Il libro "Italian-Soviet Relations from 1943-1946: From Moscow to Rome" esplora il complesso ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Unione Sovietica dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Un aspetto interessante è come la diplomazia italiana, sotto i governi Badoglio e Bonomi, cercò disperatamente il supporto sovietico per alleggerire le dure condizioni dell'armistizio di Cassibile e migliorare la propria posizione internazionale. L'originalità del libro emerge nell'analisi della diffidenza reciproca che caratterizzò questi rapporti: l'Italia era percepita dall'URSS come incerta nella sua volontà di combattere il nazifascismo, mentre l'Italia temeva l'ingerenza sovietica e la sua politica punitiva. La questione dei prigionieri di guerra italiani in URSS divenne un punto di attrito, con i sovietici che rifiutavano di fornire liste complete, adducendo la mancanza di reciprocità da parte italiana durante il regime fascista. L'autore approfondisce anche l'impatto della politica estera di Stalin, che, orientata a indebolire il blocco capitalista e ad affermare la propria egemonia post-bellica, mostrò scarso interesse per le richieste italiane, concentrandosi piuttosto sulle questioni polacche e jugoslave. Interessante è l'intuizione dell'ambasciatore Pietro Quaroni, figura chiave nella narrazione, che suggeriva all'Italia una politica equidistante dalle grandi potenze per negoziare al meglio il proprio destino e superare la percezione di debolezza post-fascista.
Italian-Soviet relations from 1943-1946. From Moscow to Rome
Francesco Randazzo
2019
Abstract
Il libro "Italian-Soviet Relations from 1943-1946: From Moscow to Rome" esplora il complesso ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Unione Sovietica dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Un aspetto interessante è come la diplomazia italiana, sotto i governi Badoglio e Bonomi, cercò disperatamente il supporto sovietico per alleggerire le dure condizioni dell'armistizio di Cassibile e migliorare la propria posizione internazionale. L'originalità del libro emerge nell'analisi della diffidenza reciproca che caratterizzò questi rapporti: l'Italia era percepita dall'URSS come incerta nella sua volontà di combattere il nazifascismo, mentre l'Italia temeva l'ingerenza sovietica e la sua politica punitiva. La questione dei prigionieri di guerra italiani in URSS divenne un punto di attrito, con i sovietici che rifiutavano di fornire liste complete, adducendo la mancanza di reciprocità da parte italiana durante il regime fascista. L'autore approfondisce anche l'impatto della politica estera di Stalin, che, orientata a indebolire il blocco capitalista e ad affermare la propria egemonia post-bellica, mostrò scarso interesse per le richieste italiane, concentrandosi piuttosto sulle questioni polacche e jugoslave. Interessante è l'intuizione dell'ambasciatore Pietro Quaroni, figura chiave nella narrazione, che suggeriva all'Italia una politica equidistante dalle grandi potenze per negoziare al meglio il proprio destino e superare la percezione di debolezza post-fascista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


