Aarathi Prasad, è genetista e ricercatrice all’Imperial College di Londra. In questo testo, ci porta all’interno delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) : le tecniche si sono ampliate e moltiplicate, contemplando qualunque procedura in cui l’ovulo, gli spermatozoi o gli embrioni vengano manipolati. Oggi circa una coppia su sei, nel mondo occidentale, ha bisogno di assistenza medica per motivi di infertilità o perché ha difficoltà a concepire. Le PMA prevedono forme di ovulazione indotte per la donna, attraverso l’assunzione di ormoni che stimolano a maturare più ovuli, o l’inseminazione intrauterina (IUI), che consiste nel trattare in laboratorio il liquido seminale, così da scegliere gli spermatozoi attivi, e poi depositarli nell’utero, vicino al punto in cui l’ovulo si sta preparando a essere fecondato. È evidente che la procreazione è sempre più separata dalla sessualità. Tali tecniche non sono neutre, poiché comportano sofferenze per le donne che vi si sottopongono, non solo per l’uso di anestesie per raccogliere gli ovuli o per inserire gli embrioni, ma anche perché la stimolazione ovarica provoca l’addensamento del sangue e può causare il collasso degli organi.Questioni bioetiche e antropologiche si sommano e si intrecciano, guardando alle prospettive di una sessualità senza procreazione (contraccettivi), di una procreazione senza sessualità (PMA), di uteri artificiali senza madri. Lo sviluppo dell’eugenetica può portare alla scelta di fare figli a tavolino, controllando malattie genetiche e scegliendo preferenze sull’aspetto fisico. Il tema della medicalizzazione della riproduzione è discusso in più ambiti, dall’antropologia medica in primis, per l’impatto che la biomedicina ha avuto sulle medicine tradizionali, ma anche dalle studiose di genere, che vi vedono nuove forme di oppressione sociale sulle donne. Alla base delle tecniche di procreazione medicalmente assistita vi è infatti l’idea di un corpo femminile oggettivato, naturalizzato, luogo di sperimentazione medica, un corpo pensato e concepito dalla società come luogo cardine della riproduzione della specie, senza tenere in conto la soggettività femminile.
Prasad Aarathi, Storia naturale del concepimento. Come la scienza può cambiare le regole del sesso, Torino, Bollati Boringhieri, 2014.
Fiorella Giacalone
2018
Abstract
Aarathi Prasad, è genetista e ricercatrice all’Imperial College di Londra. In questo testo, ci porta all’interno delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) : le tecniche si sono ampliate e moltiplicate, contemplando qualunque procedura in cui l’ovulo, gli spermatozoi o gli embrioni vengano manipolati. Oggi circa una coppia su sei, nel mondo occidentale, ha bisogno di assistenza medica per motivi di infertilità o perché ha difficoltà a concepire. Le PMA prevedono forme di ovulazione indotte per la donna, attraverso l’assunzione di ormoni che stimolano a maturare più ovuli, o l’inseminazione intrauterina (IUI), che consiste nel trattare in laboratorio il liquido seminale, così da scegliere gli spermatozoi attivi, e poi depositarli nell’utero, vicino al punto in cui l’ovulo si sta preparando a essere fecondato. È evidente che la procreazione è sempre più separata dalla sessualità. Tali tecniche non sono neutre, poiché comportano sofferenze per le donne che vi si sottopongono, non solo per l’uso di anestesie per raccogliere gli ovuli o per inserire gli embrioni, ma anche perché la stimolazione ovarica provoca l’addensamento del sangue e può causare il collasso degli organi.Questioni bioetiche e antropologiche si sommano e si intrecciano, guardando alle prospettive di una sessualità senza procreazione (contraccettivi), di una procreazione senza sessualità (PMA), di uteri artificiali senza madri. Lo sviluppo dell’eugenetica può portare alla scelta di fare figli a tavolino, controllando malattie genetiche e scegliendo preferenze sull’aspetto fisico. Il tema della medicalizzazione della riproduzione è discusso in più ambiti, dall’antropologia medica in primis, per l’impatto che la biomedicina ha avuto sulle medicine tradizionali, ma anche dalle studiose di genere, che vi vedono nuove forme di oppressione sociale sulle donne. Alla base delle tecniche di procreazione medicalmente assistita vi è infatti l’idea di un corpo femminile oggettivato, naturalizzato, luogo di sperimentazione medica, un corpo pensato e concepito dalla società come luogo cardine della riproduzione della specie, senza tenere in conto la soggettività femminile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.