Il primo romanzo di Virginia Woolf sembra presentarsi come il percorso iniziatico della protagonista, una ragazza di ventiquattro anni, da una condizione quasi puerile di immaturità, inettitudine e totale inesperienza della vita ad una graduale presa di coscienza di sé, dei suoi desideri e del suo ruolo di donna. La maturazione di Rachel, personaggio dai tratti parzialmente autobiografici, avviene durante il viaggio che la porta da Londra ad un paese dell’America meridionale, di modo che i due percorsi, quello psicologico e quello geografico, si sovrappongano e si intreccino fino a coincidere. La narrazione parrebbe quindi svilupparsi configurandosi come un tradizionale Bildungsroman, finché, negli ultimi capitoli, l’evoluzione formativa della protagonista viene interrotta bruscamente e imprevedibilmente dalla malattia (una febbre contratta durante un’escursione nella giungla) e poi dalla morte. Inoltre, man mano che il racconto ci porta dalle grandi distese oceaniche alla regione in cui Rachel e i suoi zii approdano, ci rendiamo conto che i luoghi di cui si parla, nonostante qualche riferimento specifico -- come quelli al Rio delle Amazzoni e alla foresta pluviale -- non corrispondono ad una realtà geografica, ma sono in grandissima parte immaginari. Né romanzo di formazione né romanzo di viaggio, quindi, The Voyage Out colloca la vicenda di Rachel in un altrove tanto più estremo in quanto irreale, un non-luogo in cui si proiettano gli spazi mentali e i conflitti psicologici della protagonista e del narratore. Particolarmente interessante è il fatto che questo paese immaginario collimi approssimativamente con la parte settentrionale dell’America latina, una zona che potrebbe essere la fascia costiera o del Venezuela, o della Guyana britannica, o del Brasile a nord della foce del Rio delle Amazzoni, un’area che il romanzo identifica come storicamente legata alla colonizzazione spagnola e inglese. Anche se i cenni storici sono imprecisi e fantastici quanto quelli geografici, molto evidente è il legame della vicenda individuale di Rachel con i temi dell’imperialismo: il rapporto io-Altro, il confronto fra colonia a madrepatria, i motivi della lontananza, della differenza, della contaminazione, della meraviglia, del nesso inscindibile fra fascino esotico e minaccia, avventura e pericolo, Eden e morte. Evidente è anche la correlazione con Heart of Darkness, mentre probabile è l’influenza della narrativa di viaggio a cominciare da Humboldt, fino a Darwin e ai narratori vittoriani. La figura di Rachel e la funzione che ha la musica nella sua maturazione risentono invece moltissimo di A Room With a View, di cui il romanzo di Woolf sembra, a tratti, una sorta di riscrittura che accentua i toni della tragedia rispetto a quelli della commedia. Del resto, anche in Foster i temi dell’altrove e dei rapporti con l’Altro rivestono un ruolo di primo piano.

L’altrove immaginario in "The Voyage Out".

Francesca Montesperelli
2020

Abstract

Il primo romanzo di Virginia Woolf sembra presentarsi come il percorso iniziatico della protagonista, una ragazza di ventiquattro anni, da una condizione quasi puerile di immaturità, inettitudine e totale inesperienza della vita ad una graduale presa di coscienza di sé, dei suoi desideri e del suo ruolo di donna. La maturazione di Rachel, personaggio dai tratti parzialmente autobiografici, avviene durante il viaggio che la porta da Londra ad un paese dell’America meridionale, di modo che i due percorsi, quello psicologico e quello geografico, si sovrappongano e si intreccino fino a coincidere. La narrazione parrebbe quindi svilupparsi configurandosi come un tradizionale Bildungsroman, finché, negli ultimi capitoli, l’evoluzione formativa della protagonista viene interrotta bruscamente e imprevedibilmente dalla malattia (una febbre contratta durante un’escursione nella giungla) e poi dalla morte. Inoltre, man mano che il racconto ci porta dalle grandi distese oceaniche alla regione in cui Rachel e i suoi zii approdano, ci rendiamo conto che i luoghi di cui si parla, nonostante qualche riferimento specifico -- come quelli al Rio delle Amazzoni e alla foresta pluviale -- non corrispondono ad una realtà geografica, ma sono in grandissima parte immaginari. Né romanzo di formazione né romanzo di viaggio, quindi, The Voyage Out colloca la vicenda di Rachel in un altrove tanto più estremo in quanto irreale, un non-luogo in cui si proiettano gli spazi mentali e i conflitti psicologici della protagonista e del narratore. Particolarmente interessante è il fatto che questo paese immaginario collimi approssimativamente con la parte settentrionale dell’America latina, una zona che potrebbe essere la fascia costiera o del Venezuela, o della Guyana britannica, o del Brasile a nord della foce del Rio delle Amazzoni, un’area che il romanzo identifica come storicamente legata alla colonizzazione spagnola e inglese. Anche se i cenni storici sono imprecisi e fantastici quanto quelli geografici, molto evidente è il legame della vicenda individuale di Rachel con i temi dell’imperialismo: il rapporto io-Altro, il confronto fra colonia a madrepatria, i motivi della lontananza, della differenza, della contaminazione, della meraviglia, del nesso inscindibile fra fascino esotico e minaccia, avventura e pericolo, Eden e morte. Evidente è anche la correlazione con Heart of Darkness, mentre probabile è l’influenza della narrativa di viaggio a cominciare da Humboldt, fino a Darwin e ai narratori vittoriani. La figura di Rachel e la funzione che ha la musica nella sua maturazione risentono invece moltissimo di A Room With a View, di cui il romanzo di Woolf sembra, a tratti, una sorta di riscrittura che accentua i toni della tragedia rispetto a quelli della commedia. Del resto, anche in Foster i temi dell’altrove e dei rapporti con l’Altro rivestono un ruolo di primo piano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1435660
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