Il codice di comportamento aristocratico di età arcaica considerava l’ospitalità un vero e proprio vincolo, un valore fondante i rapporti tra le famiglie nobili che vivevano in gruppi e città diverse. Lo xenos (che in greco significava sia “straniero” sia “ospite”) era sacro perché protetto dagli dei, in particolare Zeus, e la sua accoglienza era obbligatoria. In epoca successiva, tuttavia, le città non fecero proprie questo codice. Gli stranieri rap- presentavano spesso un problema e si cercò in ogni modo di difendere i diritti dei nativi e il principio di autoctonia, escludendo quanti non fossero stati cittadini originari. Quello che faticava a parlare il greco o che parlava una lingua non comprensibile, il barbaro, anche se pagava le tasse e lavorava in città, restava comunque al di fuori di molti diritti. Pericle stabilì addirittura che fosse cittadino a tutti gli effetti solo chi fosse nato da entrambi i genitori ateniesi. L’epoca ellenistica, dopo Alessandro Magno, prefigurò invece un mondo molto più dinamico e cosmopolita, riducendo notevolmente il controllo sui diritti di cittadinanza. Roma, infine, aprì gli orizzonti cercando di inglobare al suo interno in maniera più inclusiva possibile anche quanti non erano nati nei propri confini, anche se ciò comportò guerre di conquista. Romolo, il fondatore, aveva istituito la pratica dell’asylum, un luogo in cui gli aspiranti cittadini romani, provenienti da altre comunità, sia liberi, sia schiavi, potessero essere accolti e integrati senza subire violenze.

ESCLUSIONE, INCLUSIONE (E PESTILENZE) TRA ATENE E ROMA

Donato Loscalzo
2018

Abstract

Il codice di comportamento aristocratico di età arcaica considerava l’ospitalità un vero e proprio vincolo, un valore fondante i rapporti tra le famiglie nobili che vivevano in gruppi e città diverse. Lo xenos (che in greco significava sia “straniero” sia “ospite”) era sacro perché protetto dagli dei, in particolare Zeus, e la sua accoglienza era obbligatoria. In epoca successiva, tuttavia, le città non fecero proprie questo codice. Gli stranieri rap- presentavano spesso un problema e si cercò in ogni modo di difendere i diritti dei nativi e il principio di autoctonia, escludendo quanti non fossero stati cittadini originari. Quello che faticava a parlare il greco o che parlava una lingua non comprensibile, il barbaro, anche se pagava le tasse e lavorava in città, restava comunque al di fuori di molti diritti. Pericle stabilì addirittura che fosse cittadino a tutti gli effetti solo chi fosse nato da entrambi i genitori ateniesi. L’epoca ellenistica, dopo Alessandro Magno, prefigurò invece un mondo molto più dinamico e cosmopolita, riducendo notevolmente il controllo sui diritti di cittadinanza. Roma, infine, aprì gli orizzonti cercando di inglobare al suo interno in maniera più inclusiva possibile anche quanti non erano nati nei propri confini, anche se ciò comportò guerre di conquista. Romolo, il fondatore, aveva istituito la pratica dell’asylum, un luogo in cui gli aspiranti cittadini romani, provenienti da altre comunità, sia liberi, sia schiavi, potessero essere accolti e integrati senza subire violenze.
2018
978-88-557-0627-8
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