inquadra il fenomeno dell’associazionismo familiare nel più ampio sistema dono-cura-associazionismo; rilegge la cura in modo innovativo, ovvero non più come obbligo sociale femminile all’insegna del dono unilaterale che rasenta la figura del sacrificio, ma come dono libero, relazionale all’insegna della reciprocità (simmetrica o generalizzata) che ha sì un connotato di genere, ma non più prescrittivo; interpreta la cura come un paradigma universale di umanizzazione della società e, di conseguenza, anche dell’economia che in essa è incastonata (lavorando per il “bene comune”) e non come una pratica contingente che svalorizza sia chi la esercita sia chi ne beneficia; legge innovativamente la cura anche come un paradigma che garantisce la convivenza fra tutte le diverse specie viventi (dato il presupposto relazionale su cui essa si basa); propone, per questo motivo, di estendere la cura, generalmente praticata dall’associazionismo familiare solo nei confronti delle persone, alla “cura del mondo”; prende atto dell’avvenuta uscita della cura dalla sfera del “privato” per entrare nella sfera del “comune”, con l’attenzione di non assolutizzare tale paradigma come unico garante dell’armonia sociale ed ambientale (pena il rischio di cadere nel comunitarismo), ma prevedendo l’intervento di altre istituzioni (Stato e mercato) in una virtuosa triangolazione tra pubblico-privato-comune.
2013
9788820423490
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1224566
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