Lo stretto ancoramento alla documentazione etnografica e il riferimento costante alle fonti orali che volutamente caratterizzano la stesura del saggio rappresentano l'aspetto fondamentale di un metodo di lavoro che non vuole utilizzare paradigmi teorici in modo meccanico ed astratto ma cerca di partire dai dati acquisiti sul campo, evitando indebite forzature e generalizzazioni comparativistiche, e propone modelli critico-interpretativi di tipo antropologico che non ignorano pregiudizialmente il punto di vista emico. Nell'individuare le due sporgenze stagionali relative a san Martino e a sant'Anna in Umbria abbiamo voluto mostrare le potenzialità euristiche del concetto di margine applicato al ciclo calendariale, in quanto i giorni di san Martino e di sant'Anna presentano tutte le caratteristiche tipiche della fase liminare, del tempo fuori dal tempo. Rappresentano ambedue una avvertita cerniera di tipo climatico, prevedono obblighi e divieti specifici, cioè esplicitamente connessi al relativo periodo festivo e consentono, infine, attraverso l'ottica fornita dai complessi mitico-rituali relativi alle due figure del sacro una sorta di temporaneo estraneamento, permettono di riflettere e di interrogarsi, cioè, sulla propria particolare condizione umana. San Martino e sant'Anna non solo quindi perché le due cesure calendariali insistono ambedue su un ciclo produttivo vitale per le classi subalterne rurali, quello del grano -san Martino è collegato alla semina e sant'Anna alla trebbiatura del cereale- ma anche perché i relativi complessi mitico-rituali sono stati forgiati a livello subalterno per promuovere e affermare all'interno dei due periodi festivi, due parziali, opposte e complementari visioni del mondo: con san Martino si afferma un punto di vista maschile e con sant'Anna un punto di vista femminile.

Il buon uso dei santi. San Martino e sant’Anna: tradizione scritta e autonomia folclorica,

BARONTI, Giancarlo
2005

Abstract

Lo stretto ancoramento alla documentazione etnografica e il riferimento costante alle fonti orali che volutamente caratterizzano la stesura del saggio rappresentano l'aspetto fondamentale di un metodo di lavoro che non vuole utilizzare paradigmi teorici in modo meccanico ed astratto ma cerca di partire dai dati acquisiti sul campo, evitando indebite forzature e generalizzazioni comparativistiche, e propone modelli critico-interpretativi di tipo antropologico che non ignorano pregiudizialmente il punto di vista emico. Nell'individuare le due sporgenze stagionali relative a san Martino e a sant'Anna in Umbria abbiamo voluto mostrare le potenzialità euristiche del concetto di margine applicato al ciclo calendariale, in quanto i giorni di san Martino e di sant'Anna presentano tutte le caratteristiche tipiche della fase liminare, del tempo fuori dal tempo. Rappresentano ambedue una avvertita cerniera di tipo climatico, prevedono obblighi e divieti specifici, cioè esplicitamente connessi al relativo periodo festivo e consentono, infine, attraverso l'ottica fornita dai complessi mitico-rituali relativi alle due figure del sacro una sorta di temporaneo estraneamento, permettono di riflettere e di interrogarsi, cioè, sulla propria particolare condizione umana. San Martino e sant'Anna non solo quindi perché le due cesure calendariali insistono ambedue su un ciclo produttivo vitale per le classi subalterne rurali, quello del grano -san Martino è collegato alla semina e sant'Anna alla trebbiatura del cereale- ma anche perché i relativi complessi mitico-rituali sono stati forgiati a livello subalterno per promuovere e affermare all'interno dei due periodi festivi, due parziali, opposte e complementari visioni del mondo: con san Martino si afferma un punto di vista maschile e con sant'Anna un punto di vista femminile.
2005
9788882343378
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