Il presente studio si pone un duplice obiettivo: da un lato vuole dar conto dell’andamento economico-finanziario delle imprese della provincia di Perugia nel 2011, dall’altro lato offre un approfondimento sul modo con cui alcune imprese della stessa provincia, classificate in base ad una diversa propensione ad investire e ad incrementare l’occupazione, stanno reagendo alla crisi. Nell’analisi che si riferisce al 2011, la provincia di Perugia è posta a confronto con l’intera regione Umbria e con il Centro Nord. Mentre in termini di produttività e competitività sembra confermato, se non peggiorato, lo scarto negativo che esiste tra imprese perugine/umbre ed imprese del Centro Nord, in termini di redditività (ROA, ROE e ROS), se prendiamo in considerazione la sola provincia di Perugia, la distanza si riduce notevolmente e, per ROE e ROS le imprese perugine si trovano in lievissimo vantaggio. Tali ultimi risultati potrebbero essere legati al modo con cui si misura la redditività, si tratta infatti di ritorni sul capitale investito che è presente con minore intensità nelle imprese perugine, dunque il rapporto più alto dipende da un denominatore più basso. Tuttavia va rilevato che esiste comunque, dentro la provincia di Perugia, un gruppo di imprese con buone performances sia nella produttività che nella redditività. Appartengono a tale gruppo le medie imprese alimentari perugine, le medie e medio-piccole imprese meccaniche, ma anche le medie e medio-piccole imprese dei servizi classificati come Knowledge Intensive. Nella seconda parte si classifica un sottoinsieme di imprese perugine in base alla diversa propensione e persistenza a fare investimenti ed incrementare l’occupazione negli anni 2002-2011. Si ottengono così quattro gruppi di imprese: i) le imprese della complementarietà tra investimenti ed occupazione (Imprese CIO), vale a dire le unità produttive che adottano tali comportamenti al di sopra del valore mediano per almeno 2 sottoperiodi su tre dell’arco temporale decennale; ii) le imprese persistenti solo nell’investire in capitale (Imprese INV); iii) le imprese persistenti solo nell’incrementare l’occupazione (Imprese OCC); iv) un gruppo residuale definito Altre Imprese. I risultati mostrano in primo luogo, per certi versi sorprendentemente, come il gruppo residuale delle Altre Imprese non è affatto marginale, ma individua un cluster di unità produttive con alti livelli di produttività e buona propensione all’export, tuttavia è degno di nota come la scarsa dinamica nell’investire ed incrementare l’occupazione si sia riflessa in un sensibile calo della produttività e della redditività negli anni considerati. Al contrario il gruppo delle imprese CIO, impegnate negli ultimi anni ad incrementare investimenti e dipendenti ad un ritmo superiore a quello mediano del settore di appartenenza, pur avendo al proprio interno una maggiore numerosità di imprese piccole (10-19 dipendenti) e medio piccole (20-49 dipendenti) e pur partendo da una situazione sfavorevole in termini di produttività e redditività, mostra una performance ed una capacità di recupero notevole, che se non riesce a raggiungere in termini di produttività del lavoro il gruppo “forte” delle Altre Imprese, le sopravanza in termini di redditività (in particolare ROA e ROE). In questo gruppo di imprese della complementarietà (Imprese CIO) si sono fatti meno licenziamenti, meno ricorso a cassa integrazione e si sono ridotte meno le ore lavorate negli ultimi anni. Inoltre si riscontra comunque nello stesso gruppo una buona propensione all’export, inferiore solo a quella del gruppo delle Altre Imprese, ed un’alta propensione a fare investimenti per la ricerca di nuovi mercati. Infine la più alta quota di imprese che in media si percepisce per aver mostrato una performance soddisfacente negli anni 2009-2011 appartiene sempre a questo gruppo di Imprese CIO.

Investimenti e occupazione. Propensione delle imprese perugine ad investire e ad incrementare l’occupazione in anni difficili

POMPEI, Fabrizio
2013

Abstract

Il presente studio si pone un duplice obiettivo: da un lato vuole dar conto dell’andamento economico-finanziario delle imprese della provincia di Perugia nel 2011, dall’altro lato offre un approfondimento sul modo con cui alcune imprese della stessa provincia, classificate in base ad una diversa propensione ad investire e ad incrementare l’occupazione, stanno reagendo alla crisi. Nell’analisi che si riferisce al 2011, la provincia di Perugia è posta a confronto con l’intera regione Umbria e con il Centro Nord. Mentre in termini di produttività e competitività sembra confermato, se non peggiorato, lo scarto negativo che esiste tra imprese perugine/umbre ed imprese del Centro Nord, in termini di redditività (ROA, ROE e ROS), se prendiamo in considerazione la sola provincia di Perugia, la distanza si riduce notevolmente e, per ROE e ROS le imprese perugine si trovano in lievissimo vantaggio. Tali ultimi risultati potrebbero essere legati al modo con cui si misura la redditività, si tratta infatti di ritorni sul capitale investito che è presente con minore intensità nelle imprese perugine, dunque il rapporto più alto dipende da un denominatore più basso. Tuttavia va rilevato che esiste comunque, dentro la provincia di Perugia, un gruppo di imprese con buone performances sia nella produttività che nella redditività. Appartengono a tale gruppo le medie imprese alimentari perugine, le medie e medio-piccole imprese meccaniche, ma anche le medie e medio-piccole imprese dei servizi classificati come Knowledge Intensive. Nella seconda parte si classifica un sottoinsieme di imprese perugine in base alla diversa propensione e persistenza a fare investimenti ed incrementare l’occupazione negli anni 2002-2011. Si ottengono così quattro gruppi di imprese: i) le imprese della complementarietà tra investimenti ed occupazione (Imprese CIO), vale a dire le unità produttive che adottano tali comportamenti al di sopra del valore mediano per almeno 2 sottoperiodi su tre dell’arco temporale decennale; ii) le imprese persistenti solo nell’investire in capitale (Imprese INV); iii) le imprese persistenti solo nell’incrementare l’occupazione (Imprese OCC); iv) un gruppo residuale definito Altre Imprese. I risultati mostrano in primo luogo, per certi versi sorprendentemente, come il gruppo residuale delle Altre Imprese non è affatto marginale, ma individua un cluster di unità produttive con alti livelli di produttività e buona propensione all’export, tuttavia è degno di nota come la scarsa dinamica nell’investire ed incrementare l’occupazione si sia riflessa in un sensibile calo della produttività e della redditività negli anni considerati. Al contrario il gruppo delle imprese CIO, impegnate negli ultimi anni ad incrementare investimenti e dipendenti ad un ritmo superiore a quello mediano del settore di appartenenza, pur avendo al proprio interno una maggiore numerosità di imprese piccole (10-19 dipendenti) e medio piccole (20-49 dipendenti) e pur partendo da una situazione sfavorevole in termini di produttività e redditività, mostra una performance ed una capacità di recupero notevole, che se non riesce a raggiungere in termini di produttività del lavoro il gruppo “forte” delle Altre Imprese, le sopravanza in termini di redditività (in particolare ROA e ROE). In questo gruppo di imprese della complementarietà (Imprese CIO) si sono fatti meno licenziamenti, meno ricorso a cassa integrazione e si sono ridotte meno le ore lavorate negli ultimi anni. Inoltre si riscontra comunque nello stesso gruppo una buona propensione all’export, inferiore solo a quella del gruppo delle Altre Imprese, ed un’alta propensione a fare investimenti per la ricerca di nuovi mercati. Infine la più alta quota di imprese che in media si percepisce per aver mostrato una performance soddisfacente negli anni 2009-2011 appartiene sempre a questo gruppo di Imprese CIO.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1344372
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