Innovazione e sviluppo rappresentano, nelle economie avanzate, un binomio inscindibile; nei sistemi produttivi all’avanguardia si assiste a una costante evoluzione del rapporto tra base manifatturiera, in progressiva riduzione, e peso crescente delle industrie e dei servizi a forte connotazione innovativa, soprattutto se collegate a centri di produzione della ricerca scientifica. L’affermarsi di questo modello di sviluppo ha reso evidente come la capacità competitiva dei sistemi economici è strettamente connessa agli apparati e alle strutture di ricerca pubbliche (Università ed Enti pubblici di ricerca), che vedono enfatizzato il compito di contribuire fattivamente a un processo di crescita sostenibile, grazie al trasferimento dei risultati della ricerca e alla possibilità di applicare alle iniziative economiche il patrimonio delle conoscenze prodotte.Con più di 4 mila istituzioni, oltre 17 milioni di studenti e circa mezzo milione di ricercatori, le università europee esprimono un enorme potenziale che richiede azioni di sostegno e stimolo aggiuntive affinché l’Unione europea si avvii realmente a diventare l’area economica più dinamica e progredita del mondo. Negli ultimi due decenni le Regioni italiane hanno elaborato spesso strategie e momenti concertativi o consultivi con imprese (o associazioni di imprese), Enti pubblici di ricerca, università, centri di ricerca privati, società finanziarie, ma solo negli ultimi anni hanno potuto effettivamente sperimentare, seppure nel contesto della programmazione cofinanziata dalla Ue, anche strumenti di intervento parzialmente innovativi. Gli orientamenti in tema di innovazione elaborati dall’Unione europea richiedono, oggi, il passaggio da obiettivi di adeguamento interno tra paesi membri, a politiche capaci di favorire e rendere possibile per le imprese europee la competizione al di fuori dei confini dell’Unione. In questa situazione la struttura industriale esistente potrebbe divenire un vincolo per la scelta, e per l’efficacia, degli strumenti di intervento delle Regioni, piuttosto che spingere a utilizzare misure e strumenti utili a risolvere le criticità esistenti.

La ricerca, l'università e l'innovazione

NADOTTI L.
2019

Abstract

Innovazione e sviluppo rappresentano, nelle economie avanzate, un binomio inscindibile; nei sistemi produttivi all’avanguardia si assiste a una costante evoluzione del rapporto tra base manifatturiera, in progressiva riduzione, e peso crescente delle industrie e dei servizi a forte connotazione innovativa, soprattutto se collegate a centri di produzione della ricerca scientifica. L’affermarsi di questo modello di sviluppo ha reso evidente come la capacità competitiva dei sistemi economici è strettamente connessa agli apparati e alle strutture di ricerca pubbliche (Università ed Enti pubblici di ricerca), che vedono enfatizzato il compito di contribuire fattivamente a un processo di crescita sostenibile, grazie al trasferimento dei risultati della ricerca e alla possibilità di applicare alle iniziative economiche il patrimonio delle conoscenze prodotte.Con più di 4 mila istituzioni, oltre 17 milioni di studenti e circa mezzo milione di ricercatori, le università europee esprimono un enorme potenziale che richiede azioni di sostegno e stimolo aggiuntive affinché l’Unione europea si avvii realmente a diventare l’area economica più dinamica e progredita del mondo. Negli ultimi due decenni le Regioni italiane hanno elaborato spesso strategie e momenti concertativi o consultivi con imprese (o associazioni di imprese), Enti pubblici di ricerca, università, centri di ricerca privati, società finanziarie, ma solo negli ultimi anni hanno potuto effettivamente sperimentare, seppure nel contesto della programmazione cofinanziata dalla Ue, anche strumenti di intervento parzialmente innovativi. Gli orientamenti in tema di innovazione elaborati dall’Unione europea richiedono, oggi, il passaggio da obiettivi di adeguamento interno tra paesi membri, a politiche capaci di favorire e rendere possibile per le imprese europee la competizione al di fuori dei confini dell’Unione. In questa situazione la struttura industriale esistente potrebbe divenire un vincolo per la scelta, e per l’efficacia, degli strumenti di intervento delle Regioni, piuttosto che spingere a utilizzare misure e strumenti utili a risolvere le criticità esistenti.
2019
978-88-317-8468-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1453851
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