Nel saggio si è tentato di dimostrare che la spiritualità teresiana può con entrare in sinergia con l’Economia Civile per tre sue caratteristiche: umanesimo, realismo, inabitazione. I beni relazionali (amore, amicizia) giocano un ruolo centrale nell'umanesimo che caratterizza la spiritualità di Santa Teresa di Gesù così come sono strategici nella Economia Civile, essendo il sostrato del "capitale sociale" che, nelle sue varie forme, è indispensabile per il buon funzionamento delle società e dei mercati. Il realismo di Teresa implica che contemplazione ed azione non possano essere separate. Ecco perché Teresa, parallelamente ad essere una maestra di orazione, è divenuta una “manager illuminata” ed una riformatrice sociale, alla stregua di un esponente dell’Economia Civile. Infine l’aspirazione ad una vita ascetica e mistica, correlata all’inabitazione della mistica teresiana, fornisce indicazioni comportamentali utili a gestire le fragilità umane non solo per intraprendere il cammino di perfezione, ma anche per superare, nella stessa ottica adottata dall’Economia Civile, la crisi economica con un ritorno, in entrambi i percorsi, all’applicazione dell’etica delle virtù per il governo del comportamento umano (sia spirituale che economico). Nel saggio, in cui è stato gettato un ponte tra Economia Civile e mistica, è stato anche trattato il ruolo che la spiritualità (principio “mariano”), nella sua continua dialettica di pungolamento e di rinnovamento della religione (principio “petrino”), può giocare non solo sul versante teologico e morale, ma anche in campo sociale ed economico. Questo implica concepire i “carismi” (ovvero “i grandi doni dello spirito” elargiti gratuitamente sia a religiosi che a laici) come una forza intangibile che innova la Chiesa e le sue organizzazioni, ma anche la società e l’economia. In questa cornice interpretativa si inscrive la capacità di santa Teresa di Gesù, spirito grande del cristianesimo, di aver apportato, grazie alla sua “fede di lotta”, tipicamente ispanica, un cambiamento radicale nella Chiesa con la creazione dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e la fondazione dei relativi monasteri, la cui governance aveva un marcato connotato di genere. Teresa è stata infatti una "manager illuminata" fondando, in tutta la Spagna, nell’arco di soli venti anni ben diciassette monasteri femminili e due maschili e redigendo una nuova Regola che, in aggiunta a recuperare il rigore di quella primitiva con benefici risvolti dal punto di vista spirituale, era valida per una gestione efficiente, anche dal punto di vista economico, dei suoi monasteri. Le sue gesta manageriali sono ancora più esemplari dato il pesante vincolo costituito dall’essere donna a quel tempo che sospingeva il genere femminile verso due sole alternative di vita: o il matrimonio o la vita religiosa (ambito in cui era comunque precluso alle donne sia lo studio della teologia che l’apostolato). I cammini che, da monaca “inquieta e vagabonda”, Teresa fa materialmente corrispondono a quelli spirituali che, più simbolicamente, teorizza nella sua opera "Il Cammino di Perfezione". I suoi viaggi effettuati per compiere da donna un’impresa straordinaria (il fondare dei monasteri riformati con caratteristiche spirituali distintive e con un imprinting di genere) con la stessa pazzia eroica di Don Chisciotte, sono un emblema di emancipazione e di libertà femminile, in tempi in cui una donna che si avviava audacemente lungo strade sperdute ed impervie, in balìa delle intemperie, era veramente un’eccezione nel panorama sociale. Il diario scritto da Teresa delle sue peregrinazioni, oltrechè sul piano storico, è importante sul piano simbolico: riscatta l’immobilità femminile (non solo spaziale, ma anche sociale), controbilancia l’esasperato nomadismo maschile, afferma il diritto al movimento per le donne (ancora oggi non così scontato nell’insicurezza delle città moderne). Di Teresa ci colpisce l’amore per la libertà femminile, la grandezza dei suoi inscindibili desideri (quello di voler intraprendere un cammino di perfezione spirituale e quello di voler fondare un nuovo Ordine monastico che agevolasse tale evoluzione), la capacità di averli realizzati (essendo riuscita concretamente a fondare tanti monasteri plasmando, secondo una misura femminile, il loro contesto spirituale ed organizzativo), la capacità di raccontare le sue imprese con una sorprendente freschezza e modernità di stile (vedi la parte del "Libro della Vita", dal capitolo 32 al capitolo 36, dedicata all’avventurosa apertura del suo primo monastero, quello di San Giuseppe ad Avila, ed il "Libro delle Fondazioni", ove Teresa narra il resto delle sue rocambolesche fondazioni).

Teresa “economista civile”

Montesi C.
2017

Abstract

Nel saggio si è tentato di dimostrare che la spiritualità teresiana può con entrare in sinergia con l’Economia Civile per tre sue caratteristiche: umanesimo, realismo, inabitazione. I beni relazionali (amore, amicizia) giocano un ruolo centrale nell'umanesimo che caratterizza la spiritualità di Santa Teresa di Gesù così come sono strategici nella Economia Civile, essendo il sostrato del "capitale sociale" che, nelle sue varie forme, è indispensabile per il buon funzionamento delle società e dei mercati. Il realismo di Teresa implica che contemplazione ed azione non possano essere separate. Ecco perché Teresa, parallelamente ad essere una maestra di orazione, è divenuta una “manager illuminata” ed una riformatrice sociale, alla stregua di un esponente dell’Economia Civile. Infine l’aspirazione ad una vita ascetica e mistica, correlata all’inabitazione della mistica teresiana, fornisce indicazioni comportamentali utili a gestire le fragilità umane non solo per intraprendere il cammino di perfezione, ma anche per superare, nella stessa ottica adottata dall’Economia Civile, la crisi economica con un ritorno, in entrambi i percorsi, all’applicazione dell’etica delle virtù per il governo del comportamento umano (sia spirituale che economico). Nel saggio, in cui è stato gettato un ponte tra Economia Civile e mistica, è stato anche trattato il ruolo che la spiritualità (principio “mariano”), nella sua continua dialettica di pungolamento e di rinnovamento della religione (principio “petrino”), può giocare non solo sul versante teologico e morale, ma anche in campo sociale ed economico. Questo implica concepire i “carismi” (ovvero “i grandi doni dello spirito” elargiti gratuitamente sia a religiosi che a laici) come una forza intangibile che innova la Chiesa e le sue organizzazioni, ma anche la società e l’economia. In questa cornice interpretativa si inscrive la capacità di santa Teresa di Gesù, spirito grande del cristianesimo, di aver apportato, grazie alla sua “fede di lotta”, tipicamente ispanica, un cambiamento radicale nella Chiesa con la creazione dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e la fondazione dei relativi monasteri, la cui governance aveva un marcato connotato di genere. Teresa è stata infatti una "manager illuminata" fondando, in tutta la Spagna, nell’arco di soli venti anni ben diciassette monasteri femminili e due maschili e redigendo una nuova Regola che, in aggiunta a recuperare il rigore di quella primitiva con benefici risvolti dal punto di vista spirituale, era valida per una gestione efficiente, anche dal punto di vista economico, dei suoi monasteri. Le sue gesta manageriali sono ancora più esemplari dato il pesante vincolo costituito dall’essere donna a quel tempo che sospingeva il genere femminile verso due sole alternative di vita: o il matrimonio o la vita religiosa (ambito in cui era comunque precluso alle donne sia lo studio della teologia che l’apostolato). I cammini che, da monaca “inquieta e vagabonda”, Teresa fa materialmente corrispondono a quelli spirituali che, più simbolicamente, teorizza nella sua opera "Il Cammino di Perfezione". I suoi viaggi effettuati per compiere da donna un’impresa straordinaria (il fondare dei monasteri riformati con caratteristiche spirituali distintive e con un imprinting di genere) con la stessa pazzia eroica di Don Chisciotte, sono un emblema di emancipazione e di libertà femminile, in tempi in cui una donna che si avviava audacemente lungo strade sperdute ed impervie, in balìa delle intemperie, era veramente un’eccezione nel panorama sociale. Il diario scritto da Teresa delle sue peregrinazioni, oltrechè sul piano storico, è importante sul piano simbolico: riscatta l’immobilità femminile (non solo spaziale, ma anche sociale), controbilancia l’esasperato nomadismo maschile, afferma il diritto al movimento per le donne (ancora oggi non così scontato nell’insicurezza delle città moderne). Di Teresa ci colpisce l’amore per la libertà femminile, la grandezza dei suoi inscindibili desideri (quello di voler intraprendere un cammino di perfezione spirituale e quello di voler fondare un nuovo Ordine monastico che agevolasse tale evoluzione), la capacità di averli realizzati (essendo riuscita concretamente a fondare tanti monasteri plasmando, secondo una misura femminile, il loro contesto spirituale ed organizzativo), la capacità di raccontare le sue imprese con una sorprendente freschezza e modernità di stile (vedi la parte del "Libro della Vita", dal capitolo 32 al capitolo 36, dedicata all’avventurosa apertura del suo primo monastero, quello di San Giuseppe ad Avila, ed il "Libro delle Fondazioni", ove Teresa narra il resto delle sue rocambolesche fondazioni).
2017
978-88-722-9649-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1436529
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