Il palazzo ducale della Corgna a Castiglione del Lago (PG) e la villa-castello di Salci nel comune di Città della Pieve (PG) sono due delle tante residenze nobiliari inserite all’interno di una fitta rete di incastellamenti nel territorio Trasimeno-Pievese ma con finalità diverse. Entrambe le residenze sono singolari per la loro storia e per quanto hanno lasciato di fruibile e di recuperabile. Concepito come casino di caccia per i Baglioni (fine sec. XV), il palazzo ducale della Corgna fu ampliato e restaurato nel XVI secolo tanto da divenire un piccolo microcosmo dorato, chiuso all’interno di una città murata. Gestito dal sistema politico dei della Corgna divenne la nobile ed eletta sede del loro marchesato dal 1550 al 1643. I della Corgna grazie alle onerose tasse imposte al contado si garantirono ricchi introiti da poter spendere nel culto del bello. Lo stile architettonico esterno dell’edificio e molti elementi decorativi dell’interno collimano con quelli del palazzo Farnese di Caprarola (realizzato nel 1555 da Barozzi). La maggior parte degli affreschi del palazzo ducale di Castiglione furono commissionati nel 1574 a Niccolò Circignani da Diomede della Penna della Corgna, nipote di Ascanio, per celebrare le gesta dello zio. Di fronte al palazzo si estendevano giardini sempre verdeggianti e fioriti che rispecchiavano il gusto dell’epoca: geometria e antinaturalità. Il palazzo ducale, devastato da un incendio nel 1824 e acquistato dal comune di Castiglione nel 1870, è oggi in parte occupato dalle sede municipale in quanto solo circa 1000 mq sono stati recuperati a fruizione pubblica. La storia della villa di Salci, un’azienda agraria immersa nella ubertosa campagna del Pievese, è in qualche modo legata alle vicende del castello che dal XVII al XVIII secolo ebbe una grande risonanza in campo politico e religioso, prima sotto il duca Michele Ferdinando Bonelli, poi con la famiglia Bonelli-Crescenzi che rimase proprietaria di Salci fino al 1886, ovvero fino all’anno in cui tutto il tenimento passò nelle mani della marchesa Vittoria di Mirafiori Spinola, figlia illegittima di Vittorio Emanuele II di Savoia e di Rosa Vercelliana Guerrieri (soprannominata ‘la Bèla Rosin’). L’opera di rinnovamento della tenuta fu intrapresa con grande dispendio di risorse economiche da Vittoria e dal suo giovane compagno Paolo De Simone, al quale ella si era legata allontanandosi dal marito il marchese Giovanni Spinola; tuttavia a causa di iniziative commerciali poco redditizie la marchesa fu costretta a riparare a Roma per sfuggire ai creditori. Dopo il crollo finanziario l’intera proprietà fu venduta nel 1896 al ricco latifondista genovese Roberto Paganini e, fino alla II guerra mondiale, rappresentò unitamente al borgo-castello di Salci un polo agricolo di notevole importanza. Incerti i destini della villa - ancora in discreto stato di conservazione all’interno del parco di 2.500 mq - e del castello di proprietà della s.r.l. Raut (Risanemento agricolo umbro-toscano) dal 1970. Il lavoro si chiude con il Catalogo esposto, con immagini e relative didascalie esplicative delle due residenze nobiliari, dal 18 febbraio al 18 luglio 2004 nelle teche della Mostra ‘Perugino e il paesaggio’, allestita nelle sale di Palazzo della Corgna a Città della Pieve in occasione della manifestazione celebrativa del pittore Pietro Vannucci (detto Perugino), nato in questa città nella metà del XV secolo.
Il palazzo ducale della Corgna di Castiglione del Lago, la villa-castello di Salci: esempi di residenze nobiliari nel territorio Trasimeno-Pievese
PALOMBA, Maria Paola
2004
Abstract
Il palazzo ducale della Corgna a Castiglione del Lago (PG) e la villa-castello di Salci nel comune di Città della Pieve (PG) sono due delle tante residenze nobiliari inserite all’interno di una fitta rete di incastellamenti nel territorio Trasimeno-Pievese ma con finalità diverse. Entrambe le residenze sono singolari per la loro storia e per quanto hanno lasciato di fruibile e di recuperabile. Concepito come casino di caccia per i Baglioni (fine sec. XV), il palazzo ducale della Corgna fu ampliato e restaurato nel XVI secolo tanto da divenire un piccolo microcosmo dorato, chiuso all’interno di una città murata. Gestito dal sistema politico dei della Corgna divenne la nobile ed eletta sede del loro marchesato dal 1550 al 1643. I della Corgna grazie alle onerose tasse imposte al contado si garantirono ricchi introiti da poter spendere nel culto del bello. Lo stile architettonico esterno dell’edificio e molti elementi decorativi dell’interno collimano con quelli del palazzo Farnese di Caprarola (realizzato nel 1555 da Barozzi). La maggior parte degli affreschi del palazzo ducale di Castiglione furono commissionati nel 1574 a Niccolò Circignani da Diomede della Penna della Corgna, nipote di Ascanio, per celebrare le gesta dello zio. Di fronte al palazzo si estendevano giardini sempre verdeggianti e fioriti che rispecchiavano il gusto dell’epoca: geometria e antinaturalità. Il palazzo ducale, devastato da un incendio nel 1824 e acquistato dal comune di Castiglione nel 1870, è oggi in parte occupato dalle sede municipale in quanto solo circa 1000 mq sono stati recuperati a fruizione pubblica. La storia della villa di Salci, un’azienda agraria immersa nella ubertosa campagna del Pievese, è in qualche modo legata alle vicende del castello che dal XVII al XVIII secolo ebbe una grande risonanza in campo politico e religioso, prima sotto il duca Michele Ferdinando Bonelli, poi con la famiglia Bonelli-Crescenzi che rimase proprietaria di Salci fino al 1886, ovvero fino all’anno in cui tutto il tenimento passò nelle mani della marchesa Vittoria di Mirafiori Spinola, figlia illegittima di Vittorio Emanuele II di Savoia e di Rosa Vercelliana Guerrieri (soprannominata ‘la Bèla Rosin’). L’opera di rinnovamento della tenuta fu intrapresa con grande dispendio di risorse economiche da Vittoria e dal suo giovane compagno Paolo De Simone, al quale ella si era legata allontanandosi dal marito il marchese Giovanni Spinola; tuttavia a causa di iniziative commerciali poco redditizie la marchesa fu costretta a riparare a Roma per sfuggire ai creditori. Dopo il crollo finanziario l’intera proprietà fu venduta nel 1896 al ricco latifondista genovese Roberto Paganini e, fino alla II guerra mondiale, rappresentò unitamente al borgo-castello di Salci un polo agricolo di notevole importanza. Incerti i destini della villa - ancora in discreto stato di conservazione all’interno del parco di 2.500 mq - e del castello di proprietà della s.r.l. Raut (Risanemento agricolo umbro-toscano) dal 1970. Il lavoro si chiude con il Catalogo esposto, con immagini e relative didascalie esplicative delle due residenze nobiliari, dal 18 febbraio al 18 luglio 2004 nelle teche della Mostra ‘Perugino e il paesaggio’, allestita nelle sale di Palazzo della Corgna a Città della Pieve in occasione della manifestazione celebrativa del pittore Pietro Vannucci (detto Perugino), nato in questa città nella metà del XV secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.