La relazione rappresenta una sintesi di un più ampio lavoro di ricerca sugli aspetti innovativi delle imprese sociali umbre, ovvero sulla diffusione delle ICT (Information and Communication Technologies) tra le cooperative sociali ed i consorzi sociali della provincia di Perugia iscritti all’Albo regionale al fine di disporre di elementi di giudizio utili per la modernizzazione del settore e l’ottimizzazione della loro utilizzazione. Nel titolo della relazione risiede l’inedita chiave di lettura del fenomeno che, per la sua capacità di generare sul piano virtuale delle comunità di apprendimento “ad intelligenza distribuita”, viene interpretata come Net Economy (ovvero come Economia di Rete) e non semplicemente come New Economy (Nuova Economia), in linea con l’impostazione comunitaria del welfare regionale racchiusa nel Primo Piano Sociale Regionale. Nella prima parte della relazione viene esaminato il grado di informatizzazione ed il grado di utilizzazione delle ICT da parte delle cooperative sociali specialmente nelle modalità più interattive (posta elettronica, internet, siti web) rispettivamente analizzate per finalità, interlocutori principali coinvolti, tipologie di reti istituite. Si illustrano più in dettaglio le diverse caratteristiche ed i vantaggi attesi e conseguiti dai siti web, gli ostacoli che hanno impedito la loro adozione da parte di alcune cooperative sociali, il loro orientamento a colmare in futuro questo gap tecnologico, anche grazie all’aiuto delle istituzioni locali e di altri enti di sviluppo economico regionale ed al sostegno tecnico di figure (esterne o interne all’impresa). Nella seconda parte della relazione vengono invece esposte le risultanze di una valutazione, effettuata in base ad una metodologia sperimentale appositamente ideata per le cooperative sociali, dei siti web già esistenti delle cooperative di tipo A, di tipo B e dei consorzi, facendo un benchmarking dei siti all’interno di ciascun gruppo di cooperative e tra i due differenti gruppi, fornendo una rappresentazione grafica del loro stile comunicativo e formulando anche consigli per il loro restyling anche al fine della creazione di un portale. Per contestualizzare meglio la relazione nell’ambito della XXVI Conferenza dell’AISRE (Associazione Italiana Scienze Regionali), si sono sviluppate, rispetto alla ricerca da cui essa ha tratto origine, ulteriori riflessioni circa la presenza, non casuale, di cooperative sociali, dotate di siti web, ubicate in alcuni particolari Comuni dell’Umbria (Assisi, Città di Castello, Marsciano) e l’esistenza di distretti industriali nelle stesse località. La corrispondenza biunivoca tra distretti industriali e Terzo Settore, nelle sue varie componenti (anche imprenditoriali), è dovuta al fatto che l’esistenza di comunità locali “forti e coese” non solo costituisce il presupposto del mercato, ma favorisce, in via generale, lo sviluppo economico (sia esso votato esclusivamente al conseguimento del profitto o vocato al non profit). Là dove saranno più diffusi sentimenti di benevolenza o empatia tra persone, si può presumere infatti che anche il Terzo Settore (e con esso l’impresa sociale) avrà maggiori possibilità di affermazione, insieme ad uno sviluppo economico sicuramente più sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale quale è quello delle aree distrettuali. Dall’altro lato, il Terzo Settore costituisce di per sé un’infrastruttura sociale che, se significativamente presente in un’area, può irrobustire la già accentuata "civicness" dei territori in cui sono localizzati i distretti industriali, migliorandone, per via indiretta, la performance come se si trattasse di un’esternalità positiva. In aggiunta alla presenza fondativa e strategica del “capitale sociale”, distretti industriali e Terzo Settore hanno in comune il forte “radicamento territoriale”. Per i distretti industriali esso si traduce nell’irripetibile incastro delle peculiarità tecnico-organizzative con i dati socio-culturali dei luoghi in cui i processi produttivi si realizzano. Per il Terzo Settore il radicamento territoriale si sostanzia invece da un lato nel continuo monitoraggio, che dovrebbe sempre più avvenire anche mediante l’impiego delle ICT, della domanda di beni relazionali specifica di un dato territorio e dall’altro in un’organizzazione dei servizi rispondente ai bisogni sociali locali nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale e nel quadro della suddivisione delle responsabilità da esso prevista. "Capitale sociale" e "radicamento territoriale" non esauriscono dunque i punti di contatto tra distretti industriali e Terzo Settore. Entrambi sono accumunati anche dal connotato del “decentramento”. Nel caso dei distretti industriali il decentramento assume sempre più la veste di “gestione della conoscenza e dell’apprendimento in sistemi a intelligenza distribuita”. L’utilizzo delle ICT da parte delle imprese distrettuali può fungere da supporto alla nascita ed all’attività di nuove forme collettive di apprendimento: le comunità virtuali, che si affiancheranno ai tradizionali sistemi cognitivi decentrati basati sulle conoscenze esplicite e codificate e su quelle implicite ed informali. L’utilizzo delle ICT da parte del Terzo Settore, nel fornire nuove opportunità di comunicazione interattiva tra domanda ed offerta, dovrebbe a sua volta accentuare il carattere “decentrato” dei servizi non solo perchè essi, grazie all’affinamento delle tecniche di segmentazione del mercato, che consentirà di risalire in modo sempre più dettagliato al profilo del singolo utente (one to one marketing), diventeranno sempre più personalizzati, ma anche perché permetteranno un’attribuzione di maggiore capacità progettuale alla domanda. Questo sul versante del miglioramento del rapporto impresa sociale/mercato, ma le ICT dovrebbero attivare canali di scambio della conoscenza anche all’interno della cooperativa sociale, tra l’impresa e gli altri suoi partners privilegiati (altre imprese, fornitori, etc.), tra l’impresa e le istituzioni e/o le comunità locali, generando consistenti guadagni sempre in termini di potenziale innovativo su servizi e prodotti. La centralità del concetto di comunità sia per il distretto industriale che per il Terzo Settore, anche modernamente rivisitata, in entrambi gli ambiti, in chiave di “comunità virtuale”ispirata ad una "razionalità relazionale", deve far riflettere sulla crescente importanza della dimensione relazionale in economia sia a livello micro che meso che macro e sui limiti della razionalità strumentale neoclassica.

La Net Economy delle cooperative sociali della provincia di Perugia

GRASSELLI, Pierluigi Maria;MONTESI, Cristina
2005

Abstract

La relazione rappresenta una sintesi di un più ampio lavoro di ricerca sugli aspetti innovativi delle imprese sociali umbre, ovvero sulla diffusione delle ICT (Information and Communication Technologies) tra le cooperative sociali ed i consorzi sociali della provincia di Perugia iscritti all’Albo regionale al fine di disporre di elementi di giudizio utili per la modernizzazione del settore e l’ottimizzazione della loro utilizzazione. Nel titolo della relazione risiede l’inedita chiave di lettura del fenomeno che, per la sua capacità di generare sul piano virtuale delle comunità di apprendimento “ad intelligenza distribuita”, viene interpretata come Net Economy (ovvero come Economia di Rete) e non semplicemente come New Economy (Nuova Economia), in linea con l’impostazione comunitaria del welfare regionale racchiusa nel Primo Piano Sociale Regionale. Nella prima parte della relazione viene esaminato il grado di informatizzazione ed il grado di utilizzazione delle ICT da parte delle cooperative sociali specialmente nelle modalità più interattive (posta elettronica, internet, siti web) rispettivamente analizzate per finalità, interlocutori principali coinvolti, tipologie di reti istituite. Si illustrano più in dettaglio le diverse caratteristiche ed i vantaggi attesi e conseguiti dai siti web, gli ostacoli che hanno impedito la loro adozione da parte di alcune cooperative sociali, il loro orientamento a colmare in futuro questo gap tecnologico, anche grazie all’aiuto delle istituzioni locali e di altri enti di sviluppo economico regionale ed al sostegno tecnico di figure (esterne o interne all’impresa). Nella seconda parte della relazione vengono invece esposte le risultanze di una valutazione, effettuata in base ad una metodologia sperimentale appositamente ideata per le cooperative sociali, dei siti web già esistenti delle cooperative di tipo A, di tipo B e dei consorzi, facendo un benchmarking dei siti all’interno di ciascun gruppo di cooperative e tra i due differenti gruppi, fornendo una rappresentazione grafica del loro stile comunicativo e formulando anche consigli per il loro restyling anche al fine della creazione di un portale. Per contestualizzare meglio la relazione nell’ambito della XXVI Conferenza dell’AISRE (Associazione Italiana Scienze Regionali), si sono sviluppate, rispetto alla ricerca da cui essa ha tratto origine, ulteriori riflessioni circa la presenza, non casuale, di cooperative sociali, dotate di siti web, ubicate in alcuni particolari Comuni dell’Umbria (Assisi, Città di Castello, Marsciano) e l’esistenza di distretti industriali nelle stesse località. La corrispondenza biunivoca tra distretti industriali e Terzo Settore, nelle sue varie componenti (anche imprenditoriali), è dovuta al fatto che l’esistenza di comunità locali “forti e coese” non solo costituisce il presupposto del mercato, ma favorisce, in via generale, lo sviluppo economico (sia esso votato esclusivamente al conseguimento del profitto o vocato al non profit). Là dove saranno più diffusi sentimenti di benevolenza o empatia tra persone, si può presumere infatti che anche il Terzo Settore (e con esso l’impresa sociale) avrà maggiori possibilità di affermazione, insieme ad uno sviluppo economico sicuramente più sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale quale è quello delle aree distrettuali. Dall’altro lato, il Terzo Settore costituisce di per sé un’infrastruttura sociale che, se significativamente presente in un’area, può irrobustire la già accentuata "civicness" dei territori in cui sono localizzati i distretti industriali, migliorandone, per via indiretta, la performance come se si trattasse di un’esternalità positiva. In aggiunta alla presenza fondativa e strategica del “capitale sociale”, distretti industriali e Terzo Settore hanno in comune il forte “radicamento territoriale”. Per i distretti industriali esso si traduce nell’irripetibile incastro delle peculiarità tecnico-organizzative con i dati socio-culturali dei luoghi in cui i processi produttivi si realizzano. Per il Terzo Settore il radicamento territoriale si sostanzia invece da un lato nel continuo monitoraggio, che dovrebbe sempre più avvenire anche mediante l’impiego delle ICT, della domanda di beni relazionali specifica di un dato territorio e dall’altro in un’organizzazione dei servizi rispondente ai bisogni sociali locali nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale e nel quadro della suddivisione delle responsabilità da esso prevista. "Capitale sociale" e "radicamento territoriale" non esauriscono dunque i punti di contatto tra distretti industriali e Terzo Settore. Entrambi sono accumunati anche dal connotato del “decentramento”. Nel caso dei distretti industriali il decentramento assume sempre più la veste di “gestione della conoscenza e dell’apprendimento in sistemi a intelligenza distribuita”. L’utilizzo delle ICT da parte delle imprese distrettuali può fungere da supporto alla nascita ed all’attività di nuove forme collettive di apprendimento: le comunità virtuali, che si affiancheranno ai tradizionali sistemi cognitivi decentrati basati sulle conoscenze esplicite e codificate e su quelle implicite ed informali. L’utilizzo delle ICT da parte del Terzo Settore, nel fornire nuove opportunità di comunicazione interattiva tra domanda ed offerta, dovrebbe a sua volta accentuare il carattere “decentrato” dei servizi non solo perchè essi, grazie all’affinamento delle tecniche di segmentazione del mercato, che consentirà di risalire in modo sempre più dettagliato al profilo del singolo utente (one to one marketing), diventeranno sempre più personalizzati, ma anche perché permetteranno un’attribuzione di maggiore capacità progettuale alla domanda. Questo sul versante del miglioramento del rapporto impresa sociale/mercato, ma le ICT dovrebbero attivare canali di scambio della conoscenza anche all’interno della cooperativa sociale, tra l’impresa e gli altri suoi partners privilegiati (altre imprese, fornitori, etc.), tra l’impresa e le istituzioni e/o le comunità locali, generando consistenti guadagni sempre in termini di potenziale innovativo su servizi e prodotti. La centralità del concetto di comunità sia per il distretto industriale che per il Terzo Settore, anche modernamente rivisitata, in entrambi gli ambiti, in chiave di “comunità virtuale”ispirata ad una "razionalità relazionale", deve far riflettere sulla crescente importanza della dimensione relazionale in economia sia a livello micro che meso che macro e sui limiti della razionalità strumentale neoclassica.
2005
9788887788068
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