Il punto di partenza dei due studiosi è l’impennata straordinaria che ha conosciuto la depressione negli ultimi decenni nei paesi Occidentali e non solo. Piuttosto che cercare una risposta nella litania dell’angoscia dell’uomo postmoderno, tipica di sociologi alla moda come Zigmunt Bauman, i due studiosi puntano il dito sui criteri diagnostici legittimati e diffusi globalmente dal DSM. In altre parole, l’attuale epidemia di depressione e il correlato incremento dei consumi di psicofarmaci non sarebbero l’effetto di processi sociali disgregatori in agguato nella postmodernità e neanche l’esito di un’aumentata capacità diagnostica e d’intervento da parte della psichiatria contemporanea, quanto piuttosto la conseguenza dell’applicazione di criteri alquanto laschi nelle attuali pratiche diagnostiche psichiatriche. In particolare, il DSM e la psichiatria dominante sono incapaci di distinguere tra la tristezza, che è una risposta normale di fronte agli eventi stressanti della vita, e la depressione come disturbo mentale, che invece è una vera e propria malattia perché è slegata da eventi stressanti ed è riconducibile a disfunzioni interne.
Allan Horwitz, Jerome C. Wakefield, La perdita della tristezza. Come la psichiatria ha trasformato la tristezza in depressione, L’Asino d’oro, Roma, 2015
CANIGLIA, Enrico
2017
Abstract
Il punto di partenza dei due studiosi è l’impennata straordinaria che ha conosciuto la depressione negli ultimi decenni nei paesi Occidentali e non solo. Piuttosto che cercare una risposta nella litania dell’angoscia dell’uomo postmoderno, tipica di sociologi alla moda come Zigmunt Bauman, i due studiosi puntano il dito sui criteri diagnostici legittimati e diffusi globalmente dal DSM. In altre parole, l’attuale epidemia di depressione e il correlato incremento dei consumi di psicofarmaci non sarebbero l’effetto di processi sociali disgregatori in agguato nella postmodernità e neanche l’esito di un’aumentata capacità diagnostica e d’intervento da parte della psichiatria contemporanea, quanto piuttosto la conseguenza dell’applicazione di criteri alquanto laschi nelle attuali pratiche diagnostiche psichiatriche. In particolare, il DSM e la psichiatria dominante sono incapaci di distinguere tra la tristezza, che è una risposta normale di fronte agli eventi stressanti della vita, e la depressione come disturbo mentale, che invece è una vera e propria malattia perché è slegata da eventi stressanti ed è riconducibile a disfunzioni interne.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.