L'attuale ecosistema della comunicazione, fondato su un'economia della condivisione e dell'immateriale, ci porta a riflettere criticamente e valutare le straordinarie potenzialità, ma anche le numerose criticità, della moderna prassi comunicativa e tecnologica: un cambiamento radicale di codici, culture, modalità di produzione e condivisione, gerarchie (disintermediazione) - una vera trasformazione antropologica (1996) - dalle numerose implicazioni in termini di paradigma, di cittadinanza e inclusione (non solo digitale), con ricadute notevoli su identità e soggettività in gioco. Una rivoluzione di tale portata, legata a molteplici variabili e concause, da occasione irripetibile di innovazione sociale e mutamento, potrebbe rivelarsi l'ennesima opportunità per élites e gruppi sociali ristretti, a causa di tanti fattori: digital divide, cultural divide (troppo a lungo sottovalutato), asimmetrie, mancanza di strategie sistemiche di lungo periodo. Per questa complessità sociale, oltre ad una rinnovata attenzione per le regole e i diritti (Net Neutrality, FOIA, Internet Bill of Rights), occorrono approccio alla complessità, in grado di evitare spiegazioni riduzionistiche e deterministiche, ma anche, e soprattutto, una nuova sensibilità etica. Dal momento che, oggi, come mai in passato, la tecnologia è entrata a far parte della sintesi di nuovi valori e di nuovi criteri di giudizio (1998). Gli attori sociali si trovano di fronte alla possibilità di operare un irreversibile salto di qualità: ma il problema non è soltanto rilevare, osservare il fatto scientifico, quanto prendere atto che la comunicazione è soprattutto un comportamento che genera comportamenti e produce valore. E, nel far questo, è di fondamentale importanza non confondere i mezzi con i fini, il piano degli strumenti con quello dei contenuti, la comunicazione con la connessione.
Dentro la Società interconnessa. Prospettive etiche per un nuovo ecosistema della comunicazione
DOMINICI, Piero
2014
Abstract
L'attuale ecosistema della comunicazione, fondato su un'economia della condivisione e dell'immateriale, ci porta a riflettere criticamente e valutare le straordinarie potenzialità, ma anche le numerose criticità, della moderna prassi comunicativa e tecnologica: un cambiamento radicale di codici, culture, modalità di produzione e condivisione, gerarchie (disintermediazione) - una vera trasformazione antropologica (1996) - dalle numerose implicazioni in termini di paradigma, di cittadinanza e inclusione (non solo digitale), con ricadute notevoli su identità e soggettività in gioco. Una rivoluzione di tale portata, legata a molteplici variabili e concause, da occasione irripetibile di innovazione sociale e mutamento, potrebbe rivelarsi l'ennesima opportunità per élites e gruppi sociali ristretti, a causa di tanti fattori: digital divide, cultural divide (troppo a lungo sottovalutato), asimmetrie, mancanza di strategie sistemiche di lungo periodo. Per questa complessità sociale, oltre ad una rinnovata attenzione per le regole e i diritti (Net Neutrality, FOIA, Internet Bill of Rights), occorrono approccio alla complessità, in grado di evitare spiegazioni riduzionistiche e deterministiche, ma anche, e soprattutto, una nuova sensibilità etica. Dal momento che, oggi, come mai in passato, la tecnologia è entrata a far parte della sintesi di nuovi valori e di nuovi criteri di giudizio (1998). Gli attori sociali si trovano di fronte alla possibilità di operare un irreversibile salto di qualità: ma il problema non è soltanto rilevare, osservare il fatto scientifico, quanto prendere atto che la comunicazione è soprattutto un comportamento che genera comportamenti e produce valore. E, nel far questo, è di fondamentale importanza non confondere i mezzi con i fini, il piano degli strumenti con quello dei contenuti, la comunicazione con la connessione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.