Il saggio, aprendo il catalogo della mostra Arnolfo. Alle origini del Rinascimento fiorentino, Firenze, 2005-2006, riconsidera la figura del maestro al termine del suo percorso, nel contesto di Firenze alla fine del Duecento, e affronta il problema dell’unica opera architettonica a lui sicuramente assegnabile: l’antica facciata di Santa Maria del Fiore, andata distrutta, ma testimoniata da sculture, fonti e da documenti figurativi. L’elemento più significativo emerso da vari gradi di indagine e qui illustrato è l’inclinazione di Arnolfo a saldare architettura e scultura attraverso un nesso illusivo, in grado di confrontarsi con la speculazione spaziosa di Giotto. Ha reso possibile questa considerazione la restituzione del sistema architettonico-plastico del fronte arnolfiano della cattedrale, poggiato sul disegno di Bernardino Poccetti e legittimato sia dalla ricontestualizzazione (proposta nell’allestimento della mostra) di vari frammenti marmorei e musivi, sia dall’esame filologico e tecnico delle singole sculture che componevano le scene delle lunette, dell’edicola col Bonifacio VIII, e dei timpani. Attraverso l’esame del suo modus operandi, la personalità di Arnolfo emerge alla fine in tutta la sua complessità: risulta in linea con il suo tempo per l’ostensione della mentalità di caput magister, abile nella gestione del cantiere e consapevole dell’adeguato sfruttamento dei materiali; ma rivela anche la pertinenza a una temperie di venatura protoumanistica nel rapporto con l’antico e nella volontà di conferire al bassorilievo una dimensione illusivamente statuaria. Ogni elemento, decorativo o figurato che sia , inserendosi propriamente nel progetto scenografico- narrativo concepito da Arnolfo, assume un ruolo essenziale all’interno di un sistema stringente di relazioni iconografiche, compositive e formali.

Arnolfo e Firenze

NERI, Enrica
2005

Abstract

Il saggio, aprendo il catalogo della mostra Arnolfo. Alle origini del Rinascimento fiorentino, Firenze, 2005-2006, riconsidera la figura del maestro al termine del suo percorso, nel contesto di Firenze alla fine del Duecento, e affronta il problema dell’unica opera architettonica a lui sicuramente assegnabile: l’antica facciata di Santa Maria del Fiore, andata distrutta, ma testimoniata da sculture, fonti e da documenti figurativi. L’elemento più significativo emerso da vari gradi di indagine e qui illustrato è l’inclinazione di Arnolfo a saldare architettura e scultura attraverso un nesso illusivo, in grado di confrontarsi con la speculazione spaziosa di Giotto. Ha reso possibile questa considerazione la restituzione del sistema architettonico-plastico del fronte arnolfiano della cattedrale, poggiato sul disegno di Bernardino Poccetti e legittimato sia dalla ricontestualizzazione (proposta nell’allestimento della mostra) di vari frammenti marmorei e musivi, sia dall’esame filologico e tecnico delle singole sculture che componevano le scene delle lunette, dell’edicola col Bonifacio VIII, e dei timpani. Attraverso l’esame del suo modus operandi, la personalità di Arnolfo emerge alla fine in tutta la sua complessità: risulta in linea con il suo tempo per l’ostensione della mentalità di caput magister, abile nella gestione del cantiere e consapevole dell’adeguato sfruttamento dei materiali; ma rivela anche la pertinenza a una temperie di venatura protoumanistica nel rapporto con l’antico e nella volontà di conferire al bassorilievo una dimensione illusivamente statuaria. Ogni elemento, decorativo o figurato che sia , inserendosi propriamente nel progetto scenografico- narrativo concepito da Arnolfo, assume un ruolo essenziale all’interno di un sistema stringente di relazioni iconografiche, compositive e formali.
2005
9788883049996
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