Il lavoro ha inteso cogliere alcune specificità dello sviluppo economico dell’Umbria, dalla crisi della mezzadria al pieno dispiegamento delle forze industriali, a confronto con quello delle regioni limitrofe. Il punto di partenza è l’immagine di una istantanea scattata, tra gli anni sessanta e settanta e capace cogliere, non solo in termini di profili occupazionali, quattro soggetti abbastanza diversi sotto il profilo della loro collocazione media rispetto ai processi di sviluppo ed anche della distribuzione territoriale dei fattori di crescita all’interno: in ognuna delle quattro regioni, infatti, era netta ed evidente la compresenza di aree relativamente più forti ed aree relativamente deboli, come se lo sviluppo squilibrato all’interno servisse, e non era affatto cosa nuova od insolita, a raccogliere energie per progredire, in media, in modo allineato con la media delle altre regioni. Non solo sotto il profilo occupazionale complessivo, dunque, continuavano ad annidarsi dissomiglianze e diversità dei sistemi produttivi che si è ritenuto interessante cogliere col lavoro di ricerca effettuato. In particolare si è effettuata una focalizzazione di sintesi, per gli anni novanta, ricorrendo all’impiego di una griglia di classificazione molto semplice, quale è quella nota come “tassonomia di Pavitt”, e tuttavia utile per far emergere alcuni aspetti di rilievo del percorso evolutivo del sistema regionale. La rielaborazione dei dati sintetici utilizzando un altro popolare strumento di analisi economica regionale, quale è la cosiddetta Shift Share Analysis ha inoltre permesso di fissare alcuni punti da cui partire per orientare una lettura di più lungo periodo con i dati per gli anni dal 1980 al 2004.

Profili e componenti regionali nello sviluppo

SACCHI, Sergio
2007

Abstract

Il lavoro ha inteso cogliere alcune specificità dello sviluppo economico dell’Umbria, dalla crisi della mezzadria al pieno dispiegamento delle forze industriali, a confronto con quello delle regioni limitrofe. Il punto di partenza è l’immagine di una istantanea scattata, tra gli anni sessanta e settanta e capace cogliere, non solo in termini di profili occupazionali, quattro soggetti abbastanza diversi sotto il profilo della loro collocazione media rispetto ai processi di sviluppo ed anche della distribuzione territoriale dei fattori di crescita all’interno: in ognuna delle quattro regioni, infatti, era netta ed evidente la compresenza di aree relativamente più forti ed aree relativamente deboli, come se lo sviluppo squilibrato all’interno servisse, e non era affatto cosa nuova od insolita, a raccogliere energie per progredire, in media, in modo allineato con la media delle altre regioni. Non solo sotto il profilo occupazionale complessivo, dunque, continuavano ad annidarsi dissomiglianze e diversità dei sistemi produttivi che si è ritenuto interessante cogliere col lavoro di ricerca effettuato. In particolare si è effettuata una focalizzazione di sintesi, per gli anni novanta, ricorrendo all’impiego di una griglia di classificazione molto semplice, quale è quella nota come “tassonomia di Pavitt”, e tuttavia utile per far emergere alcuni aspetti di rilievo del percorso evolutivo del sistema regionale. La rielaborazione dei dati sintetici utilizzando un altro popolare strumento di analisi economica regionale, quale è la cosiddetta Shift Share Analysis ha inoltre permesso di fissare alcuni punti da cui partire per orientare una lettura di più lungo periodo con i dati per gli anni dal 1980 al 2004.
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