Si deve constatare come l’Activity-based Costing (ABC), nel corso del tempo abbia goduto di una particolare attenzione e, difatti, la letteratura in materia è molto ampia. Fin da quando è stato presentato in modo formale, negli studi di Kaplan e Johnson (1987) , e nei lavori di Cooper, il dibattito che ne nacque dette l’impulso ad una grande attività di produzione sia nel campo della ricerca empirica sia in quella teorica. Tale teorizzazione ebbe luogo in condizioni favorevoli dovute alla complessità produttiva emergente nell’economia degli anni ’80. Nel medesimo periodo vi furono anche i considerevoli contributi di Porter e di Miller-Vollmann ad accrescere il dibattito intorno all’analisi delle attività all’interno dell’azienda. I contributi, in termini per lo meno quantitativi, sono stati particolarmente numerosi e, dopo un periodo di stasi, proprio in questi ultimi anni vi è stata una ripresa della tematica in favore delle nuove possibilità di applicazione alle aziende di servizi e alle funzioni aziendali di supporto alla produzione. Inizialmente, i primi contributi hanno focalizzato la loro attenzione al settore industriale e solo in tempi più recenti molti studi hanno analizzato l’ABC al di fuori di tale contesto . Con riferimento all’evoluzione dell’ABC, a seguito delle critiche mosse da più parti, e la seguente introduzione del Time Driven Activity-based Costing (TDABC), si è notato un rilancio di tali modelli in tempi recenti. L’introduzione del TDABC ha generato un nuovo dibattito e una ripresa nella produzione di contributi su tale tematica. In particolare, proprio quest’ultimo evento può essere di indubbio interesse e oggetto di una profonda riflessione. Quest’ultima evoluzione dell’ABC in relazione al modello tradizionale ha destato un certo interesse, e per tale motivo si ritiene opportuno considerare, al contempo, i recenti studi e le possibili evoluzioni future del modello rispetto al suo progenitore. Dalla comparazione degli studi sull'ABC e il TDABC si evidenzia come, seppure quest'ultimo è di più semplice adozione, risulti meno efficace nel cogliere coerentemente la complessità dei driver di costo dell'azienda. In altri termini, il TDABC sembrerebbe idoneo in quelle aziende con processi non particolarmente articolati e, quindi, di minore complessità. Al contrario, l'ABC risulta particolarmente esoso in termini di risorse ma aumentano i benefici ritraibili con l'incremento della complessità dei processi aziendali. in sintesi, è possibile identificare un trade off per il quale la complessità dei processi aziendali può orientare la scelta verso l'ABC oppure il TDABC (ed ancora, in misura ibrida, attravero l'utilizzo di entrambi con un ruolo più incisivo dell'uno o dell'altro in relazione alla complessità dei processi aziendali).

L'evoluzione dell'Activity-based Costing nel tempo: un confronto tra i diversi modelli

D'Achille, Antares
2014

Abstract

Si deve constatare come l’Activity-based Costing (ABC), nel corso del tempo abbia goduto di una particolare attenzione e, difatti, la letteratura in materia è molto ampia. Fin da quando è stato presentato in modo formale, negli studi di Kaplan e Johnson (1987) , e nei lavori di Cooper, il dibattito che ne nacque dette l’impulso ad una grande attività di produzione sia nel campo della ricerca empirica sia in quella teorica. Tale teorizzazione ebbe luogo in condizioni favorevoli dovute alla complessità produttiva emergente nell’economia degli anni ’80. Nel medesimo periodo vi furono anche i considerevoli contributi di Porter e di Miller-Vollmann ad accrescere il dibattito intorno all’analisi delle attività all’interno dell’azienda. I contributi, in termini per lo meno quantitativi, sono stati particolarmente numerosi e, dopo un periodo di stasi, proprio in questi ultimi anni vi è stata una ripresa della tematica in favore delle nuove possibilità di applicazione alle aziende di servizi e alle funzioni aziendali di supporto alla produzione. Inizialmente, i primi contributi hanno focalizzato la loro attenzione al settore industriale e solo in tempi più recenti molti studi hanno analizzato l’ABC al di fuori di tale contesto . Con riferimento all’evoluzione dell’ABC, a seguito delle critiche mosse da più parti, e la seguente introduzione del Time Driven Activity-based Costing (TDABC), si è notato un rilancio di tali modelli in tempi recenti. L’introduzione del TDABC ha generato un nuovo dibattito e una ripresa nella produzione di contributi su tale tematica. In particolare, proprio quest’ultimo evento può essere di indubbio interesse e oggetto di una profonda riflessione. Quest’ultima evoluzione dell’ABC in relazione al modello tradizionale ha destato un certo interesse, e per tale motivo si ritiene opportuno considerare, al contempo, i recenti studi e le possibili evoluzioni future del modello rispetto al suo progenitore. Dalla comparazione degli studi sull'ABC e il TDABC si evidenzia come, seppure quest'ultimo è di più semplice adozione, risulti meno efficace nel cogliere coerentemente la complessità dei driver di costo dell'azienda. In altri termini, il TDABC sembrerebbe idoneo in quelle aziende con processi non particolarmente articolati e, quindi, di minore complessità. Al contrario, l'ABC risulta particolarmente esoso in termini di risorse ma aumentano i benefici ritraibili con l'incremento della complessità dei processi aziendali. in sintesi, è possibile identificare un trade off per il quale la complessità dei processi aziendali può orientare la scelta verso l'ABC oppure il TDABC (ed ancora, in misura ibrida, attravero l'utilizzo di entrambi con un ruolo più incisivo dell'uno o dell'altro in relazione alla complessità dei processi aziendali).
2014
978-88-917-1174-8
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