Il processo di ridefinizione dell’identità indotto dalla globalizzazione ha favorito, come hanno messo in luce acuti autori quali Castells e Bauman, il risveglio dell’idea di comunità e dei valori del comunitarismo. Tali valori implicano: concepire il sé come ancorato in una comunità; provare un forte senso di appartenenza nei confronti della collettività di cui si è parte; considerare i doveri e l’obbligazione reciproca più rilevanti dei diritti individuali; e, infine, poter coltivare il senso di un bene comune. Una prima forma embrionale di tradizione comunitaria può essere riscontrata nelle raffigurazioni “corporatiste” della pólis greca e della respublica romana che emergono nel mondo antico; è però al Medioevo e allo sviluppo della città comunale che occorre guardare per “cogliere” il momento in cui tale tradizione raggiunge il suo massimo prestigio. Vanno poi annoverati il “primo liberalismo”, che tenta di coniugare gli ideali della libertà e dell’uguaglianza con quelli dell’amicizia e delle virtù civiche; e la Rivoluzione francese, che dà nuovo impulso al bene della fraternità; non si può dimenticare, infine, la rivalutazione dell’appartenenza al popolo, allo Stato e alla nazione operata dal romanticismo tedesco. Se una giusta dose di comunitarismo non può che essere benefica per il funzionamento del sistema sociale, alcuni problemi possono sorgere nel momento in cui si assiste a un eccessivo rafforzamento dei valori comunitari e a una rapida proliferazione degli uomini comunitari. Il “tracciare confini” fra sé e gli estranei; l’apprezzare solo i modi e gli stili di vita vicini ai propri; la tentazione di compiere atti di misconoscimento sono elementi caratterizzanti le modalità di relazione dell’uomo comunitario, e, come tali, forieri di divisione e contrapposizione. E il conservatorismo estremo; il razzismo; l’assolutizzazione dell’identità sociale; l’autoritarismo dei seguaci; il clientelismo sono le principali forme degenerative alle quali può approdare il comunitarismo.

L'uomo comuntario nella società globalizzata

BARBIERI, GIOVANNI
2010

Abstract

Il processo di ridefinizione dell’identità indotto dalla globalizzazione ha favorito, come hanno messo in luce acuti autori quali Castells e Bauman, il risveglio dell’idea di comunità e dei valori del comunitarismo. Tali valori implicano: concepire il sé come ancorato in una comunità; provare un forte senso di appartenenza nei confronti della collettività di cui si è parte; considerare i doveri e l’obbligazione reciproca più rilevanti dei diritti individuali; e, infine, poter coltivare il senso di un bene comune. Una prima forma embrionale di tradizione comunitaria può essere riscontrata nelle raffigurazioni “corporatiste” della pólis greca e della respublica romana che emergono nel mondo antico; è però al Medioevo e allo sviluppo della città comunale che occorre guardare per “cogliere” il momento in cui tale tradizione raggiunge il suo massimo prestigio. Vanno poi annoverati il “primo liberalismo”, che tenta di coniugare gli ideali della libertà e dell’uguaglianza con quelli dell’amicizia e delle virtù civiche; e la Rivoluzione francese, che dà nuovo impulso al bene della fraternità; non si può dimenticare, infine, la rivalutazione dell’appartenenza al popolo, allo Stato e alla nazione operata dal romanticismo tedesco. Se una giusta dose di comunitarismo non può che essere benefica per il funzionamento del sistema sociale, alcuni problemi possono sorgere nel momento in cui si assiste a un eccessivo rafforzamento dei valori comunitari e a una rapida proliferazione degli uomini comunitari. Il “tracciare confini” fra sé e gli estranei; l’apprezzare solo i modi e gli stili di vita vicini ai propri; la tentazione di compiere atti di misconoscimento sono elementi caratterizzanti le modalità di relazione dell’uomo comunitario, e, come tali, forieri di divisione e contrapposizione. E il conservatorismo estremo; il razzismo; l’assolutizzazione dell’identità sociale; l’autoritarismo dei seguaci; il clientelismo sono le principali forme degenerative alle quali può approdare il comunitarismo.
2010
9788849827651
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/135059
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