Coniato per la prima volta in Francia, il termine Belle Epoque rappresenta un’età di intense trasformazioni sociali in cui spensieratezza ed ésprit nouveau irrompono nella vita quotidiana come le ballerine di can can nel bel mezzo di uno spettacolo teatrale parigino. L’assenza di guerre europee e una sorta di benessere generalizzato, che invita gli uomini a godere maggiormente i piaceri del tempo libero, concorrono alla genesi di quest’era che accanto all’amusant sviluppa anche temi sociali di ampio respiro internazionale già nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. L’emancipazione femminile, il pacifismo, la satira politica, la questione ebraica, l’espansione del commercio, la modernizzazione, l’ampliamento delle relazioni internazionali, la neocolonizzazione e altro ancora, sono questioni che abbracciano circa mezzo secolo di storia europea e diventano centrali nella riflessione degli intellettuali che accolgono con entusiasmo le suggestioni del nuovo tempo. Ma la Belle Époque non è un assolo, seppur di pregevole effetto musicale, essa si configura in realtà come un concerto polifonico che raccoglie eredità inaspettate al di là dei confini francesi e mostra le sue poliedricità all’interno di vari Stati nazionali. Nel caso della Russia, tutto ciò è ancor più vero in quanto paese che ha un forte afflato culturale con la patria di Robespierre divenuta, dopo la parentesi napoleonica, la musa ispiratrice della società pietroburghese. Non solo la moda parigina, ma anche lo stile di vita condotto nella capitale francese stimola processi di emulazione all’interno della ristretta nobiltà russa che vive un periodo di euforica mondanità che si protrae fino ai primi anni del Novecento quando, a seguito della “prima” rivoluzione russa, il clima di terrore messo in atto dai gruppi anarchici insurrezionali spegne le luci sulle feste e sui piaceri delle serate salottiere. Gli attentati compiuti nei luoghi di aggregazione della Russia aristocratica, nei teatri, nelle ville nobiliari, creano un clima di tensione e paura tali che, la Belle Époque, nella terra degli zar, termina già alcuni anni prima rispetto al conflitto mondiale, come raccontano alcuni diplomatici dell’epoca. Ma la sua eco tarda a estinguersi nella vallata europea che continua a manifestare segni di profonda irrequietudine sociale fino allo “sparo” di Sarajevo che scuote la pace europea, già messa a dura prova dalle guerre balcaniche e da quella italo-turca.

La diplomazia imperiale al tempo della Belle Époque: Alois Aehrenthal e il sistema delle relazioni austro-russe nel periodo prebellico.

RANDAZZO, Francesco
2015

Abstract

Coniato per la prima volta in Francia, il termine Belle Epoque rappresenta un’età di intense trasformazioni sociali in cui spensieratezza ed ésprit nouveau irrompono nella vita quotidiana come le ballerine di can can nel bel mezzo di uno spettacolo teatrale parigino. L’assenza di guerre europee e una sorta di benessere generalizzato, che invita gli uomini a godere maggiormente i piaceri del tempo libero, concorrono alla genesi di quest’era che accanto all’amusant sviluppa anche temi sociali di ampio respiro internazionale già nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. L’emancipazione femminile, il pacifismo, la satira politica, la questione ebraica, l’espansione del commercio, la modernizzazione, l’ampliamento delle relazioni internazionali, la neocolonizzazione e altro ancora, sono questioni che abbracciano circa mezzo secolo di storia europea e diventano centrali nella riflessione degli intellettuali che accolgono con entusiasmo le suggestioni del nuovo tempo. Ma la Belle Époque non è un assolo, seppur di pregevole effetto musicale, essa si configura in realtà come un concerto polifonico che raccoglie eredità inaspettate al di là dei confini francesi e mostra le sue poliedricità all’interno di vari Stati nazionali. Nel caso della Russia, tutto ciò è ancor più vero in quanto paese che ha un forte afflato culturale con la patria di Robespierre divenuta, dopo la parentesi napoleonica, la musa ispiratrice della società pietroburghese. Non solo la moda parigina, ma anche lo stile di vita condotto nella capitale francese stimola processi di emulazione all’interno della ristretta nobiltà russa che vive un periodo di euforica mondanità che si protrae fino ai primi anni del Novecento quando, a seguito della “prima” rivoluzione russa, il clima di terrore messo in atto dai gruppi anarchici insurrezionali spegne le luci sulle feste e sui piaceri delle serate salottiere. Gli attentati compiuti nei luoghi di aggregazione della Russia aristocratica, nei teatri, nelle ville nobiliari, creano un clima di tensione e paura tali che, la Belle Époque, nella terra degli zar, termina già alcuni anni prima rispetto al conflitto mondiale, come raccontano alcuni diplomatici dell’epoca. Ma la sua eco tarda a estinguersi nella vallata europea che continua a manifestare segni di profonda irrequietudine sociale fino allo “sparo” di Sarajevo che scuote la pace europea, già messa a dura prova dalle guerre balcaniche e da quella italo-turca.
2015
978-88-67353-88-0
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1410536
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact