Se il Sistema informativo sanitario umbro ha raggiunto punte di qualità riconosciute ai tavoli na-zionali, permettendo ad una Regione, pur piccola di dimensioni, di sostenere il confronto in termini di qualità e tempestività, con altre Regioni sicuramente più strutturate, è perché da anni abbiamo fatto nostro il superamento della pura e semplice, seppur importate, “rilevazione dati”, sostituendolo con quello di “produzione di informazioni”. I flussi informativi legati all’area materno infantile sono stati sicuramente tra i primi a compiere il salto, divenendo uno dei cardini della banca dati sanitaria a supporto della programmazione regionale. Senza la possibilità di quantificare e qualificare il sistema, facendo previsioni e ana-lizzandone le criticità, programmare non sarebbe possibile. Proprio nell’area materno infantile in questo periodo e con molta “sofferenza”, abbiamo avuto prova che i dati del SIS e tra questi quelli del CeDAP (Certificato di assistenza al parto), sottopo-sti a controlli di completezza, tempestività e qualità, sono un valido strumento per la definizione di modelli previsionali e indicatori finalizzati all’interpretazione di specifici fenomeni sanitari, e valido supporto per analisi quantitative orientate alla definizione di interventi di program-mazione sanitaria e organizzazione dei servizi (vedi la riconversione dei punti nascita nella no-stra regione). Se dalla rilevazione dati si riescono a produrre informazioni utili, non è solo perché le fonti in-formative si possono integrare garantendo quindi una completezza di informazioni pochi anni fa solo sperata, ma soprattutto perché tutti gli operatori ai vari livelli sono consapevoli del valore della singola attività che svolgono e che l’informazione generata ha ragione di sussistere solo se destinata per qualche scopo: si è creata cultura. Così anche nei nostri punti nascita i dati elementari vengono acquisiti nelle diverse Unità Operative e le informazioni dettagliate sono utilizzabili a livello operativo, mentre i dati sintetici sono utilizzati per la programmazione aziendale, regionale e per il monitoraggio ministeriale. Siamo ormai abituati a leggere ogni anno i risultati complessivi di questo lavoro quotidiano (non-sempre semplice perché incardinato in una attività assistenziale che per sua natura è “di urgenza” e frenetica), che con l’aiuto del Dipartimento di Medicina Sperimentale – Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Perugia, vengono raccolti, elaborati e confrontati, ma ogni volta la nostra attenzione si focalizza su aspetti che per il periodo contingente risultano basilari. Sta qui il valore di questo rapporto che poggiamo sul tavolo dei programmatori regionali: grazie alla numerosità dei dati e degli indicatori prodotti cogliamo la realtà di una regione dove le na-scite diminuiscono, dove sì i servizi sono in sofferenza per carenza di personale, dove la popolazione straniera incide pesantemente, dove però l’equità per le fasce più fragili risulta garantita, dove i servizi e l’assistenza offerti al travaglio e al parto sono di qualità assicurando il benessere del neonato e dove le indagini prenatali (discutiamo se eccessive o meno) sono garantite. E si potrebbe dire tanto altro ancora. Adesso il lavoro sta, dopo i ringraziamenti dovuti e voluti agli operatori del SSR e dell’Università, ai programmatori, ai politici, ai legislatori, che leggendo al di là dei numeri, devono interpretare il fenomeno delle nascite in Umbria, garantendo pur con i vincoli dettati dalle norme, la stessa appropriatezza, sicurezza efficienza che ci ha portato nel corso degli anni ad un innegabile alto livello di assistenza e di tutela per madre e bambino.

La sorveglianza delle gravidanze in Umbria. Analisi dei certificati di assistenza al parto e delle interruzioni volontarie di gravidanza - 2014

MINELLI, Liliana;CHIAVARINI, Manuela
2016

Abstract

Se il Sistema informativo sanitario umbro ha raggiunto punte di qualità riconosciute ai tavoli na-zionali, permettendo ad una Regione, pur piccola di dimensioni, di sostenere il confronto in termini di qualità e tempestività, con altre Regioni sicuramente più strutturate, è perché da anni abbiamo fatto nostro il superamento della pura e semplice, seppur importate, “rilevazione dati”, sostituendolo con quello di “produzione di informazioni”. I flussi informativi legati all’area materno infantile sono stati sicuramente tra i primi a compiere il salto, divenendo uno dei cardini della banca dati sanitaria a supporto della programmazione regionale. Senza la possibilità di quantificare e qualificare il sistema, facendo previsioni e ana-lizzandone le criticità, programmare non sarebbe possibile. Proprio nell’area materno infantile in questo periodo e con molta “sofferenza”, abbiamo avuto prova che i dati del SIS e tra questi quelli del CeDAP (Certificato di assistenza al parto), sottopo-sti a controlli di completezza, tempestività e qualità, sono un valido strumento per la definizione di modelli previsionali e indicatori finalizzati all’interpretazione di specifici fenomeni sanitari, e valido supporto per analisi quantitative orientate alla definizione di interventi di program-mazione sanitaria e organizzazione dei servizi (vedi la riconversione dei punti nascita nella no-stra regione). Se dalla rilevazione dati si riescono a produrre informazioni utili, non è solo perché le fonti in-formative si possono integrare garantendo quindi una completezza di informazioni pochi anni fa solo sperata, ma soprattutto perché tutti gli operatori ai vari livelli sono consapevoli del valore della singola attività che svolgono e che l’informazione generata ha ragione di sussistere solo se destinata per qualche scopo: si è creata cultura. Così anche nei nostri punti nascita i dati elementari vengono acquisiti nelle diverse Unità Operative e le informazioni dettagliate sono utilizzabili a livello operativo, mentre i dati sintetici sono utilizzati per la programmazione aziendale, regionale e per il monitoraggio ministeriale. Siamo ormai abituati a leggere ogni anno i risultati complessivi di questo lavoro quotidiano (non-sempre semplice perché incardinato in una attività assistenziale che per sua natura è “di urgenza” e frenetica), che con l’aiuto del Dipartimento di Medicina Sperimentale – Sezione di Igiene e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Perugia, vengono raccolti, elaborati e confrontati, ma ogni volta la nostra attenzione si focalizza su aspetti che per il periodo contingente risultano basilari. Sta qui il valore di questo rapporto che poggiamo sul tavolo dei programmatori regionali: grazie alla numerosità dei dati e degli indicatori prodotti cogliamo la realtà di una regione dove le na-scite diminuiscono, dove sì i servizi sono in sofferenza per carenza di personale, dove la popolazione straniera incide pesantemente, dove però l’equità per le fasce più fragili risulta garantita, dove i servizi e l’assistenza offerti al travaglio e al parto sono di qualità assicurando il benessere del neonato e dove le indagini prenatali (discutiamo se eccessive o meno) sono garantite. E si potrebbe dire tanto altro ancora. Adesso il lavoro sta, dopo i ringraziamenti dovuti e voluti agli operatori del SSR e dell’Università, ai programmatori, ai politici, ai legislatori, che leggendo al di là dei numeri, devono interpretare il fenomeno delle nascite in Umbria, garantendo pur con i vincoli dettati dalle norme, la stessa appropriatezza, sicurezza efficienza che ci ha portato nel corso degli anni ad un innegabile alto livello di assistenza e di tutela per madre e bambino.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1380204
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