Si può essere sudditi in democrazia? Questa è la domanda con la quale inizio, da sempre, i miei corsi universitari, le conferenze e gli incontri nelle scuole dove vengo invitato a dibattere di educazione, cittadinanza, democrazia, etica pubblica. Questa è la domanda da cui prende le mosse la riflessione che intendo condividere in questa sede. Il titolo della presente premessa richiama un'esigenza forte personalmente manifestata già alla fine degli anni Novanta: ridefinire e ripensare la cittadinanza e, di conseguenza, ridefinire e ripensare gli stessi concetti di libertà e responsabilità che, da sempre, costituiscono la relazione dialettica complessa su cui la democrazia si fonda: si tratta, infatti, di concetti e categorie multidimensionali da ri-leggersi, a mio avviso, sempre in chiave relazionale, dal momento che presuppongono il Noi e non l’Io. Un’urgenza di ridefinizione e ripensamento delle stesse categorie concettuali fondamentali, che si manifesta in maniera ancor più evidente nella società asimmetrica e dell’auto-normatività del mercato: una fase di transizione accelerata, complessa e caotica che, nel ridisegnare variabili e loro relazione sistemica, territori e scenari della prassi sociale e della vita pubblica, ha prodotto “dialettiche aperte” e, soprattutto, nuove regole d’ingaggio della cittadinanza . Siamo nel mezzo di una fase di mutamento in cui globalizzazione e connettività complessa sono di fatto divenute “condizioni empiriche” del sistema-mondo
Si può essere sudditi in democrazia?
Piero DominiciWriting – Original Draft Preparation
2019
Abstract
Si può essere sudditi in democrazia? Questa è la domanda con la quale inizio, da sempre, i miei corsi universitari, le conferenze e gli incontri nelle scuole dove vengo invitato a dibattere di educazione, cittadinanza, democrazia, etica pubblica. Questa è la domanda da cui prende le mosse la riflessione che intendo condividere in questa sede. Il titolo della presente premessa richiama un'esigenza forte personalmente manifestata già alla fine degli anni Novanta: ridefinire e ripensare la cittadinanza e, di conseguenza, ridefinire e ripensare gli stessi concetti di libertà e responsabilità che, da sempre, costituiscono la relazione dialettica complessa su cui la democrazia si fonda: si tratta, infatti, di concetti e categorie multidimensionali da ri-leggersi, a mio avviso, sempre in chiave relazionale, dal momento che presuppongono il Noi e non l’Io. Un’urgenza di ridefinizione e ripensamento delle stesse categorie concettuali fondamentali, che si manifesta in maniera ancor più evidente nella società asimmetrica e dell’auto-normatività del mercato: una fase di transizione accelerata, complessa e caotica che, nel ridisegnare variabili e loro relazione sistemica, territori e scenari della prassi sociale e della vita pubblica, ha prodotto “dialettiche aperte” e, soprattutto, nuove regole d’ingaggio della cittadinanza . Siamo nel mezzo di una fase di mutamento in cui globalizzazione e connettività complessa sono di fatto divenute “condizioni empiriche” del sistema-mondoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.