Porsi il problema del rapporto tra cura ed emozioni equivale a chiedersi cosa possa muovere la cura. Tuttavia, come è evidente, quest’ultima non ha un unico volto. Esistono diverse forme di cura, che scaturiscono da differenti fonti emotive. Il “prendersi cura di” è un movimento di apertura dell’io all’altro. In quanto tale può essere pensato solo nell’orizzonte dell’ex-sistere e non della mera vita. Partendo dalla cura (Sorge) quale disposizione esistenziale propria dell’uomo in quanto essere-nel-mondo e condizione di ogni specifica forma di cura, si punta l’attenzione sulle fonti emotive correlate a tre modalità fondamentali dell’apertura estatica che connota l’esistenza: la tensione verso lo scopo, la ricerca del significato e la domanda di senso. Prendendo le distanze dall'enorme sviluppo – per certi versi pervasivo - delle pratiche di cura che si pongono sul terreno della vita, della sua conservazione e del suo potenziamento, la cura viene considerata come una pratica che si pone nell'orizzonte dell'apertura esistenziale al significato e al senso. In conclusione ci si sofferma sulla condivisione quale tratto essenziale della cura intesa come un atteggiamento etico e non solo come una disposizione esistenziale. La condivisione è una condizione essenziale affinché la cura non trasformi la vulnerabilità dell’altro in dipendenza annichilente e salvaguardi quindi la sua autonomia. Emergono allora tutti i limiti di un’etica della cura fondata solo sul dovere. L’etica della cura non può limitarsi a pensare la cura nell'orizzonte della prassi, ma deve pensarla anche in quello della spiritualità. Il prendersi cura dell’altro in un senso etico non è solo un’azione, ma anche una disposizione interiore, non è solo un fare, ma è anche un sentire nel profondo di sé ed è la capacità di trasmettere all’altro ciò che è al fondo di sé. La cura come atteggiamento etico ha come proprio terreno la spiritualità.

Esistenza, cura ed emozioni

vincenzo sorrentino
2018

Abstract

Porsi il problema del rapporto tra cura ed emozioni equivale a chiedersi cosa possa muovere la cura. Tuttavia, come è evidente, quest’ultima non ha un unico volto. Esistono diverse forme di cura, che scaturiscono da differenti fonti emotive. Il “prendersi cura di” è un movimento di apertura dell’io all’altro. In quanto tale può essere pensato solo nell’orizzonte dell’ex-sistere e non della mera vita. Partendo dalla cura (Sorge) quale disposizione esistenziale propria dell’uomo in quanto essere-nel-mondo e condizione di ogni specifica forma di cura, si punta l’attenzione sulle fonti emotive correlate a tre modalità fondamentali dell’apertura estatica che connota l’esistenza: la tensione verso lo scopo, la ricerca del significato e la domanda di senso. Prendendo le distanze dall'enorme sviluppo – per certi versi pervasivo - delle pratiche di cura che si pongono sul terreno della vita, della sua conservazione e del suo potenziamento, la cura viene considerata come una pratica che si pone nell'orizzonte dell'apertura esistenziale al significato e al senso. In conclusione ci si sofferma sulla condivisione quale tratto essenziale della cura intesa come un atteggiamento etico e non solo come una disposizione esistenziale. La condivisione è una condizione essenziale affinché la cura non trasformi la vulnerabilità dell’altro in dipendenza annichilente e salvaguardi quindi la sua autonomia. Emergono allora tutti i limiti di un’etica della cura fondata solo sul dovere. L’etica della cura non può limitarsi a pensare la cura nell'orizzonte della prassi, ma deve pensarla anche in quello della spiritualità. Il prendersi cura dell’altro in un senso etico non è solo un’azione, ma anche una disposizione interiore, non è solo un fare, ma è anche un sentire nel profondo di sé ed è la capacità di trasmettere all’altro ciò che è al fondo di sé. La cura come atteggiamento etico ha come proprio terreno la spiritualità.
2018
978-88-15-27939-2
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1438128
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact