Moderno (dal latino tardo modernus) deriva dall’avverbio modernus e indica l’«ora», appartiene o si riferisce a tempi più vicini a noi e modernità, come categoria storiografica, dal punto di vista sociologico viene a indicare quell’«epoca storica che risulta da profondi processi di trasformazione della società feudale e che vede [...] l’emergere della nuova classe borghese»1 e che ha luogo successivamente alle due grandi rivoluzioni scientifiche del Settecento (quella industriale e la Rivoluzione francese); filosoficamente, secondo la nota formula kantiana, indica l’uscita da una sorta di «stato di minorità della ragione» e l’affermazione di uno spiri- to critico, libero da pregiudizi e autorità: è certamente «promessa universalistica di emancipazione che traduce filosoficamente le aspirazioni egualitarie della Rivoluzione del 1789», ma è anche forte attestazione di un nuovo modello di «fede» nell’uomo e nella possibilità che autonomamente, da sé soltanto, egli può mettere in atto un processo di liberazione. Questa nuova idea di «fede» del moderno trae origine da un atteggiamento nei confronti dell’altro che risulta pienamente compren- sibile riflettendo proprio attorno al termine generosità e alla variazione di significato che esso assume in tale contesto di cambiamenti.
INTERSOGGETTIVITÀ E VIE DELL’ONTOLOGIA. GENEROSITÀ E RICONOSCIMENTO DELL’ALTRO: LA «TRADIZIONE CARTESIANA» DA ALAIN A SIMONE WEIL.
Marianelli
2019
Abstract
Moderno (dal latino tardo modernus) deriva dall’avverbio modernus e indica l’«ora», appartiene o si riferisce a tempi più vicini a noi e modernità, come categoria storiografica, dal punto di vista sociologico viene a indicare quell’«epoca storica che risulta da profondi processi di trasformazione della società feudale e che vede [...] l’emergere della nuova classe borghese»1 e che ha luogo successivamente alle due grandi rivoluzioni scientifiche del Settecento (quella industriale e la Rivoluzione francese); filosoficamente, secondo la nota formula kantiana, indica l’uscita da una sorta di «stato di minorità della ragione» e l’affermazione di uno spiri- to critico, libero da pregiudizi e autorità: è certamente «promessa universalistica di emancipazione che traduce filosoficamente le aspirazioni egualitarie della Rivoluzione del 1789», ma è anche forte attestazione di un nuovo modello di «fede» nell’uomo e nella possibilità che autonomamente, da sé soltanto, egli può mettere in atto un processo di liberazione. Questa nuova idea di «fede» del moderno trae origine da un atteggiamento nei confronti dell’altro che risulta pienamente compren- sibile riflettendo proprio attorno al termine generosità e alla variazione di significato che esso assume in tale contesto di cambiamenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.