Il saggio ripercorre le vicende storico-artistiche dell'arte a Perugia dal 1860 circa allo scoppio della Prima guerra mondiale analizzando il contributo di alcuni protagonisti dell'ambiente artistico perugino, quali in particolare Domenico Bruschi, Annibale Brugnoli e Lemmo Rossi Scotti, alla formulazione del simbolismo romano, quindi ricostruendo per la prima volta la fitta rete di rapporti fra costoro ed esponenti sia del simbolismo romano che dell'Aesthetic movement britannico alla luce della forte ripresa d'interesse per le tematiche ispirate al mito antico della cultura di fine XIX secolo. Frutto di una serrata indagine sulle fonti, le testimonianze pittoriche e del sistematico riesame della bibliografia esistente sull'argomento, il saggio, pertanto, precisa le dinamiche che contribuirono allo sviluppo di questi rapporti: dagli iniziali soggiorni perugini di Elihu Vedder e Tomas Hiram Hotchkiss e l'arrivo in terra d'Umbria di William Blake Richmond e Nino Costa sul finire degli anni Sessanta, ai reiterati soggiorni dello stesso Vedder, Costa e Leighton a Perugia dagli anni Settanta in poi, quindi il coagularsi intorno a queste presenze di quel gruppo che nel 1883-'84 si sarebbe dato il nome di "Scuola Etrusca", forse anche sulla suggestione dei numerosi ritrovamenti archeologici ed il conseguente fiorire di studi sull'antico popolo fondatore della città su cui all'epoca principalmente si focalizzava l'interesse dell'establishment culturale perugino. Vicini al Costa già negli anni Settanta erano i perugini Domenico Bruschi e Lemmo Rossi Scotti i quali aderivano alle iniziative promosse dal romano nella capitale fra l'ottavo ed il nono decennio del secolo, Rossi Scotti, oltretutto, figurando fra gli espositori del gruppo costiano e preraffaellita alla Grosvenor Gallery di Londra ed i sottoscrittori nel 1886 dello statuto di "In arte libertas". Il clima culturale di questi anni, fra rinnovate fortune del tema mitologico e sensibilità musicali, toccava anche Annibale Brugnoli il quale nella decorazione della romana Villa Huffer, ultimata nel 1883, si spogliava dei panni del felice decoratore neotiepolesco per farsi sensibile interprete del nuovo sentimento del paesaggio e dell'antico promosso da Costa e gli "Etruscans". Tali rapporti trovavano un loro suggello nella partecipazione di alcuni esponenti del gruppo costiano di "In arte libertas" alla grande Esposizione Generale umbra del 1899 e nelle onorificenze tributate a Leighton e lo stesso Costa dalla perugina Accademia di Belle arti. Lo sciogliersi del gruppo e la morte di Costa nel 1903, tuttavia, avrebbero decretato la fine di questa felice stagione di cui resta estrema testimonianza il ciclo decorativo che Annibale Brugnoli ultimava nel 1915 nella Villa Rossetti pochi giorni prima della sua scomparsa e l'ingresso dell'Italia in guerra.

L'età delle favole antiche. Brugnoli, Bruschi, Rossi Scotti e la Roma di Nino Costa e D'Annunzio

MIGLIORATI, Alessandra
2015

Abstract

Il saggio ripercorre le vicende storico-artistiche dell'arte a Perugia dal 1860 circa allo scoppio della Prima guerra mondiale analizzando il contributo di alcuni protagonisti dell'ambiente artistico perugino, quali in particolare Domenico Bruschi, Annibale Brugnoli e Lemmo Rossi Scotti, alla formulazione del simbolismo romano, quindi ricostruendo per la prima volta la fitta rete di rapporti fra costoro ed esponenti sia del simbolismo romano che dell'Aesthetic movement britannico alla luce della forte ripresa d'interesse per le tematiche ispirate al mito antico della cultura di fine XIX secolo. Frutto di una serrata indagine sulle fonti, le testimonianze pittoriche e del sistematico riesame della bibliografia esistente sull'argomento, il saggio, pertanto, precisa le dinamiche che contribuirono allo sviluppo di questi rapporti: dagli iniziali soggiorni perugini di Elihu Vedder e Tomas Hiram Hotchkiss e l'arrivo in terra d'Umbria di William Blake Richmond e Nino Costa sul finire degli anni Sessanta, ai reiterati soggiorni dello stesso Vedder, Costa e Leighton a Perugia dagli anni Settanta in poi, quindi il coagularsi intorno a queste presenze di quel gruppo che nel 1883-'84 si sarebbe dato il nome di "Scuola Etrusca", forse anche sulla suggestione dei numerosi ritrovamenti archeologici ed il conseguente fiorire di studi sull'antico popolo fondatore della città su cui all'epoca principalmente si focalizzava l'interesse dell'establishment culturale perugino. Vicini al Costa già negli anni Settanta erano i perugini Domenico Bruschi e Lemmo Rossi Scotti i quali aderivano alle iniziative promosse dal romano nella capitale fra l'ottavo ed il nono decennio del secolo, Rossi Scotti, oltretutto, figurando fra gli espositori del gruppo costiano e preraffaellita alla Grosvenor Gallery di Londra ed i sottoscrittori nel 1886 dello statuto di "In arte libertas". Il clima culturale di questi anni, fra rinnovate fortune del tema mitologico e sensibilità musicali, toccava anche Annibale Brugnoli il quale nella decorazione della romana Villa Huffer, ultimata nel 1883, si spogliava dei panni del felice decoratore neotiepolesco per farsi sensibile interprete del nuovo sentimento del paesaggio e dell'antico promosso da Costa e gli "Etruscans". Tali rapporti trovavano un loro suggello nella partecipazione di alcuni esponenti del gruppo costiano di "In arte libertas" alla grande Esposizione Generale umbra del 1899 e nelle onorificenze tributate a Leighton e lo stesso Costa dalla perugina Accademia di Belle arti. Lo sciogliersi del gruppo e la morte di Costa nel 1903, tuttavia, avrebbero decretato la fine di questa felice stagione di cui resta estrema testimonianza il ciclo decorativo che Annibale Brugnoli ultimava nel 1915 nella Villa Rossetti pochi giorni prima della sua scomparsa e l'ingresso dell'Italia in guerra.
2015
9788867780655
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1376176
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