Il saggio costituisce il testo principale del catalogo che correda l'ampia mostra curata dalla stessa autrice e organizzata dal Comune di Perugia per ricordare il pittore e scultore Romeo Mancini in occasione del centenario della nascita. Sulla scorta di un'attenta analisi delle fonti e delle carte d'archivio, lo studio, di cui sono parte integrante i testi introduttivi alle otto sezioni tematiche del catalogo, propone un'organica rilettura dell'attività dell'artista, approfondendone il ruolo non solo nel contesto locale - in particolare, nel vivace clima culturale che nella Perugia di Aldo Capitini profitta di un aperto e libero confronto tra artisti e intellettuali (tra cui Lionello Venturi, Bruno Zevi e Walter Binni) - ma anche nelle più ampie dinamiche del dibattito artistico e politico nell'Italia del secondo dopoguerra. Profondamente partecipe di quel senso etico e politico del fare arte che matura negli anni della ricostruzione, Mancini aggiorna presto il suo linguaggio sulla lezione dei maestri francesi, da Cézanne ai neocubisti, approfonditi anche grazie a un viaggio in Francia, in una serrata ricerca condotta insieme ai vecchi compagni di scuola, Leoncillo ed Enzo Rossi, con i quali nel 1950 si ritrova a Roma nell’effervescente laboratorio di Villa Massimo. Qui, vicino anche a Guttuso e Mazzacurati, si schiera con i Realisti e inizia a dedicarsi alla rappresentazione dei temi del lavoro, convinto che «le vere ragioni dell’arte e della cultura si trovano dove c’è la vita e la lotta per conquistarla». La vicenda di Mancini, che dal 1957 occuperà la cattedra di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Perugia (di cui poi sarà anche direttore), è paradigmatica dell'impegno con cui molti artisti militanti della Sinistra perseguirono gli obiettivi di apertura, democratizzazione e funzione sociale dell'arte in uno dei momenti cruciali della storia italiana.

L’âge d’or di Romeo Mancini

Petrillo, Stefania
2017

Abstract

Il saggio costituisce il testo principale del catalogo che correda l'ampia mostra curata dalla stessa autrice e organizzata dal Comune di Perugia per ricordare il pittore e scultore Romeo Mancini in occasione del centenario della nascita. Sulla scorta di un'attenta analisi delle fonti e delle carte d'archivio, lo studio, di cui sono parte integrante i testi introduttivi alle otto sezioni tematiche del catalogo, propone un'organica rilettura dell'attività dell'artista, approfondendone il ruolo non solo nel contesto locale - in particolare, nel vivace clima culturale che nella Perugia di Aldo Capitini profitta di un aperto e libero confronto tra artisti e intellettuali (tra cui Lionello Venturi, Bruno Zevi e Walter Binni) - ma anche nelle più ampie dinamiche del dibattito artistico e politico nell'Italia del secondo dopoguerra. Profondamente partecipe di quel senso etico e politico del fare arte che matura negli anni della ricostruzione, Mancini aggiorna presto il suo linguaggio sulla lezione dei maestri francesi, da Cézanne ai neocubisti, approfonditi anche grazie a un viaggio in Francia, in una serrata ricerca condotta insieme ai vecchi compagni di scuola, Leoncillo ed Enzo Rossi, con i quali nel 1950 si ritrova a Roma nell’effervescente laboratorio di Villa Massimo. Qui, vicino anche a Guttuso e Mazzacurati, si schiera con i Realisti e inizia a dedicarsi alla rappresentazione dei temi del lavoro, convinto che «le vere ragioni dell’arte e della cultura si trovano dove c’è la vita e la lotta per conquistarla». La vicenda di Mancini, che dal 1957 occuperà la cattedra di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Perugia (di cui poi sarà anche direttore), è paradigmatica dell'impegno con cui molti artisti militanti della Sinistra perseguirono gli obiettivi di apertura, democratizzazione e funzione sociale dell'arte in uno dei momenti cruciali della storia italiana.
2017
978-88-89298-68-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1421876
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