Al pari della libertà personale, la libertà di associazione è pietra angolare delle società democratiche avendo accompagnato, lungo le varie epoche, nel corso dei secoli, sotto diversi regimi e sistemi politici, tanto la nascita e lo sviluppo delle potenzialità relazionali dell’individuo quanto il grado di maturazione democratica di un ordinamento. Per queste ragioni, storicamente, ha avuto una vita complessa; sebbene, a partire dal secondo dopoguerra, dopo l’esperienza dei totalitarismi, la libertà di associazione sia divenuta patrimonio comune del costituzionalismo che rinasceva e, oggi, sia cardine e parametro principale di tutte le Carte e le Dichiarazioni internazionali dei diritti, oltre che elemento qualificante anche dell’agire di molti soggetti internazionali. Tuttavia, la crisi generalizzata del sistema rappresentativo nelle nostre democrazie e del valore stesso del pluralismo in sé - che tocca oggi addirittura alcuni dei Paesi dell’Unione europea - ha indebolito progressivamente anche i tradizionali soggetti e gli strumenti dell’associarsi. Si può rispondere a questo problema anche dando valore rinnovato alla libertà di associazione, a maggior ragione in una nuova dimensione europea, tramite il metodo e le tecniche del diritto comparato? Questa è la domanda di fondo che sottende questo studio che, articolato in quattro capitoli, mira da un lato a rintracciare ed evidenziare gli elementi utili per far emergere un filo conduttore comune europeo dell’associarsi per come è stato concepito e realizzato, a livello costituzionale, negli ordinamenti europei e nella stessa Unione, tenendo in conto pure dell’esperienza statunitense, posta a confronto. E, dall’altro, a valorizzare le linee di tendenza evidenziate verso un modello comune europeo.

La libertà di associazione in prospettiva comparata. L'esperienza costituzionale europea.

Clementi, Francesco
2018

Abstract

Al pari della libertà personale, la libertà di associazione è pietra angolare delle società democratiche avendo accompagnato, lungo le varie epoche, nel corso dei secoli, sotto diversi regimi e sistemi politici, tanto la nascita e lo sviluppo delle potenzialità relazionali dell’individuo quanto il grado di maturazione democratica di un ordinamento. Per queste ragioni, storicamente, ha avuto una vita complessa; sebbene, a partire dal secondo dopoguerra, dopo l’esperienza dei totalitarismi, la libertà di associazione sia divenuta patrimonio comune del costituzionalismo che rinasceva e, oggi, sia cardine e parametro principale di tutte le Carte e le Dichiarazioni internazionali dei diritti, oltre che elemento qualificante anche dell’agire di molti soggetti internazionali. Tuttavia, la crisi generalizzata del sistema rappresentativo nelle nostre democrazie e del valore stesso del pluralismo in sé - che tocca oggi addirittura alcuni dei Paesi dell’Unione europea - ha indebolito progressivamente anche i tradizionali soggetti e gli strumenti dell’associarsi. Si può rispondere a questo problema anche dando valore rinnovato alla libertà di associazione, a maggior ragione in una nuova dimensione europea, tramite il metodo e le tecniche del diritto comparato? Questa è la domanda di fondo che sottende questo studio che, articolato in quattro capitoli, mira da un lato a rintracciare ed evidenziare gli elementi utili per far emergere un filo conduttore comune europeo dell’associarsi per come è stato concepito e realizzato, a livello costituzionale, negli ordinamenti europei e nella stessa Unione, tenendo in conto pure dell’esperienza statunitense, posta a confronto. E, dall’altro, a valorizzare le linee di tendenza evidenziate verso un modello comune europeo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1429576
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