Il paradigma antropologico dell’homo oeconomicus, alla base del filone neoclassico della scienza economica, è stato dipinto con determinate caratteristiche (ovvero come un agente razionale, apparentemente avulso da qualsiasi emozione, individualista, egoista). Alla luce delle critiche dell’economista (premio Nobel) Amartya Sen che ha ribattezzato l’homo oeconomicus come “lo sciocco razionale” e “l’idiota sociale” il presente contributo intende analizzare quali sono state le conseguenze (positive e negative) in campo epistemologico della scelta antropologica dell’homo oeconomicus che ha paradossalmente fatto convivere un iper-razionalismo con le “passioni/emozioni tristi” acquisitive; passare in rassegna le critiche formulabili, da vari punti prospettici e da nuove discipline, a questo archetipo; capire i possibili guadagni collegati all’“intelligenza delle emozioni”, ovvero alla comprensione, invocata dalla filosofa Martha Nussbaum, del ruolo che le emozioni giocano nel guidare molti comportamenti (economici e non) umani per una loro più corretta interpretazione e governo; illustrare alcune idee alternative a quella del soggetto economico neoclassico presenti nella storia del pensiero economico, con particolare attenzione a quelle, meno riduzioniste, formulate nell’Illuminismo scozzese (Adam Smith) e napoletano (Antonio Genovesi); evidenziare la strategicità per il raggiungimento di uno sviluppo umano integrale e sostenibile del passaggio dall’homo oeconomicus all’homo reciprocans, il paradigma antropologico alla base dell’Economia Civile, che può essere agevolato dalla “saggezza delle emozioni”, ovvero dal recupero, non solo in campo economico, dell’importanza dei “beni relazionali”, già messa in luce da Aristotele, che sono saldamente ancorati alle emozioni, alle passioni “comunitarie” ed alle virtù cooperative.
La saggezza delle emozioni
C. Montesi
2019
Abstract
Il paradigma antropologico dell’homo oeconomicus, alla base del filone neoclassico della scienza economica, è stato dipinto con determinate caratteristiche (ovvero come un agente razionale, apparentemente avulso da qualsiasi emozione, individualista, egoista). Alla luce delle critiche dell’economista (premio Nobel) Amartya Sen che ha ribattezzato l’homo oeconomicus come “lo sciocco razionale” e “l’idiota sociale” il presente contributo intende analizzare quali sono state le conseguenze (positive e negative) in campo epistemologico della scelta antropologica dell’homo oeconomicus che ha paradossalmente fatto convivere un iper-razionalismo con le “passioni/emozioni tristi” acquisitive; passare in rassegna le critiche formulabili, da vari punti prospettici e da nuove discipline, a questo archetipo; capire i possibili guadagni collegati all’“intelligenza delle emozioni”, ovvero alla comprensione, invocata dalla filosofa Martha Nussbaum, del ruolo che le emozioni giocano nel guidare molti comportamenti (economici e non) umani per una loro più corretta interpretazione e governo; illustrare alcune idee alternative a quella del soggetto economico neoclassico presenti nella storia del pensiero economico, con particolare attenzione a quelle, meno riduzioniste, formulate nell’Illuminismo scozzese (Adam Smith) e napoletano (Antonio Genovesi); evidenziare la strategicità per il raggiungimento di uno sviluppo umano integrale e sostenibile del passaggio dall’homo oeconomicus all’homo reciprocans, il paradigma antropologico alla base dell’Economia Civile, che può essere agevolato dalla “saggezza delle emozioni”, ovvero dal recupero, non solo in campo economico, dell’importanza dei “beni relazionali”, già messa in luce da Aristotele, che sono saldamente ancorati alle emozioni, alle passioni “comunitarie” ed alle virtù cooperative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.