Il libro nasce dall’esigenza di dare una visione diacronica del fenomeno linguistico ispanoamericano che inizia con la conquista dell’America da parte della Spagna; fenomeno che darà origine non solo al contatto fra lo spagnolo e le lingue amerindie, ma anche tra le lingue europee, africane ed asiatiche. La ricostruzione storica del periodo che va dalla conquista fino ai giorni nostri ci permette di visualizzare le lingue di contatto che sono nate dall’incontro a volte forzato, come è successo per gli schiavi africani; a volte favorito con l’inganno, come nel caso dei contrattati asiatici; a volte ambito e desiderato, come nel caso dell’immigrazione europea degli ultimi due secoli. Le lingue di contatto con lo spagnolo sono affrontate, quindi, dal punto di vista diacronico, diastratico e diatopico. Non solo un approccio linguistico, ma essenzialmente sociolinguistico e antropologico per dare voce a quelle vite senza nome che sono passate nei secoli nello stesso territorio; un territorio spesso ostile, spaventoso e altre volte cercato, anelato. Tante vite hanno calpestato quel suolo, ma come dice il canto d’inizio: ho i piedi coperti di polvere straniera, ma sopra di me non è straniero il cielo, e riconosco la lingua del vento.

La lingua del vento

Capponi
2020

Abstract

Il libro nasce dall’esigenza di dare una visione diacronica del fenomeno linguistico ispanoamericano che inizia con la conquista dell’America da parte della Spagna; fenomeno che darà origine non solo al contatto fra lo spagnolo e le lingue amerindie, ma anche tra le lingue europee, africane ed asiatiche. La ricostruzione storica del periodo che va dalla conquista fino ai giorni nostri ci permette di visualizzare le lingue di contatto che sono nate dall’incontro a volte forzato, come è successo per gli schiavi africani; a volte favorito con l’inganno, come nel caso dei contrattati asiatici; a volte ambito e desiderato, come nel caso dell’immigrazione europea degli ultimi due secoli. Le lingue di contatto con lo spagnolo sono affrontate, quindi, dal punto di vista diacronico, diastratico e diatopico. Non solo un approccio linguistico, ma essenzialmente sociolinguistico e antropologico per dare voce a quelle vite senza nome che sono passate nei secoli nello stesso territorio; un territorio spesso ostile, spaventoso e altre volte cercato, anelato. Tante vite hanno calpestato quel suolo, ma come dice il canto d’inizio: ho i piedi coperti di polvere straniera, ma sopra di me non è straniero il cielo, e riconosco la lingua del vento.
2020
9788893921923
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11391/1473613
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