È stato più volte affermato come la cifra caratteristica della nostra epoca sia l’interconnessione e la condivisione di dati attraverso la rete e i social network, tanto da parlare spesso di “società della condivisione”. Eppure, nonostante l’inedita pervasività di tali mezzi di comunicazione, l’esistenza sembra paradossalmente sempre più caratterizzata da relazioni inautentiche e dal tentativo di evitare una reale compromissione con l’altro in nome della tutela della propria autonomia. Le radici di questa prospettiva “relazionale-solipsistica” affondano nella modernità filosofica, in quanto momento di affermazione di una soggettività indipendente, tanto sul piano conoscitivo quanto su quello etico. Tornando a riflettere alle origini di tale svolta antropologica, l’articolo propone due vie di ripensamento dello stesso tema: la prima a partire dal Cartesio letto da Alain e Simone Weil; la seconda dall’interpretazione e dalla critica mossa da Martha Nussbaum allo stoicismo. Entrambe le prospettive riflettono sulle origini e le criticità del “rifiuto” moderno dell’intersoggettività, indicando nella ferita rappresentata dall’incontro con l’altro (al centro anche del ripensamento dell’economia civile proposto da Luigino Bruni) lo spazio indispensabile per una crescita e definizione armonica dell’identità personale, nonché per la realizzazione del desiderio più alto dell’essere umano.
Ferita e incontro dell'altro: i desideri e l'incondizionato
Marianelli
2020
Abstract
È stato più volte affermato come la cifra caratteristica della nostra epoca sia l’interconnessione e la condivisione di dati attraverso la rete e i social network, tanto da parlare spesso di “società della condivisione”. Eppure, nonostante l’inedita pervasività di tali mezzi di comunicazione, l’esistenza sembra paradossalmente sempre più caratterizzata da relazioni inautentiche e dal tentativo di evitare una reale compromissione con l’altro in nome della tutela della propria autonomia. Le radici di questa prospettiva “relazionale-solipsistica” affondano nella modernità filosofica, in quanto momento di affermazione di una soggettività indipendente, tanto sul piano conoscitivo quanto su quello etico. Tornando a riflettere alle origini di tale svolta antropologica, l’articolo propone due vie di ripensamento dello stesso tema: la prima a partire dal Cartesio letto da Alain e Simone Weil; la seconda dall’interpretazione e dalla critica mossa da Martha Nussbaum allo stoicismo. Entrambe le prospettive riflettono sulle origini e le criticità del “rifiuto” moderno dell’intersoggettività, indicando nella ferita rappresentata dall’incontro con l’altro (al centro anche del ripensamento dell’economia civile proposto da Luigino Bruni) lo spazio indispensabile per una crescita e definizione armonica dell’identità personale, nonché per la realizzazione del desiderio più alto dell’essere umano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.