Nel saggio è stato analizzato, sulla base della documentazione dei fondi dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’operato di alcuni esponenti della diplomazia italiana che durante le ultime fasi della guerra e le trattative di pace di Parigi si occuparono della questione turca. La richiesta di una zona di influenza nella provincia di Adalia, formulata nel Patto di Londra anche se apparentemente molto lontana dagli interessi del Paese, era stata concepita già da San Giuliano in contrapposizione alle molteplici richieste delle altre potenze nel Vicino e Medio Oriente e per bilanciare nel Mediterraneo i contraccolpi che sarebbero derivati dall’apertura del passaggio negli Stretti concesso anche alla Russia. Tale lungimirante disegno, sviluppato poi da Sonnino, giustificava inoltre la richiesta sull’Anatolia meridionale nell’ottica di creare un’ampia testa di ponte che, legata all’Italia dalle Isole dell’Egeo, avrebbe potuto controbilanciare la nuova potenza degli Slavi del Sud nei Balcani e i loro desideri di sbocchi nell’Adriatico in seguito allo smembramento dell’Impero ottomano. Ma l’assegnazione di Smirne, fatta dai commissari inglesi e francesi, alla Grecia che l’aveva rivendicata sostenendo la prevalenza greca degli abitanti, fu, com’è noto, in contrasto con le attribuzioni territoriali precisate negli accordi di San Giovanni di Moriana. Sonnino prima, poi Sforza nominato Alto Commissario a Costantinopoli ed altri brillanti diplomatici contariniani, tra i quali De Martino e Galli, affrontarono dunque la questione turca nella linea tracciata da San Giuliano, rappresentando una generazione di diplomatici di estrazione liberal-nazionale che si adoperò per realizzare un disegno nazionale di ampio respiro mediterraneo attraverso la creazione di un’intesa pacifica con il Califfato e contemporaneamente con le forze kemaliste.
La diplomazia italiana e la questione turca alla conferenza di Versailles
SOMMELLA, VALENTINA
2020
Abstract
Nel saggio è stato analizzato, sulla base della documentazione dei fondi dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’operato di alcuni esponenti della diplomazia italiana che durante le ultime fasi della guerra e le trattative di pace di Parigi si occuparono della questione turca. La richiesta di una zona di influenza nella provincia di Adalia, formulata nel Patto di Londra anche se apparentemente molto lontana dagli interessi del Paese, era stata concepita già da San Giuliano in contrapposizione alle molteplici richieste delle altre potenze nel Vicino e Medio Oriente e per bilanciare nel Mediterraneo i contraccolpi che sarebbero derivati dall’apertura del passaggio negli Stretti concesso anche alla Russia. Tale lungimirante disegno, sviluppato poi da Sonnino, giustificava inoltre la richiesta sull’Anatolia meridionale nell’ottica di creare un’ampia testa di ponte che, legata all’Italia dalle Isole dell’Egeo, avrebbe potuto controbilanciare la nuova potenza degli Slavi del Sud nei Balcani e i loro desideri di sbocchi nell’Adriatico in seguito allo smembramento dell’Impero ottomano. Ma l’assegnazione di Smirne, fatta dai commissari inglesi e francesi, alla Grecia che l’aveva rivendicata sostenendo la prevalenza greca degli abitanti, fu, com’è noto, in contrasto con le attribuzioni territoriali precisate negli accordi di San Giovanni di Moriana. Sonnino prima, poi Sforza nominato Alto Commissario a Costantinopoli ed altri brillanti diplomatici contariniani, tra i quali De Martino e Galli, affrontarono dunque la questione turca nella linea tracciata da San Giuliano, rappresentando una generazione di diplomatici di estrazione liberal-nazionale che si adoperò per realizzare un disegno nazionale di ampio respiro mediterraneo attraverso la creazione di un’intesa pacifica con il Califfato e contemporaneamente con le forze kemaliste.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.